Italianieuropei 2/2020
Italianieuropei 2/2020

In questo numero

“Il volto disumano della globalizzazione". Intervista a Lula

Degli esiti sociali contraddittori della globalizzazione, delle ragioni e degli effetti dell'aumento delle diseguaglianze a livello globale e nelle singole economie nazionali, dell'avanzata della destra tanto in America Latina quanto negli Stati Uniti e in Europa abbiamo parlato con l'ex presidente brasiliano Luiz Inácio "Lula" da Silva.

Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Estremamente rilevanti sono i cambiamenti e le evoluzioni politiche e sociali che stanno interessando l'arco di paesi che dall'Iran si estende attraverso il Medio Oriente lungo tutta la costa settentrionale dell'Africa. Trovano qui spazio le riflessioni sulle pressioni interne ed esterne sull'Iran, sui delicati equilibri della vicenda siriana, sul grande gioco delle potenze nell'area, sulla nuova assertività dell'Arabia Saudita, sulla crisi libica, sugli sviluppi politico-sociali in quei paesi, come Libano e Tunisia, ritenuti tra i più stabili della regione. 

il Sommario

gli Articoli

“Il volto disumano della globalizzazione”. Intervista a Lula

di Maura Pisciarelli
Luiz Inácio da Silva, detto Lula, impegnato sin da giovanissimo nell’attività politica e sindacale, è stato tra i fondatori, nel 1980, del partito progressista brasiliano PT-Partido dos trabalhadores. Presidente del Brasile dal 2003 al 2010, ha promosso un significativo programma di riforme economiche e sociali che ha permesso al paese di fare enormi passi avanti e di portare fuori dalla povertà milioni di brasiliani. In politica estera ha rilanciato il ruolo regionale e globale del paese intensificandone l’azione nei forum multilaterali.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Mezzelune crescenti e calanti. Mutamenti di equilibri dal Medio Oriente al Nord Africa

di Renzo Guolo
L’attacco americano all’Iran, con l’eliminazione mirata del generale Soleimani, vero artefice della proiezione strategica esterna di Teheran, ha posto il gruppo dirigente della Repubblica Islamica davanti a una drammatica scelta: rispondere con la guerra a un atto di guerra o salvare la faccia, e lo stesso regime, con una rappresaglia poco più che simbolica. La scelta è stata, ovviamente, la seconda. Nonostante sia rappresentata come potenza ideologica, l’Iran ha sempre improntato la sua politica estera al realismo politico.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Iran e Vicino Oriente: rompicapo regionale e grandi potenze

di Alberto Bradanini
La nozione di complessità consiglia cautela davanti agli accadimenti che si dipanano nella regione denominata Medio Oriente, alla quale associamo solitamente i paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mare Nostrum. Come altrove, anche in Medio Oriente i fattori identitari sono costituiti dalla lingua, l’etnia, il colore della pelle, la religione (questa a sua volta suddivisa in sottofamiglie), che interagiscono in forma diversa a seconda di tempi e luoghi.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

La restaurazione militare in Egitto tra dinamiche religiose e islamismo

di Massimo Campanini
Il 3 luglio 2013 al Cairo un colpo di Stato militare guidato dal generale ‘Abd al-Fattah al-Sisi poneva fine alla “primavera” egiziana defenestrando il presidente civile legittimamente eletto, il fratello musulmano Muhammad Mursi. La repressione di cui fu vittima la Fratellanza Musulmana fu durissima: a prescindere dalla cronaca dei quotidiani, comunicazioni personali con testimoni degli scontri avvenuti attorno alla moschea di Rabia al-Adhawiyya riferiscono della violenza inusitata dispiegata dall’esercito in quei giorni.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Brevi note sulla questione siriana

di Fernando D’Aniello

Il conflitto siriano, giunto al suo nono anno, è al centro di innumerevoli studi e dibattiti. In effetti, gli equilibri in Siria non sono decisivi solo per il futuro del paese ma riflettono dinamiche regionali e internazionali, facendo del paese un punto di crisi geopolitico, magnete per un crescente numero di potenze straniere, come dimostra l’impegno russo (Mosca vede da sempre in Damasco un alleato imprescindibile per la propria politica nel Medio Oriente, sin dai tempi dell’Unione Sovietica), iraniano e turco.

Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

La Turchia tra neottomanesimo e islamonazionalismo

di Francesca Piazza
Il 2023, primo centenario della nascita della Repubblica di Turchia oltre che scadenza elettorale per la terza elezione diretta del presidente della Repubblica, è il prossimo traguardo al quale guarda la vicenda politica e personale dell’attuale capo dello Stato e dell’esecutivo turco, Recep Tayyip Erdoğan. Dopo la sigla, avvenuta il 24 luglio 1923, del Trattato di Losanna, che definì i confini della Turchia moderna, all’esito di un percorso di vittorie militari e di riforme costituzionali, il “padre dei turchi” Mustafa Kemal Ataturk proclamava pochi mesi più tardi la nascita della Repubblica di Turchia.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

La rivoluzione identitaria ed elitaria di Mohammed bin Salman in Arabia Saudita

di Eleonora Ardemagni
L’Arabia Saudita vive una rivoluzione identitaria dagli esiti incerti. Una rivoluzione dall’alto, che si lega inestricabilmente al destino del suo demiurgo, il trentaquattrenne principe ereditario nonché ministro della Difesa Mohammed bin Salman Al-Saud (MbS per molti media internazionali). Tale impeto rivoluzionario si abbatte sui rapporti interni alla dinastia reale e all’establishment saudita, sulla struttura economico-sociale-culturale del regno, sulla politica estera e di difesa di Riyad. Insomma, è la stessa identità dell’Arabia Saudita – come l’abbiamo fin qui conosciuta e studiata – a essere al centro di un vorticoso divenire.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Dopo il piano Trump: il tramonto dei “due Stati”

di Umberto de Giovannangeli
2 marzo 2020. Israele va al voto per la terza volta in nemmeno un anno. Vota per “King Bibi”. E seppellisce ogni speranza di pace con i palestinesi. «Una disfatta per lo Stato di diritto» e «un giorno nero per chi cercava di mettersi alle spalle l’incubo degli anni di Netanyahu al potere, caratterizzati da istigazione, divisione e razzismo». È un fatto che stavolta il premier non fosse solo sospettato, ma ormai incriminato per corruzione e altri reati in tre diversi casi; che milioni di persone abbiano continuato a votarlo appare dunque come «un voto di sfiducia al sistema giudiziario, alla polizia e al Procuratore generale» che hanno braccato per anni “Re Bibi”, fino a costringerlo al processo in programma il 17 marzo.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Libano: il consociativismo neoliberale alla prova dei fatti

di Rosita Di Peri
Il 17 ottobre 2019 il governo libanese guidato da Saad Hariri, figlio dell’ex primo ministro Rafiq assassinato il 14 febbraio 2005, presentava la nuova legge finanziaria che includeva una tassa sulle telefonate effettuate tramite internet. Ribattezzata dai media “tassa WhatsApp”, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: un ennesimo fardello che sarebbe pesato sulle tasche già impoverite dei libanesi.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Libia, una crisi a più livelli

di Arturo Varvelli
Nonostante gli sforzi diplomatici degli ultimi mesi da parte degli europei e della Germania in particolare, l’attuale confronto militare in Libia sembra destinato a non risolversi nel breve periodo. L’attacco alla capitale libica il 4 aprile 2019 da parte del Libyan National Army (LNA) di Khalifa Haftar non ha sortito l’effetto sperato, ossia quello di una rapida presa di Tripoli. In tutti questi mesi le milizie della capitale hanno dapprima fatto resistenza, prendendo tempo per organizzarsi e coordinarsi; poi, hanno iniziato a contrattaccare, riportando risultati positivi a Tarhouna e Gharyan, i due avamposti di Haftar vicino a Tripoli.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

L’ultimo laboratorio: la democrazia tunisina alla prova

di Leila El Houssi
Il processo di nation building che la Tunisia ha avviato all’indomani della rivolta del 2011 è, indubbiamente, apparso più efficace e meno travagliato rispetto agli sviluppi, anche drammatici, verificatasi nella regione. Il cosiddetto “laboratorio Tunisia”, così com’è stato definito da molti analisti, è determinato dall’alternanza politica che il paese ha vissuto negli ultimi anni e dal traguardo raggiunto, nel gennaio 2014, dalla promulgazione della Costituzione, frutto di una mediazione nell’Assemblea nazionale costituente tra posizioni politiche distinte.
Agenda. Medio Oriente e Nord Africa, il grande sommovimento

Islam e democrazia. Un approccio panikkariano

di Marco Emanuele
Siamo arrivati, nel cambio di era, a una svolta decisiva nella storia dell’umanità e di ogni uomo. Il presente contributo, indirizzato a chi voglia davvero entrare dentro la storia, scavando nei fondamenti per cercare di costruire scenari possibili di convivenza, vuole iniziare un percorso di ricerca. Il fine è quello di elaborare un pensiero storico, una filosofia nel presente. Il “cambio radicale di civiltà”, evocato da Raimon Panikkar nella citazione iniziale, porta con sé un tale intreccio di elementi che solo un (ri)pensamento transdisciplinare può aiutarci a elaborare.
Focus: la priorità demografica

Dove va la popolazione Italiana?

di Maria Castiglioni
L’Istat ha pubblicato da poco i nuovi indicatori demografici aggiornati al 2019. La popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2020 è pari a 60.317.000 abitanti, ma è in declino dal 2015, con una diminuzione di poco più di 100.000 individui ogni anno. Il saldo negativo dipende dal numero complessivo di decessi che, nel 2019, supera quello dei nati di più di 200.000 unità, mentre il numero di nuovi residenti provenienti dall’estero, superiore a quello di chi lascia l’Italia, concorre a ridurre l’entità della perdita.
Focus: la priorità demografica

Prima nascere. La società del vivente terminale

di Eugenio Mazzarella
Prima nascere. Decliniamo ogni giorno, su tutti i registri, il diritto alla vita, e giustamente. Un’enfasi propria a una vita che, sotto la pressione della tecnica, per gli inediti scenari e gli ambigui orizzonti che le aprono biotecnologie e biomedicina, si sente ai suoi confini, inizio e fine vita, a repentaglio. Per non dire dell’ancor più scivoloso terreno del diritto alla vita – quale? La nostra, quella degli altri, di tutti? E quale prima? O, in questo diritto, nessuno può essere lasciato indietro?
Focus: la priorità demografica

L’infeconda insicurezza dei giovani italiani

di Alessandro Rosina
È bassa la fecondità italiana? Ci sono quattro motivi per rispondere affermativamente. In primo luogo perché è posizionata sotto i due figli per donna. Sotto tale soglia la popolazione non è più in grado di crescere in modo endogeno: ogni nuova generazione parte da un contingente alla nascita più basso rispetto a quella precedente. In secondo luogo perché si trova sotto i livelli medi del continente con più bassa fecondità al mondo, ovvero l’Europa (il numero medio di figli per donna dell’Unione europea è attorno a 1,6, quello italiano attorno a 1,3). Il terzo motivo è dovuto al fatto che il numero di figli che le donne italiane mediamente hanno è sensibilmente inferiore al numero desiderato (pari circa a due).
Focus: la priorità demografica

Italia, Europa, Occidente. Crisi demografica come crisi del desiderio?

di Mauro Magatti

Secondo i dati di recente resi noti dall’Istat, nel 2019 in Italia il numero delle nascite è stato pari circa a 435.000, meno della metà rispetto ai nati del 1974 e minimo storico dall’Unità d’Italia. Con un’ulteriore flessione del tasso di fecondità (1,29 figli per donna, fanalino di coda in Europa) e i tanti giovani che lasciano il paese (in dieci anni ne abbiamo persi 250.000), da un lustro l’Italia segna un bilancio demografico negativo (nel 2019 –1,9 per 1000 residenti). Per molti dei nostri giovani l’aspirazione a diventare padri e madri è destinata a non realizzarsi mai. O almeno a essere rinviata sine die.

Focus: la priorità demografica

Per una società materna

di Livia Turco
I dati allarmanti sulla denatalità resi pubblici in questi giorni dovrebbero spingerci a promuovere una svolta politica e culturale. Una svolta nell’agenda del governo: assegno per i figli, buona e piena occupazione femminile, un piano per gli asili nido e per la non autosufficienza, congedi per i padri, investimenti sul Servizio sanitario nazionale, universalistico e solidale, e su una rete integrata dei servizi sociali. Sono priorità assolute. Ma c’è bisogno anche di una svolta culturale che si avvalga di un dibattito ampio, schietto e profondo. Un dibattito in cui le donne devono riprendere la parola sulla potenza creativa della maternità che può realizzare una profonda trasformazione sociale e costruire una società umana a misura di donne e uomini.
Focus: la priorità demografica

Si può curare l’emergenza demografica della civiltà occidentale?

di Vera Zamagni
Il coro a cui siamo abituati, che inneggia all’onnipotenza della nostra tecnologia, ci ha resi ottusi di fronte ad alcune verità di fondo che stanno oscurando il nostro futuro: le gravi modifiche climatiche che minacciano l’intero pianeta; le epidemie, come il coronavirus Covid-19 o l’ebola, che pensavamo ormai un residuo del passato; le armi sempre più distruttive, che tengono in piedi dittatori senza scrupoli. Ma per le aree avanzate del mondo, un’altra emergenza è quella demografica: i bambini che nascono sono assai meno di quelli necessari per mantenere almeno stabili i livelli di popolazione esistenti.
Focus: la priorità demografica

Il difficile percorso della generatività

di Paola Marion
Oggi e non da oggi assistiamo a una potente transizione antropologica, le cui ragioni sono oggetto di analisi da parte di economisti, sociologi, filosofi. Un contesto sociale radicalmente mutato – segnato da una profonda modificazione degli equilibri economici e dall’accelerazione, anche violenta, del progresso tecnologico, che contiene insieme grandi speranze e anche qualche illusione – ha cambiato le condizioni di vita delle persone nell’ultimo mezzo secolo, influenzando anche il rapporto che i soggetti intrattengono con il tema del generare.
Le persone. Parliamo di lui/lei

La storia politica di mio padre Alfredo, come io l’ho vista

di Pietro Reichlin
Mio padre è stato un uomo politico particolare. La politica è stata la sua passione e il Partito Comunista la sua casa, fino a quando non ha cessato di esistere. Non era indulgente con sé stesso e sentiva tutta la responsabilità dei suoi atti. Aveva partecipato alla Resistenza e rischiato la vita per la liberazione di Roma, ma parlava poco di questa esperienza e non cercava medaglie. Disprezzava i tatticismi, preferiva disegnare grandi scenari e porsi grandi questioni. La caduta del comunismo non lo ha spinto verso l’esilio o il risentimento, ma motivato a porsi nuove domande e proporre una nuova stagione del riformismo.
Le recensioni di Italianieuropei

Viaggio nella condizione del migrante

di Marcella Lucidi
Sebbene il fenomeno migratorio sia già entrato nella storia recente delle democrazie occidentali e stia concorrendo a tracciarne il destino, il mestiere di studiarne le dinamiche, i dati, l’impatto sociale ed economico, per tentare di governare i cambiamenti in atto, pare essere ancora delegato a pochi. Questi analisti, così appassionati nell’approfondirne i limiti e le potenzialità, sono consapevoli di risultare scarsamente interessanti nel contesto di un dibattito asservito alla percezione piuttosto che alla realtà. Chi sa di dover maneggiare con cura un tema così complesso ha imparato, a proprie spese, che i toni bassi e l’invito al ragionamento sono facilmente destinati all’insuccesso, ancor di più quando le parole usate risultano impopolari, perché estranee ai codici di lettura semplificati ormai radicati nell’opinione pubblica.
Le recensioni di Italianieuropei

Storia e memoria

di Federico Fornaro

Con il lento e inesorabile incedere del tempo non solo si affievoliscono i ricordi, ma ci stanno lasciando uno dopo l’altro i testimoni delle grandi tragedie del Novecento, in primis della Shoah. Stiamo entrando, con scarsa consapevolezza collettiva, nell’età della post memoria, un’epoca in cui non solo gli storici di professione, ma tutti noi siamo chiamati al non facile compito di trasmettere una corretta memoria tra le generazioni, senza produrre pericolosi e assai rischiosi cortocircuiti.

Le recensioni di Italianieuropei

Un affresco italiano

di Paolo Corsini
Con questo suo lavoro Miguel Gotor, storico modernista dell’Università di Torino, ma con alle spalle lavori di grande impegno dedicati a taluni passaggi cruciali della storia italiana contemporanea – indubbiamente il più autorevole studioso del “caso Moro”, senza contare che la sua edizione delle lettere dal carcere dello statista democristiano è un capolavoro di acribia filologica e di finezza interpretativa –, si cimenta con il “secolo lungo” che va dal 1896 al 2017, vale a dire dalla sconfitta di Adua e dall’uscita di scena di Francesco Crispi – il fallimento del sogno colonialistico di fine Ottocento accompagnato da pulsioni nazionalistiche – sino alla caduta del governo Renzi in seguito all’esito del referendum costituzionale e all’ascesa di quello Gentiloni.
Dizionario civile

Virus

di Lionello Cosentino

Mentre scriviamo non sappiamo ancora quali saranno le dimensioni di questa epidemia. «Non è un raffreddore, non è la peste», dicono gli infettivologi, con aria perplessa. Buono a sapersi.

Non sappiamo neppure come reagirà il sistema sanitario, dopo dieci anni e più di tagli massicci e di sgravi fiscali per le assicurazioni private, gonfiate dai contratti integrativi di categoria (con il risultato, ora, di scoprire che occorrono più terapie intensive e laboratori di ricerca e meno ecografie a pagamento. Ma, intanto, già oggi possiamo elencare alcune cose su cui vale la pena di riflettere un po’.