Federico Nastasi

Federico Nastasi

ricercatore e giornalista, si occupa di politica e movimenti sociali in America Latina.

Non esistono due Brasile?

«Non esistono due Brasile, questo è un solo paese» declama di fronte alla folla Luiz Inácio Lula da Silva. È domenica 30 ottobre 2022, il Tribunal Superior Eleitoral lo ha appena dichiarato trentanovesimo presidente del Brasile, il primo a essere eletto per tre volte.
Ad ascoltare il discorso della vittoria sulla Avenida Paulista a San Paolo, assieme ai giornalisti venuti da tutto il mondo, militanti felici ed esausti dopo due mesi di campagna elettorale. Tra i presenti, nessuno crede all’affermazione del neopresidente. Tutti sanno che invece esistono due paesi. La vittoria è stata sofferta e lo scarto minimo: Lula ha vinto con 60 milioni di voti, il 50,9%, contro i 58 milioni, il 49,1%, raccolti dal presidente uscente di estrema destra, Jair Bolsonaro. E tra coloro che hanno votato per Bolsonaro al ballottaggio, 7 milioni in più rispetto al primo turno, una parte lo ha fatto non solo perché semplicemente preferisce Bolsonaro, ma perché odia Lula, lo ritiene un «corrotto, un comunista, un diavolo».

Il Cile tra il sì e il no

Prima dell’arrivo del Coronavirus, il Cile si stava preparando a un referendum nazionale per una nuova Costituzione per archiviare il testo approvato nel 1980, durante la dittatura militare. Il referendum cileno, rinviato a fine ottobre 2020, rappresenta un momento costituente autentico, non mera ingegneria istituzionale ma la genesi di un nuovo ordine. La convocazione della consultazione referendaria è il risultato maggiore della mobilitazione iniziata il 18 ottobre 2019, che ha portato in piazza tutte le generazioni di cileni con la richiesta di maggiore uguaglianza, materiale e politica. C’è infatti una domanda di riduzione delle diseguaglianze del sistema economico e di riavvicinamento tra cittadini e istituzioni. Le quali vivono una crisi di rappresentatività e di fiducia, un deficit di legittimità che potrebbe essere risanato dal momento costituente.

L’autunno degli studenti europei

A Bruxelles sta andando in scena la battaglia per le risorse destinate al bilancio, al fondo sociale e alle linee finanziarie per il 2014-2020. Nel corso di questa trattativa tra Parlamento, Commissione europea e Stati membri – trasformata in mercato delle vacche tra le ritrosie degli Stati forti, Gran Bretagna in testa, e le ristrettezze economiche dei paesi mediterranei – l’appello del presidente della Commissione bilancio del Parlamento europeo, Alain Lamassoure, sul rischio azzeramento dei fondi per il progetto Erasmus è l’ultima chiamata prima che cada l’impalcatura attorno al cantiere dell’integrazione europea.

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