Italianieuropei 4/2020
Italianieuropei 4/2020

In questo numero

Futuro digitale. L’epidemia di Coronavirus e il lockdown dei mesi scorsi hanno rivelato non solo quanto le tecnologie digitali siano già presenti nella nostra quotidianità, ma anche le tante potenzialità insite in un loro più efficace e consapevole utilizzo. I lunghi mesi di quarantena hanno però, allo stesso modo, messo in luce anche i tanti limiti e rischi ad esse connesse e l’esistenza di un ampio divario digitale sia di natura economico-sociale che infrastrutturale. Governare il futuro digitale che ci attende è una grande sfida a cui non bisogna sottrarsi.

il Sommario

gli Articoli

Agenda: Futuro digitale

Le chiavi dell’innovazione per lo sviluppo dell’intero paese

di Giorgio Ventre

La decisione dell’Unione europea di mobilitare 750 miliardi di euro per il Recovery Fund e di assegnarne ben 173 all’Italia rappresenta molto più di una speranza. Rappresenta una opportunità di cambiamento e di rinascita per il paese che non ci si può lasciar scappare. Ma, come è stato detto dai primi commentatori, dobbiamo essere pronti a usare bene questi fondi, elaborando un progetto di sviluppo che davvero coinvolga Nord, Centro e Sud, identificando aree territoriali, settori produttivi e infrastrutture materiali e immateriali sulle quali investire per una visione di lungo termine.

Agenda: Futuro digitale

Il sistema 5G: opportunità e criticità

di Maurizio Dècina

Uno degli aspetti più importanti emersi nel corso della pandemia di Covid-19 riguarda le reti di telecomunicazioni. Durante il lockdown, grazie alle reti, miliardi di persone in tutto il mondo sono riuscite a lavorare, studiare, fare acquisti e vedere i propri parenti all’interno delle loro case in piena sicurezza. Internet è ormai diventato il centro di tutte le nostre attività sociali, ricreative e lavorative, nonché il canale privilegiato per interagire con le pubbliche amministrazioni. Le telecomunicazioni hanno subito una rapida evoluzione negli ultimi trent’anni e oggi siamo alla vigilia del prossimo stadio evolutivo delle reti: il sistema 5G.

Agenda: Futuro digitale

Covid-19, con la chiusura delle scuole tutti risultano perdenti

di Francesco Sinopoli
La misura di quanto è accaduto e ancora accade nel mondo per effetto della pandemia da Covid-19 è contenuta nei dati che quotidianamente la Johns Hopkins University rende noti. Mentre scrivo, la dimensione mondiale della pandemia nei primi mesi di questo tragico 2020 è giunta a oltre 10 milioni di contagi e a più di mezzo milione di decessi, con un tasso di guariti comunque elevato: 4,4 milioni di persone che hanno attraversato l’epidemia uscendone indenni. In Italia, i numeri che ci vengono consegnati dalla Protezione civile ci dicono che sono circa 240.000 i contagiati, e circa 35.000 i decessi, mentre coloro che sono guariti si attestano sui 180.000.
Agenda: Futuro digitale

Le mille opportunità della digital health

di Walter Ricciardi e Fidelia Cascini
Quanto sta cambiando il modo di fare salute nell’era della digitalizzazione? E quali differenze possiamo notare rispetto al passato? Guardiamone alcune insieme.
Venti anni fa, indossavamo l’Holter per monitorare l’attività elettrica del cuore nelle 24 ore. Oggi, dispositivi indossabili (i cosiddetti weareable devices) controllano il battito cardiaco, la pressione arteriosa e altri parametri, ci dicono se il nostro stile di vita è corretto, se abbiamo assunto le terapie prescritte, se abbiamo bisogno di indagini diagnostiche. Venti anni fa, ci recavamo periodicamente nell’ambulatorio medico per accertamenti e controlli e, non di rado, aspettavamo a lungo prima di essere visitati o di ritirare un referto clinico.
Agenda: Futuro digitale

La democrazia digitale tra pandemia e partecipazione

di Emiliana De Blasio
Il dibattito pubblico sulla democrazia digitale ha un andamento carsico; è stato, infatti, molto popolare fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, quando si sono affermate le posizioni tecno-ottimiste sull’uso del digitale, per poi restare a lungo confinato nelle aule universitarie. È poi rientrato nell’agenda dei media e della politica con lo sviluppo delle piattaforme di partecipazione e l’emersione dei cosiddetti “partiti piattaforma”, sebbene spesso la democrazia digitale (o e-democracy) sia stata confusa con le politiche e le pratiche dell’open government. La necessità del lockdown come misura per il contenimento del contagio da Covid-19 ha riaperto la discussione sulle tecnologie digitali, sia come necessità per lo smart working sia come strumento per garantire la continuità delle istituzioni democratiche.
Agenda: Futuro digitale

Tecnologia e diseguaglianza: una visione progressista dell’intelligenza artificiale

di Diego Ciulli

La Saccheria Franceschetti di Provaglio d’Iseo è una classica storia di made in Italy: inizia 80 anni fa producendo sacchi da vecchi tessuti, oggi conta una cinquantina di addetti e 20 milioni di fatturato ed è il terzo distributore di imballaggi flessibili in Europa. Ciò che la differenzia dalla gran parte delle PMI italiane è la scelta, decisamente precoce, di investire in innovazione. Già nel 2017 ha iniziato ad adottare soluzioni di intelligenza artificiale (IA), in particolare per la gestione del magazzino, e oggi tutto il processo dall’ingresso delle merci fino alla consegna è automatizzato e monitorato, riducendo al minimo il rischio di errori.

Agenda: Futuro digitale

Per una strategia di rafforzamento delle infrastrutture critiche

di Barbara Poggiali

La recente diffusione delle nuove tecnologie come il 5G, l’Internet of Things (IoT), il machine learning e l’intelligenza artificiale (IA) e lo spostamento dei conflitti dal terreno fisico a quello digitale costituiscono due premesse fondamentali per comprendere a fondo le sfide della sicurezza a livello nazionale e globale. Lo spazio cibernetico spinge, infatti, a ripensare il concetto di confine nonché quello di difesa, aprendo nuove prospettive alla ricerca tecnologica, su cui incidono, oggi più che mai, implicazioni di natura geopolitica.

 

Focus. La sfida politica in America Latina

Covid-19 e oltre: un nuovo modello di sviluppo in America Latina e Caraibi

di Alicia Bárcena
La regione dell’America Latina e i Caraibi (ALC) è il nuovo epicentro della pandemia di Covid-19, con oltre un milione di casi nelle ultime settimane. La pandemia colpisce un modello di sviluppo già fragile, mal equipaggiato per affrontare uno shock socioeconomico di tale portata. Crescente diseguaglianza, istituzioni pubbliche deboli, servizi pubblici frammentati, restrizione esterna e una struttura produttiva poco diversificata sono alcuni dei gravi problemi strutturali che la regione stava già affrontando prima della pandemia, e che risultano in bassi tassi di crescita, alta informalità del lavoro, povertà, estrema vulnerabilità a shock economici e ricorrenti crisi sociali, politiche ed economiche.
Focus. La sfida politica in America Latina

Il Brasile al bivio

di Celso Amorim
«I libri di storia riporteranno questa data, lunedì 17 maggio, quando Brasile e Turchia hanno proposto alle Nazioni Unite l’accordo negoziato con l’Iran». Ricordare questo commento del quotidiano “Le Monde” sulla Dichiarazione di Teheran, durante l’incubo in cui viviamo, immersi in una pandemia incontrollata, sembra cosa dell’altro mondo. Quando l’obiettivo principale della nostra attenzione quotidiana è sapere quanti concittadini sono morti infettati da Covid-19 il giorno precedente, le riflessioni sulla posizione del Brasile nel mondo sembrano un sogno a occhi aperti di politici nostalgici o preoccupazioni di un intellettuale dilettante.
Focus. La sfida politica in America Latina

L’America Latina tra le priorità della politica estera dell’Italia

di Marina Sereni
Quali conseguenze sta avendo e avrà la crisi del Covid-19 sulla scena mondiale? Crisi del multilateralismo, bipolarismo asimmetrico USA-Cina, indebolimento del progetto europeo, aumento delle diseguaglianze e dei conflitti, aggravarsi della crisi climatica: queste tendenze, presenti su scala globale prima della pandemia, sono destinate tutte ad accentuarsi oppure è possibile immaginare un qualche, auspicabile, cambiamento di rotta? Impossibile dare una risposta univoca. Possiamo però notare con sollievo e soddisfazione che l’Europa, dopo un primo momento di incertezza, ha imboccato una strada coraggiosa e nuova, mostrando la capacità di reagire non solo all’emergenza sanitaria ma anche alle conseguenze economiche e sociali durissime della crisi causata dal Covid-19.
Focus. La sfida politica in America Latina

L’IILA, uno strumento di dialogo e cooperazione

di Antonella Cavallari
Ho iniziato il mio mandato di segretario generale dell’IILA praticamente in piena pandemia, aggiungendo una sfida inedita alla sfida, di per sé impegnativa, che già sapevo di avere di fronte. È stato dunque necessario adeguare rapidamente metodi, obiettivi e contenuti di molte delle azioni che avevo immaginato nel delineare il mio programma di lavoro, mantenendo tuttavia la direzione di marcia che l’Istituto aveva intrapreso nel triennio scorso: quella del deciso rilancio di uno strumento fondamentale per il rafforzamento del rapporto tra Italia e America Latina, ma importante anche per la relazione tra quest’ultima e l’Europa, una relazione finora mediata soprattutto dalla Spagna, riconosciuto e attivo “portavoce” dell’Ibero-America a Bruxelles.
Focus. La sfida politica in America Latina

La terza occasione per l’Italia in America Latina

di Donato Di Santo
Nelle sue Considerazioni finali, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (relazione del 29 maggio 2020),1 dopo l’annuncio che l’impatto della pandemia darà luogo a uno “scenario di base” che prevede una flessione delle attività produttive tra il 9 e l’11%, ma con la possibilità di uno scenario “basato su ipotesi più negative, anche se non estreme” con la caduta del PIL del 13%, sottolinea l’importanza della recente proposta della Commissione europea, che «non sta nella sostituzione di un prestito con un trasferimento, ma nella assunzione collettiva di responsabilità per il finanziamento della ripresa: sarebbe il primo passo verso un’unione di bilancio e il completamento del disegno europeo». Parole evocative e prospettiva che definire storica è dire poco.
Focus. La sfida politica in America Latina

Ontologie conservatrici nella crisi brasiliana

di Roberto Vecchi
Proiettato sul piano latinoamericano, il conflitto cieco e senza esclusione di colpi tra conservatori e progressisti in Brasile potrebbe sembrare pienamente all’unisono con quanto accade anche negli altri contesti subcontinentali. Del resto, uno strumento analitico a cui si ricorre per interpretare le trame politiche più intricate – per comprensibili esigenze di semplificazione – è quello della successione di cicli storici: una stagione, quella della onda alta progressista, è – ormai da tempo – al tramonto, schiacciata dal ritorno delle destre regionali e dalla lunga ombra nera trumpista che scende dal Nord.
In questo quadro, il campo conservatore sembra avere ritrovato una fase di energica riviviscenza. Ma si tratterà davvero di un nuovo “ciclo”? O solo di una congiuntura piuttosto casuale di fattori favorevoli, molto eterogenei tra loro? La lettura ciclica, va detto, non è sbagliata.
Focus. La sfida politica in America Latina

Pandemia, società e politica in America Latina

di Alfredo Somoza
La pandemia di Coronavirus, come tutte le situazioni di emergenza globale, è arrivata in America Latina leggermente in ritardo rispetto alla sua comparsa in Europa e negli Stati Uniti. Ed è diventata subito un elemento dirompente a livello sanitario, sociale ed economico. Covid-19 ha messo in luce ed estremizzato quasi tutti i mali del subcontinente, antichi e contemporanei. La pandemia sta anche impartendo diverse lezioni e premiando alcuni politici, spesso di secondo livello, che si sono distinti per trasparenza, serietà ed efficacia. Qualcosa che non succedeva da molto tempo. Ad esempio, la ministra peruviana dell’Economia María Antonieta Alva, nominata dal “Washington Post” «eroina della lotta contro le conseguenze sociali della pandemia».
Focus. La sfida politica in America Latina

L’affanno della democrazia

di Raffaele Nocera
C’è attualmente un problema di tenuta democratica in America Latina? È un interrogativo ricorrente, cui cercano di rispondere commentatori e studiosi ogni qual volta la regione sperimenta un cambio di tendenza, in special modo politico. Tralasciando per il momento la prepotente entrata in scena della destra estrema, di cui è attualmente leader indiscusso il brasiliano Jair Bolsonaro, nella storia recente del subcontinente un importante cambio di tendenza di carattere generale si è prodotto almeno tre volte: nella seconda metà degli anni Ottanta, quando molti paesi si stavano lasciando alle spalle la notte dittatoriale e si avviavano verso una faticosa e incerta transizione democratica;
Focus. La sfida politica in America Latina

Le contraddizioni del progressismo conservatore latinoamericano

di Tiziana Bertaccini
Il nutrito dibattito accademico sul famoso “giro a sinistra” del XXI secolo ha messo in luce, al di là delle differenti interpretazioni, un universo progressista latinoamericano caratterizzato da una eterogeneità di esperienze che rende riduttivo agglutinare in semplici caratterizzazioni dicotomiche tra una sinistra socialdemocratica, moderna e riformista, e una destra nazionalista, chiusa, radicale e neopopulista, sebbene nel ciclo politico della cosiddetta “marea rosa” si possano ravvisare tendenze regionali e un orizzonte comune.1 Significativa a tal riguardo è la proliferazione di definizioni su questi governi: post neoliberali, progressisti, neodesarrollistas, populisti.
La vittoria elettorale delle nuove sinistre ebbe inizio nel contesto della cosiddetta “media decada perdida” (1998-2003), in un contesto di crisi economica, di innalzamento degli indici di povertà come conseguenza delle politiche neoliberali degli anni Ottanta-Novanta, di intensa mobilitazione sociale e di una forte crisi di rappresentanza.
Focus. La sfida politica in America Latina

L’Argentina dopo il diluvio (del Covid-19)

di Livio Zanotti
Caleidoscopica negli umori e però mai vinta, l’Argentina esce dai rifugi talvolta precari delle reiterate quarantene per riaffacciarsi tra timori e qualche spavalderia all’aria aperta, già irrigidita dai primi freddi australi. Al contrario dei maggiori vicini (Brasile, Cile e Perù) è riuscita nell’impresa di non farsi sommergere dal micidiale pulviscolo in cui il Coronavirus ha avvolto il Sudamerica e il mondo. Cambiante nella pur costante drammaticità delle molteplici crisi che periodicamente ritornano, il paese stavolta non si dispera per un altro default (a vent’anni da quello del 2001). Sebbene azzoppi un’economia già gravemente asmatica e così come la pandemia rinfocoli i contrasti sociali di sempre. È il nuovo che cade sui vecchi tempi, persistenti però non impermeabili. È il sentimento che non ricompone ma contiene la grieta, la frattura socio-culturale che divide gli argentini e di cui tutti dicono di rammaricarsi. Ma nessuno smentisce.
Focus. La sfida politica in America Latina

La “nuova” destra cilena

di Maria Rosaria Stabili
Le tensioni politiche, economiche e sociali accumulatesi durante i lunghi anni della transizione politica e del cosiddetto “consolidamento democratico” ed esplose con forza inedita a partire dall’ottobre 2019 con le proteste e le manifestazioni di piazza non soltanto hanno reso evidente in Cile la crisi del sistema neoliberale ma, frantumando l’apparente equilibrio che sembrava caratterizzare la vita del paese, hanno fatto riemergere tutte le contraddizioni di antica data che segnano la sua storia repubblicana. L’identità storica del paese, oscillante tra la difesa del valore di una libertà escludente, garantita dal principio dell’ordine a tutti i costi e i tentativi di affermare i principi dell’uguaglianza, della solidarietà e dell’inclusione, appare oggi lacerata e presenta dinamiche di polarizzazione che possono risultare molto gravi e difficilmente ricomponibili.
Focus. La sfida politica in America Latina

Il Cile tra il sì e il no

di Federico Nastasi
Prima dell’arrivo del Coronavirus, il Cile si stava preparando a un referendum nazionale per una nuova Costituzione per archiviare il testo approvato nel 1980, durante la dittatura militare. Il referendum cileno, rinviato a fine ottobre 2020, rappresenta un momento costituente autentico, non mera ingegneria istituzionale ma la genesi di un nuovo ordine. La convocazione della consultazione referendaria è il risultato maggiore della mobilitazione iniziata il 18 ottobre 2019, che ha portato in piazza tutte le generazioni di cileni con la richiesta di maggiore uguaglianza, materiale e politica. C’è infatti una domanda di riduzione delle diseguaglianze del sistema economico e di riavvicinamento tra cittadini e istituzioni. Le quali vivono una crisi di rappresentatività e di fiducia, un deficit di legittimità che potrebbe essere risanato dal momento costituente.
Focus. La sfida politica in America Latina

Il cortile di casa degli Stati Uniti

di Gianni Beretta
Basterebbe fare mente locale sullo sport nazionale dei paesi del Centro America per cogliere l’impronta degli Stati Uniti nel patio trasero (“cortile dietro casa”, con “piscina” caraibica annessa). Se in Guatemala, El Salvador, Honduras, Costa Rica è il calcio, laddove si è verificata un’invasione e/o un’occupazione statunitense, come a Panama, Nicaragua, Cuba, Repubblica Dominicana, lo sport nazionale è il baseball. Per fare un altro esempio, è proprio nel “cortile di casa” che si verificò il primo bombardamento aereo degli Stati Uniti nelle Americhe nel 1927: nel tentativo (fallito) di stanare il ribelle Augusto C. Sandino nella insignificante località della montagna nicaraguense di Ocotal. Ed è a partire dai fermenti popolari nella variegata Cuenca del Caribe, l’area più povera del subcontinente latinoamericano, che vorremmo delineare il susseguirsi degli eventi per cercare di comprenderne il presente.
Focus. La sfida politica in America Latina

Le mafie italiane in America Latina. Una lunga storia

di Francesco Forgione
Da qualche anno non solo le inchieste della magistratura ma anche la pubblicistica e le produzioni cinematografiche e televisive hanno cambiato la narrazione delle mafie. L’America Latina e i narcos hanno sostituito New York e i vecchi padrini siculo-americani, e l’Aspromonte e la ‘ndrangheta calabrese si sono imposti su Corleone, la Sicilia e Cosa nostra.
È la rappresentazione della nuova realtà geo-criminale, ma anche l’altra faccia del modello economico-finanziario egemone in questa fase del processo di globalizzazione. I mercati aperti alla libera circolazione di capitali, sempre più svincolati da forme di controllo sulle transazioni finanziarie e con confini labili e indefiniti tra economia legale e illegale, hanno cambiato la natura degli attori economici e finanziari. Quotidianamente una massa di capitali proveniente dalle attività criminali e dal narcotraffico entra nel mercato finanziario e si somma ai profitti delle attività “legali” prodotti dagli investimenti già realizzati con il ciclo del riciclaggio.
Le recensioni di Italianieuropei

Il “soffio vitale” di una nazione

di Emilia Musumeci
«Sociologo e non giurista del principio di nazionalità». Tale lapidario giudizio, espresso da Sergio Panunzio nel 1933 nei confronti di Pasquale Stanislao Mancini, ha per molto tempo pesato sull’effettiva valenza dei concetti di nazione e nazionalismo nell’opera manciniana. Solo più tardi, grazie allo sforzo di avveduti storici del diritto come Floriana Colao, si è cercato finalmente di capire come, in realtà, i protagonisti della scena risorgimentale e postunitaria italiana avessero iniziato a “pensare giuridicamente la nazione”. È evidente come tra tali protagonisti un posto d’onore spettasse proprio a Mancini. Eppure il suo contributo, abbastanza studiato dal punto di vista storico-giuridico, è stato ancora troppo ignorato dal fronte storico-politico.
A colmare
Dizionario Civile

Privacy

di Antonio Iannuzzi
Forse mai come nell’attuale fase di emergenza sanitaria da Covid-19 i cittadini italiani hanno avvertito il reale valore della privacy. Le limitazioni della libertà di circolazione e delle interazioni sociali hanno costretto entro le mura domestiche attività che si dispiegano ordinariamente in luoghi esterni: il lavoro svolto in smart working, la didattica scolastica e universitaria erogata in e-learning, lo shopping effettuato con maggiore frequenza in e-commerce, persino gli aperitivi conviviali trasformati in appuntamenti sulle piattaforme informatiche.
Ma la questione più delicata si pone per effetto dell’imponente numero di prestazioni richieste al sistema sanitario nazionale e per la necessaria sorveglianza epidemiologica che si sta ponendo in essere per spezzare la catena del contagio: uno screening quasi di massa che sta producendo la generazione e la raccolta di un’enorme quantità di dati sanitari e genetici.