More Europe Vs. No Europe: Europarties and Euroscepticism in the 2014 European Elections

Di Italianieuropei Mercoledì 28 Maggio 2014 15:16 Stampa


Alla vigilia delle elezioni europee, i partiti euroscettici sembrano dover conquistare una fetta significativa dei seggi al Parlamento di Strasburgo. Eppure queste elezioni costituiscono anche un’occasione importante per gli europartiti per aumentare il loro peso e la loro influenza sui processi decisionali europei e, al tempo stesso, per rafforzare l’ancora carente dimensione politica dell’Unione.

Differenze e similitudini fra i diversi partiti e movimenti euroscettici che concorrono per aggiudicarsi il maggior numero possibile di rappresentanti al PE,  probabilità che essi riescano a formare un gruppo parlamentare unico, e trasformazioni in corso in seno agli europartiti, con una particolare attenzione alle nuove dinamiche messe in moto dalla presentazione da parte di ogni europartito di un candidato unico per la carica di presidente della Commissione europea, sono stati alcuni dei temi al centro del seminario More Europe Vs. No Europe: Europarties and Euroscepticism on the Eve of the 2014 European Elections, che si è tenuto a Roma lo scorso 7 aprile, nel corso del quale sono stati presentati alcuni paper, la cui versione aggiornata è da oggi disponibile nella pubblicazione che presentiamo qui di seguito.

Contributi di David J. Bailey, Eleonora Poli, Ania Skrzypek.


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European elections should be understood as a turning point in which a new style of post-crisis leadership could be established.




copertina Euroscepticism has a subjectively constructed nature and its meaning is determined by cultural and regional idiosyncrasies, which may encompass anti-European ideas, Europhobic principles or simply disapproval of some European institutions. In other words, opposition to the EU can derive from either a strong scepticism towards the common project as a whole, or it can be embodied in a criticism of the effectiveness of some of its institutions. In this respect, eurocriticism might well provide constructive elements for the development of the Union.

First signs of euroscepticism can be traced back to the decline of the “permissive consensus”, which began to dwindle after the ratification of the Maastricht Treaty, when the European Union increased its ambitions for major political integration.

Eleonora Poli



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