L’invecchiamento della popolazione e la prevalenza delle malattie croniche rendono obsoleto un sistema sanitario “ospedalocentrico”. Occorre una nuova medicina del territorio centrata sul paziente, sul lavoro in team e in grado di assicurare, attraverso strutture dedicate, presa in carico, continuità di cura e integrazione socio-assistenziale.
La 180/78 è una legge di principi in linea con la modifica del Titolo V della Costituzione e con il federalismo. Principi condivisi dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità. Non c’è pertanto nessuna ragione per cambiarla, se non si vuole ritornare alla logica manicomiale. Vi sono però diverse criticità da affrontare e una limitata attuazione di alcune sue norme.
Le formule assistenziali alternative alla degenza stanno cambiando gli ospedali, che sono a contenuto tecnologico elevato, ma di dimensioni più piccole. Molte funzioni vengono svolte in regime diurno (day care), sia con ricoveri brevi sia con prestazioni ambulatoriali. La trasformazione demografica della popolazione impone inoltre la realizzazione di strutture residenziali per anziani e per malati terminali.
Si auspica la creazione di un’agenzia nazionale per la valutazione e il controllo nel suo complesso del sistema sanitario italiano. I compiti dell’agenzia dovranno essere l’autorizzazione e l’accreditamento delle strutture, la loro valutazione e quella della qualità dei servizi erogati. Il cittadino va reso partecipe di questo processo associandolo alla gestione e alle scelte effettuate dalle direzioni delle aziende.
Il sistema sanitario pubblico, per recuperare efficienza, qualità e fiducia da parte del cittadino, deve introdurre sistemi di valutazione dei risultati in cui le parole chiave siano: misurazione, multidimensionalità, confronto, merito e reputazione.
Perché introdurre in un quaderno sulla sanità il tema della sussidiarietà? La risposta a questa domanda può assumere diverse angolazioni: si può richiamare la sussidiarietà come valore, che affonda le sue radici nel pensiero antico, e allo stesso tempo configura un modo per perseguire l’efficienza; si può argomentare che rappresenta un principio giuridico-politico a cui non è stata dedicata adeguata discussione sulle concrete modalità di realizzazione in sanità; e infine, sulla sussidiarietà pesa una ambivalenza che percorre tutta la legge 833/78 di istituzione del Servizio sanitario nazionale (ora regionalizzato).
L’impostazione sottesa al processo di decentramento amministrativo e alla riforma del Titolo V della Costituzione si è fondata sul presupposto della ricongiunzione sul territorio del circuito autonomia-responsabilità politico-amministrativa. Il campo delle politiche sanitarie costituisce un terreno d’elezione per esaminare il processo federalista in corso, rappresentando la componente maggioritaria dei bilanci regionali.