insegna Sociologia del welfare europeo all’Università di Macerata.
I risultati elettorali degli ultimi anni, in molti paesi europei e in particolare in Italia, hanno mostrato che esiste un problema di rappresentanza politica del mondo del lavoro. Terminata l’epoca storica in cui i grandi partiti di massa costituivano il principale riferimento politico dei lavoratori, già negli anni Novanta il nostro paese ha visto indebolirsi la relazione tra appartenenza alla classe dei lavoratori e voto alle forze progressiste. In estrema sintesi possiamo individuare due ordini di questioni legate all’allentamento di tale legame.
Il primo aspetto ha a che fare con l’emersione di nuovi schemi di competizione politica: sebbene lo schema tradizionale progressisti vs. conservatori permanga, esso appare affievolito nella capacità di interpretare gli attuali comportamenti elettorali.
Storicamente il welfare state ha rappresentato uno dei principali meccanismi di regolazione degli effetti distributivi del mercato. Fin dalla sua nascita, sul finire del XIX secolo, è stato grazie alle prime assicurazioni sociali obbligatorie che i lavoratori hanno potuto godere di una minima tutela della loro condizione economica nei casi in cui si trovavano sprovvisti di salario a causa dei rischi sociali.