Italianieuropei 2/2022
Italianieuropei 2/2022

In questo numero

Le politiche emergenziali economiche e sanitarie e il ritorno della guerra in Europa hanno messo in evidenza tre trend che dovrebbero impensierire: il declino della centralità della sovranità nazionale rispetto a potentati globali non politici;

Quale ritorno alla normalità? Di fronte alle tante emergenze economiche e sanitarie prima, e legate alla guerra in Ucraina oggi, quali dinamiche democratiche è in grado di mettere in moto il nostro sistema politico?

Europa e guerra in Ucraina. Il ritorno della guerra alle porte dei suoi confini istituzionali ha posti l'Unione europea di fronte ad una sfida a cui ha saputo reagire, almeno inizialmente, in maniera compatta, e rivelando risorse politico-istituzionali inattese.

il Sommario

l' Editoriale

Lo spazio europeo di una democrazia senza scorciatoie

di Nadia Urbinati

In pochi anni l’umanità si è trovata di fronte a eventi carichi di segnali contrastanti, indicativi di trasformazioni negli equilibri sociali e istituzionali degli Stati democratici, nelle relazioni internazionali e nella cultura e mentalità politiche. Non si può non cominciare dalla crisi finanziaria del 2008, che oggi sembra un reperto storico ma che ha avuto implicazioni nefaste tutt’altro che residuali e passate. Ha impresso un’impennata sorprendente alla crescita della diseguaglianza che non è mai più stata riassorbita dalle società democratiche; ha esaltato il potere di organismi opachi; ha accellerato la formazione di monopoli, i veri vincitori nella competizione globale.

gli Articoli

Agenda. Quale ritorno alla normalità?

Una nuova legge elettorale Per riavvicinare elettori ed eletti

di Dario Parrini

A discorrere di legge elettorale senza analizzare quanto è avvenuto nell’ultimo trentennio nel nostro paese si rischia di cadere in giudizi sommari e in stereotipi fuori dalla realtà. Il racconto convenzionale svolto apoditticamente da una parte consistente dei media e dell’accademia suona pressappoco così: “solo il maggioritario garantisce la democrazia dell’alternanza e la stabilità degli esecutivi; col maggioritario sono i cittadini a scegliere il governo; il maggioritario è il bene perché ti fa sapere la sera delle elezioni chi governerà fino alle elezioni successive; una legge elettorale proporzionale, anche corretta, genererebbe frantumazione parlamentare, democrazia bloccata, instabilità e partitocrazia; il maggioritario è trasparenza, il proporzionale è opacità”.

Agenda. Quale ritorno alla normalità?

Sulle origini sistemiche della crisi dei partiti

di Stefano Passigli

L’articolo 49 della Costituzione afferma il principio che «tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».
I fondamentali diritti civili di ogni persona sono ampiamente richiamati da più articoli della nostra Carta, ma è significativo che il riconoscimento del diritto di partecipare alla vita politica sia vincolato al “metodo democratico” ed esplicitamente collegato all’esistenza di partiti politici. Questo riconoscimento ha un duplice significato: da un lato impone che la stessa vita interna dei partiti sia condotta secondo regole democratiche, tutelabili in sede giurisdizionale;

Agenda. Quale ritorno alla normalità?

Rappresentanza e formazione delle classi dirigenti

di Gianni Cuperlo

Com’era quella cosa del buscar el levante por el ponente…? Ecco, dovendo scegliere il punto di partenza direi così: per troppo tempo abbiamo creduto sensato supplire a un deficit della rappresentanza con un surplus di governabilità. In soldoni, la fragilità della democrazia dipendeva da una debolezza del potere esecutivo, rafforzando il secondo avremmo consolidato i pilastri della prima. Teoria corredata e correlata all’infinita stagione del riformismo di stampo elettorale, istituzionale, costituzionale. Nella prima versione con l’esito drammatico di piegare a più riprese le regole alla convenienza in transito (ieri l’auspicio dell’iper-maggioritario, oggi la preghiera della restaurazione proporzionale), negli altri due casi con risultati modesti e talora fallimentari.

Focus. Europa e guerra in Ucraina

L’Unione Europea e la guerra in Ucraina

di Ferdinando Nelli Feroci

Non ci sono dubbi che l’invasione russa dell’Ucraina abbia colto di sorpresa l’Unione europea, malgrado i ripetuti avvertimenti dei servizi di intelligence americani sulla minaccia costituita dal massiccio schieramento di truppe e mezzi militari russi ai confini con l’Ucraina. E sicuramente l’UE da tempo avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione ai segnali che venivano da Mosca sulla volontà di Putin di riportare l’Ucraina sotto il pieno controllo della Russia.
Una volta però iniziata l’offensiva militare russa sul terreno, e di fronte alla brutalità della aggressione russa, l’Unione europea ha reagito nel modo più adeguato e in maniera unitaria e solidale, scegliendo di contrastare l’aggressione russa con i mezzi di cui dispone, e attestandosi su una linea di difesa dei propri valori fondanti e degli interessi dell’Europa.

Focus. Europa e guerra in Ucraina

Energia: strumento di pace, strumento di guerra

di Valeria Termini

La guerra in Ucraina sarà un freno o un’accelerazione per la transizione energetica verso fonti rinnovabili? Non mi sento di rispondere su questo terreno, mentre immagini e racconti di distruzione in terra europea riempiono i nostri occhi e la nostra memoria. L’Europa ha una responsabilità straordinaria in questo frangente, mentre discute di sanzioni ed embargo di gas e petrolio nei confronti della Russia, l’unica arma non militare che abbia qualche efficacia per ridurre le finanze che Putin destina alla guerra totale. È urgente raggiungere il cessate il fuoco, affrontare l’emergenza umana con gli strumenti a disposizione, tra i quali le sanzioni energetiche hanno un peso centrale.

Focus. Europa e guerra in Ucraina

Verso una difesa federale europea. I passi che si possono fare subito

di Domenico Moro

Il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo scorsi, dopo due anni di discussioni, ha approvato la “Bussola strategica”, il documento con il quale l’Unione europea individua le minacce alla sua sicurezza e i mezzi per farvi fronte. Il testo ribadisce il sostegno al multilateralismo e a «un ordine internazionale aperto basato su regole», mentre per quanto riguarda la politica di sicurezza afferma che «un’UE più forte e capace nel settore della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla NATO, che resta il fondamento della difesa collettiva (nda: non solo “europea”) per i suoi membri», pur nel rispetto dell’«autonomia decisionale dell’UE».

Focus. Europa e guerra in Ucraina

Il ritorno non spontaneo della Germania nella storia

di Luca Argenta

«La Germania sta non spontaneamente ritornando nella storia», si leggeva in un editoriale di un numero della rivista “Limes”. Era il 2018 e gli autori focalizzavano la loro analisi sul fatto che la Repubblica federale tedesca non fosse più abituata a muoversi nella giungla della geopolitica, ma che qualcosa in quell’ambito, in quel tipo di “storia”, stesse al contempo cambiando. Si trattava di un cambiamento principalmente dovuto al suo non potersi più affidare ai classici riferimenti che avevano accompagnato il paese ai margini della storia per settant’anni.

Focus. Europa e guerra in Ucraina

Macron: la vittoria e le spine

di Sara Gentile

Macron è stato rieletto il 24 aprile presidente dei francesi con il 58,5% dei voti, mentre la sua sfidante Marine Le Pen, estrema destra, ne ha ottenuti il 41,5%. Il sapore della vittoria è durato solo una sera nella scenografia maestosa della Tour Eiffel che replicava quella più sovrana del Louvre nel 2017 alla prima vittoria. Un risultato questo che fa riflettere sulla campagna che l’ha preceduto, sull’oggi, sul domani. La distanza fra il presidente e la sua sfidante è di circa 17 punti, che non sono pochi, ma lontano appare l’esito del 2017 quando egli venne eletto con il 66,2% dei voti e un’astensione più bassa dell’elettorato.

I fatti. L'Italia a puntate

Enrico Berlinguer, 100 anni

di Massimo D'Alema

Per chi ha conosciuto Enrico Berlinguer e lo ha vissuto come una guida nel corso della sua giovinezza, ricordarlo non è soltanto un dovere ma è anche l’occasione per ripensare a una personalità straordinaria in grado di trasmettere un messaggio anche al mondo di oggi.
Egli è stato uno dei maggiori protagonisti della storia dell’Italia repubblicana e, certamente, nella generazione che venne dopo quella dei padri fondatori è stato, insieme ad Aldo Moro, il protagonista più significativo.

I fatti. Mondo

“Questo è apartheid”. Il regime di segregazione di Israele verso i palestinesi

di Umberto de Giovannangeli

Una guerra non “scaccia” le altre. L’eurocentrismo non può essere la ragione per cui sentire l’Ucraina più vicina a noi mentre la Siria, la Palestina, il Rojava curdo siriano, lo Yemen, l’Afghanistan non fanno notizia, non meritano un millesimo dello spazio mediatico dato alla guerra d’Ucraina. Gerarchizzare gli orrori e le ingiustizie che segnano il nostro tempo non dovrebbe far parte del DNA di una società democratica.
Eppure è ciò che sta accadendo. Sull’Ucraina si è imposta, è stata imposta, una narrazione dominante, deformante, totalizzante. Il dominio del pensiero unico. Vale per l’Ucraina. E per il conflitto israelo-palestinese. Ai filosofi con l’elmetto, agli strateghi della domenica, a una stampa in divisa, poco o niente interessa se la Palestina muore.

Le recensioni di Italianieuropei

Europa cristiana e geopolitica ecumenica

di Carlo Galli

Libro coinvolgente, quello di Eugenio Mazzarella dal titolo “Europa, cristianesimo, geopolitica”. Scritto prima che la guerra in Ucraina si prendesse la scena mondiale, non risente della impossibilità a nominarla. Sarà perché Mazzarella – tanto radicalmente cristiano quanto è professionalmente filosofo e appassionatamente poeta – sa da tempo, seguendo l’insegnamento di papa Francesco, che la terza guerra mondiale non tanto è un pericolo quanto è già in atto, e la si sta combattendo a pezzi, qua e là nel mondo.

Le recensioni di Italianieuropei

Per una storia del governo delle nazioni

di Giuseppe Iglieri

L’indagine e la scoperta dei modelli e delle metodologie di gestione dei sistemi governativi poste in essere nelle varie aree del pianeta ha sovente interessato il dibattito pubblico e il settore scientifico. Quest’ultimo in particolar modo in tempi recenti, si è trovato ad affrontare tale tematica attraverso una multiforme gamma di approcci. L’implementazione di un paradigma comparativo, inoltre, ha accompagnato un rinvigorimento dell’interesse degli studi storici nei confronti della struttura dei sistemi politici del Novecento, sia in ottica europea, sia su scala più ampia, grazie, in quest’ultimo caso, all’apporto del filone storiografico collaterale alla Global History.

Le recensioni di Italianieuropei

Il colonialismo dimenticato

di Federico Fornaro

Quanti libri di storia riportano che il colonialismo italiano iniziò nel 1882, quando il governo guidato da Agostino Depretis acquistò da un esploratore italiano, che a sua volta li aveva acquisiti per conto di una compagnia di navigazione con sede a Genova nel 1869, i diritti di gestione di un’area della baia di Assab, nel Mar Rosso, prospiciente al porto inglese di Aden?
Per alcuni, invece, questa è la data di inizio del breve periodo di “imperialismo informale” italiano, di natura commerciale a cui sarebbe seguita una ben più lunga stagione di “imperialismo formale”, con occupazioni stabili dei territori coloniali e conseguente imposizione di istituzioni importate dai colonizzatori.

Dizionario Civile

Pace

di Emma Fattorini

L’assenza di guerra è la definizione più riduttiva del concetto di pace, una condizione opposta allo stato di guerra in senso stretto: Stati, nazioni, popoli, gruppi etnici o religiosi che sia al loro interno sia verso l’esterno vivono “in condizioni di normalità”. Regolando i rapporti reciproci in comune accordo: «senza atti di forza, possono attendere al normale sviluppo della loro vita economica, sociale, culturale».
Eppure, fin dall’antichità, “pace” non significa solo assenza di guerra sia riguardo alle nazioni e sia nelle relazioni umane. Nel Novecento, specialmente dal secondo dopoguerra, una rete di organismi internazionali di garanzia, riconosciuti ed efficaci, insieme a un’adeguata difesa militare, nazionale e dell’Alleanza atlantica, avevano consentito una sicurezza globale.