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L’atlante di Bergoglio. Tra politica internazionale e politica planetaria

“È certo che l’attuale sistema mondiale è insostenibile”.1 È, questo, un perfetto incipit per un’analisi del pensiero internazionalistico di Francesco, tratto dalla sua enciclica sulla “cura” della “casa comune”, ma potrebbe rappresentarne anche una sintesi efficace, per quanto possa suonare poco rassicurante. In realtà, si tratta di una costatazione che, al contempo, lungi dall’essere scoraggiante, è un potente invito all’impegno, alla performatività degli enunciati nell’effluvio della retorica post pandemica e attinente al caos climatico.
La crisi della globalizzazione come illusione di una fittizia integrazione tecnocratica del mondo ha messo a nudo le insufficienze dei progetti di universalizzazione che non pongono al centro una concezione della vicenda sociale contemporanea fondata sul rispetto del molteplice, la considerazione delle diversità, la rilevanza della dignità delle persone.

Bergoglio e l’Europa

Non è compito facile individuare una dottrina organica di papa Bergoglio sull’Europa in quanto entità politicamente rilevante. Ma sono invece numerosissime le occasioni il cui il papa ha parlato di Europa e all’Europa. E lo ha fatto sia in occasione dei tanti incontri che ha avuto nel corso del suo mandato con leader politici europei, sia in occasione dei suoi viaggi pastorali in vari paesi del continente. Ma anche e soprattutto quando ha avuto modo di intervenire sull’Europa, sulle sue sfide e sui suoi problemi, in occasione di incontri solenni, con interventi articolati e focalizzati proprio sui temi sui quali la sensibilità del pontefice incontrava competenze e responsabilità europee.

 

Oceano Tevere. Il papato di Francesco e la politica italiana

Gli storici della DC non si sono particolarmente appassionati a spiegare – carte alla mano, e non con ipotesi convenienti o promittenti – se o quanto o come l’abisso che separa il destino della CDU tedesca (protagonista delle elezioni del 2021) da quello della sua omologa italiana (“dichiarata” sciolta nel 1994) abbia a che fare con la contiguità fra il partito cattolico, la Chiesa italiana e la stessa Santa Sede.1 Questione distesa su più decenni, assai distanti da questi anni Venti del secolo XXI, eppure non di poco conto per chi voglia provare a capire perché oggi il Tevere di Francesco è diventato grande come un oceano: privo di ponti, con affollate rive, tempestoso e navigato da sottomarini.

Il Papa “verde” contro il clima impazzito

Il 29 ottobre scorso in un messaggio per la BBC Radio 4 “Thought for the Day”, papa Francesco ha ancora una volta invitato il mondo a fornire “risposte efficaci” al cambiamento climatico al COP26 e offrire “una speranza concreta” alle generazioni future. Dopo un G20 centrato sulla sfida climatica, ma purtroppo molto diviso, e una COP26 a Glasgow ad alto rischio fallimento, il papa ha ancora una volta messo tutto il suo peso spirituale, politico, culturale nella battaglia per battere il clima impazzito; ha esortato il mondo a rispondere con visione e decisioni radicali, in modo da non “sprecare le opportunità” che le sfide attuali presentano, e affermando che siamo di fronte a una scelta: «Possiamo affrontare queste crisi ritirandoci nell’isolazionismo, nel protezionismo e nello sfruttamento» oppure possiamo vedere in esse «una reale possibilità di cambiamento».

Climate change: USA e Cina sorpassano l’Europa

Stati Uniti e Cina hanno sottoscritto, nel corso del summit dell’APEC tenutosi la scorsa settimana a Pechino, un accordo che impegna le due potenze a ridurre le emissioni di gas serra entro il 2025 (il 2030 per la Repubblica Popolare). Se l’intesa costituisce, pur con i suoi limiti, un’opportunità per la lotta al cambiamento climatico, essa sottolinea la perdita di egemonia dell’UE in questo campo cruciale.

Le prospettive per Copenaghen

I negoziati sul clima vivono un momento di stallo, che il prossimo summit di Copenaghen dovrà cercare di smuove­re, pena una pericolosa recrudescenza dello scenario del ri­scaldamento planetario. Tra le vie percorribili per il raggiun­gimento di un accordo globale, particolare rilevanza è rive­stita dai meccanismi di flessibilità (la possibilità per i paesi industrializzati di ottenere permessi di emissione su un mer­cato più ampio) e dal trasferimento tecnologico di meto­dologie estrattive alternative dai paesi ricchi ai paesi in via di sviluppo.

I cambiamenti climatici e il processo negoziale internazionale da Kyoto verso Copenaghen

Il tema dei cambiamenti climatici è una questione scottan­te sui tavoli dei decisori politici che cercano, con diverse vi sioni, di raggiungere a Copenaghen un possibile nuovo ac­cordo climatico da attuare dopo il 2012, alla fine del pri­mo periodo individuato dal Protocollo di Kyoto.

 

Verso Copenaghen: quali politiche per l'Italia?

L’Italia si trova tra i paesi in prima fila nella lotta ai cambia­menti climatici e tuttavia sembra presentarsi alla vigilia del-l’appuntamento di Copenaghen ancora priva di una stra­tegia complessiva entro cui si inquadrino singoli provvedi­menti e iniziative. Altri paesi europei, come ad esempio la Germania, affronteranno invece in maniera più consape­vole obiettivi e impegni globali e specifici per la propria co munità nazionale.

Cambiamento climatico: gli aut aut di Copenaghen

A oltre un decennio dal Protocollo di Kyoto le principali questioni relative al cambiamento climatico rimangono aper­te, a testimonianza della debolezza intrinseca dell’accordo del 1997. Prevedere l’esito della prossima Conferenza di Copenaghen sul clima è piuttosto arduo. Molto, in defini­tiva, sembra dipendere dalla possibilità che gli Stati Uniti siano disponibili alla sottoscrizione di un accordo legalmente te vincolante.

Copenaghen: davvero una questione di vita o di morte?

La prossima conferenza di Copenaghen, che coinvolgerà circa 200 paesi, ha come obiettivo la stipula di un accordo globale per la lotta contro i cambiamenti climatici. Tra gli strumenti a disposizione, in primo piano si collocano sen­za dubbio il coinvolgimento consapevole dei paesi emer­genti, l’individuazione delle quote di riduzione delle emis­sioni e la definizione di validi meccanismi di controllo e go­vernance, indispensabili per ricercare soluzioni condivise e strategiche per lo sviluppo futuro del pianeta.

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