Italianieuropei 3/2023
Italianieuropei 3/2023

In questo numero

La redazione di Italianieuropei, anche a seguito di alcune faziose ricostruzioni giornalistiche, ha deciso di rendere accessibili i contributi di tutti gli autori della rubrica: “BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale”, per rispetto degli autori stessi e dei nostri lettori.

BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale
C'è un gruppo di paesi, i cosiddetti BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che, con la scelta di dare vita a una grande banca multilaterale e promuovere in prospettiva scambi commerciali liberi dalla signoria incontrastata del dollaro, si fanno promotori di grandi cambiamenti che sono destinati a mutare radicalmente gli equilibri e i rapporti di forza nel corso dei prossimi decenni.

Berlusconi nella politica e nella società italiana Silvio Berlusconi emerge sulla scena pubblica italiana nel vivo di una crisi drammatica del nostro sistema democratico, e di quella stagione fu in un certo senso il frutto.


il Sommario

gli Articoli

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

Introduzione "Brics, alba di un nuovo ordine internazionale"

of Redazione

Pubblichiamo l’intervento del presidente del Brasile Luiz Inácio “Lula” da Silva alla sessione inaugurale del vertice di Johannesburg dei BRICS perché ci è parso significativo per comprendere quale sia la visione delle relazioni internazionali e quali gli obiettivi di un insieme di paesi che rappresentano ormai la realtà fondamentale del nuovo mondo che avanza. La riunione di Johannesburg e l’allargamento dell’organizzazione ad Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, nella prospettiva di un probabile non lontano nuovo allargamento, costituiscono gli eventi più importanti nello scenario internazionale di oggi.

 

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

Intervento al vertice BRICS di Johannesburg

of Luiz Inácio “Lula” da Silva

È una gioia tornare a Johannesburg, una città che è stata una tappa importante nella lotta contro l’apartheid e che continua a essere fon- te d’ispirazione per la lotta contro ogni forma di discriminazione e diseguaglianza.
L’ultima volta che ho partecipato a questo summit, nel 2010, ho avuto l’onore di accogliere, a Brasilia, i capi di Stato e di governo di Russia, India e Cina, oltre al Sudafrica come ospite. Appena un anno dopo, abbiamo confermato l’ingresso del Sudafrica nel primo ampliamento del nostro gruppo. La sua inclusione ci ha permesso di riflettere meglio la nuova configurazione del potere mondiale. Ne usciamo rafforzati.
Oggi rappresentiamo il 41% della popolazione e siamo responsabili del 31% del PIL mondiale a parità di potere d’acquisto. Ma ci troviamo di fronte a uno scenario più complesso rispetto a quando ci siamo riuniti per la prima volta. In pochi anni siamo passati da uno scenario di multipolarità benigna a uno che riprende la mentalità obsoleta della guerra fredda e della competizione geopolitica. Questa è una follia che genera grandi incertezze e corrode il multilateralismo. Sappiamo dove questo percorso può portarci. Il mondo deve capire che i rischi connessi sono inaccettabili per l’umanità. Non possiamo evitare di affrontare il principale conflitto attuale, che si svolge in Ucraina e ha effetti globali.

 

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

La frammentazione globale e il ruolo dei BRICS

of Paolo Guerrieri

L’attivismo dei BRICS, un raggruppamento di paesi costituito dalle cinque maggiori economie emergenti, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ha suscitato una crescente attenzione a livello internazionale nel corso dell’ultimo anno. Hanno lanciato un insieme di iniziative finalizzate ad offrire una piattaforma di cooperazione a molti altri paesi dell’area in via di sviluppo su un’ampia gamma di temi di grande rilevanza, dal cambiamento climatico alla governance globale, alla gestione del debito dei paesi più poveri. Tra i progetti, particolare rilevanza assume quello di dare nuova linfa alla Banca di sviluppo dei BRICS che è stata di recente ribattezzata Nuova banca di sviluppo (NDB) col mandato di colmare il divario di finanziamenti che penalizza i progetti di molti paesi emergenti e in via di sviluppo, soprattutto in tema di transizione climatica.

 

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

Il mondo della contrapposizione tra Global Rest e Global West

of Marco Carnelos

In questo primo scorcio del XXI secolo, il sistema di governance internazionale, quello lentamente codificato all’indomani del secondo conflitto mondiale e, più recentemente, nel periodo post guerra fredda, è sottoposto a una serie di sfide e tensioni del tutto inedite. Storia e natura si stanno rispettivamente riappropriando di loro specifiche prerogative nei confronti di un’umanità inebriata da un eccesso di fiducia nelle proprie capacità.
L’11 settembre 2001, con l’onda lunga delle interminabili guerre statunitensi in Asia occidentale, e la crisi finanziaria del 2008 hanno progressivamente inflitto un duro colpo alle fino ad allora indiscusse credibilità ed egemonia globale degli Stati Uniti d’America.

 

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

Il Brasile nei BRICS

of Francesca D'Ulisse

«Adesso l’America è, per il mondo, nient’altro che gli Stati Uniti: noi abitiamo in una sub-America, un’America di seconda classe, difficile da identificare. È l’America Latina, la regione delle vene aperte». Con queste parole Eduardo Galeano negli anni Settanta evidenziava la marginalità del continente latinoamericano nello scenario globale, quasi una “non identità” che era evidente fin dalla sua denominazione, perché nei paesi terzi riferirsi all’America significava riferirsi solo agli Stati Uniti e non all’intero continente. Sono passati cinquant’anni da quella frase e l’America Latina, seppur a fatica, è riuscita a ritagliarsi un suo spazio nel mondo anche grazie all’opera politica e allo sforzo economico di un paese tra tutti: il Brasile.

 

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

I BRICS, un utile framework per l’agenda globale della Russia

of Cristina Carpinelli

I BRICS hanno fatto nel tempo molta strada. Da quattro economie emergenti nel 2001 (Brasile, Russia, India e Cina), oggi costituiscono un gruppo solido, cui si è aggiunto il Sudafrica nel 2010. Le differenze tra questi cinque paesi sono notevoli, ma questo non ha impedito loro di approfondire i reciproci legami con incontri regolari a tutti i livelli, sino alla gestione congiunta di una banca multilaterale di sviluppo: la NDB-BRICS creata nel 2014. Ma quali sono gli interessi della Russia nel gruppo BRICS?
Pur essendosi intensificati negli anni i rapporti economici tra la Russia e gli altri paesi membri, ciò che più conta per il Cremlino è la dimensione politica del gruppo.

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

L’India e le relazioni bilaterali con i BRICS

of Sauro Mezzetti

La comparsa dei BRICS ha coinciso con una ridefinizione della politica estera indiana ed è stata il primo passo verso un ritorno con un ruolo di primo piano sugli scenari mondiali.
Dopo l’indipendenza la politica estera indiana era stata caratterizzata da un tentativo di giocare un ruolo globale, come leader dei paesi emergenti – in un mondo che si avviava velocemente verso un processo di decolonizzazione – e cercando di muoversi con autonomia rispetto ai blocchi che si stavano formando con l’avvio della guerra fredda. Il primo ministro indiano Pandit Nehru fu il più attivo promotore della nascita del movimento dei paesi non allineati, e anche di una forte politica di amicizia con la Cina popolare.

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

Multilateralismo, de-occidentalizzazione e bi-globalizzazione: qualche riflessione

of Alberto Bradanini

La tesi qui cautamente esposta muove dall’assunto che il mondo esterno a “The West” (da 6,5 a 7,2 miliardi d’individui, a seconda della “costellazione” di riferimento) è quanto mai eterogeneo. Una parte non è in grado di opporsi al dominio USA, una parte si posiziona bilanciata ma da posizioni gregarie, un’ultima parte gioca invece un ruolo da protagonista, nello sforzo di sottrarsi all’egemonia del sovrano imperiale. Alcuni di questi ultimi guardano poi a una prospettiva ideologicamente e istituzionalmente distinta da quella del politologo imperialista Francis Fukuyama, secondo il quale le nazioni sarebbero tutte destinate a precipitare nell’imbuto di democrazia liberale/economia di mercato: è solo questione di tempo.

Agenda. BRICS, l’alba di un nuovo ordine internazionale

La porta del continente africano

of Gianfranco Belgrano

Non aveva i numeri degli altri componenti dei BRIC, ma quando il Sudafrica nel 2011 entrò nell’alleanza che vedeva insieme due potenze con diritto di veto all’ONU (Russia e Cina), un altro gigante asiatico come l’India e, per l’America Latina, il Brasile, le idee su quale potesse essere il ruolo sudafricano erano già chiare. La S che trasforma i BRIC in BRICS è innanzitutto una porta di accesso al continente africano, ovvero al continente destinato a crescere più rapidamente a livello demografico e a svolgere un ruolo ancor più importante a livello economico.
Già nella conferenza stampa congiunta del terzo summit dell’organizzazione (il primo con il Sudafrica) fu l’allora presidente sudafricano Jacob Zuma a sottolineare i punti di forza del suo paese.

Focus. Berlusconi nella politica e nella società italiana

Il segno di una fase della storia del paese

of Massimo D'Alema

È ovvio che Giacomo Leopardi non avrebbe potuto prevedere l’avvento sulla scena pubblica italiana di Silvio Berlusconi. E tuttavia vi sono pagine nel suo “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani” che sembrano anticipare tratti fondamentali della personalità del leader recentemente scomparso. Così come quando il grande poeta e intellettuale descrive l’individualismo e il cinismo delle classi dirigenti del nostro paese, anche come frutto dell’assenza di uno Stato nazionale che ha caratterizzato a lungo la storia italiana. Molto più tardi il concetto di “familismo amorale” ha ripreso e ha arricchito questa interpretazione sui tratti fondamentali della borghesia del nostro paese.

Focus. Berlusconi nella politica e nella società italiana

Forza Italia e la politica secondo Berlusconi

of Mariastella Gelmini

Il giudizio sulla complessa figura di Silvio Berlusconi andrebbe affidato agli storici. Non sarà tuttavia impresa semplice: il presidente di Forza Italia ha esercitato fino alla fine un ruolo politico di assoluto rilievo e continuerà a scatenare, seppure in tono minore, le opposte tifoserie. Ciò allontana purtroppo – come hanno dimostrato le assurde e ingiustificate polemiche sui funerali di Stato – la condivisione di un’opinione più serena e obiettiva sul Berlusconi politico e uomo di Stato.
Anche i più accaniti detrattori dovrebbero oramai riconoscere che il ventennio berlusconiano non lascia – come troppo spesso è stato detto – ferite o danni all’assetto istituzionale e al paese. Berlusconi non è stato un usurpatore della democrazia ma un interprete della modernità e un precursore della nuova era della comunicazione politica.

Focus. Berlusconi nella politica e nella società italiana

Berlusconi e l’Europa

of Martin Schulz

Silvio Berlusconi è stato indubbiamente un protagonista negli ultimi trent’anni della politica italiana. Tuttavia, l’enorme risalto dato dalla stampa di tutto il mondo alla notizia della sua morte, spesso con articoli tutt’altro che lusinghieri, ci ricorda che il Cavaliere ha fatto parlare di sé ben oltre i confini nazionali.
Dalla creazione di Forza Italia, nel 1994, l’ascesa di Berlusconi, del suo partito, del suo modo di fare politica e gli enormi conflitti di interesse che ne sono scaturiti, hanno impresso tracce profonde anche in Europa. Da un lato, il primo partito-azienda è entrato prestissimo a far parte della famiglia dei Popolari europei (PPE), contribuendo a determinarne una mutazione genetica ancora in corso. Dall’altro, la combinazione del magnate multimilionario, del tycoon della comunicazione e del partito accentrato nella figura del leader, sostanzialmente inedita fino agli anni Novanta, è stata terreno fertile per i populismi di destra, ben oltre l’Unione europea, ed è stata senza dubbio di ispirazione per altri, Donald Trump in primis.

Focus. Berlusconi nella politica e nella società italiana

Il segno di Berlusconi sul sistema politico: non bipolarismo ma assenza della mediazione

of Michele Prospero

Silvio Berlusconi è, a suo modo, un leader anticipatore che ha esercitato un influsso sistemico non congiunturale. Con le sue gesta di magnate che occupa d’intuito un vuoto politico, egli estrapola, sul cadavere della partitocrazia, le forme di un neopatrimonialismo postmoderno (il partito è una cosa, una proprietà d’azienda). Sul piano politico, Berlusconi non ha inventato però il bipolarismo. Egli ha solo affinato sul campo la tecnica coalizionale a maglie larghe con la quale sarebbe stato più efficace affrontare una competizione con la inedita formula maggioritaria. Un andamento bipolare il sistema politico italiano l’aveva mostrato anche nel tempo della prima Repubblica.

Focus. Berlusconi nella politica e nella società italiana

Gli ingredienti del populismo berlusconiano

of Paolo Corsini

Anche all’indomani della morte Silvio Berlusconi ha continuato a suscitare controversie quanto al significato del suo ruolo nella vita pubblica del paese. Su di un solo aspetto della sua personalità tutti hanno convenuto e cioè che è stato un combattente mai domo. Giuste o sbagliate che siano state le sue battaglie. Divisivo anche sul piano di come si possono interpretare i valori della vita, l’etica personale, i criteri di misura del proprio successo. Sarà comunque la storia a offrirci un’interpretazione plausibile delle scelte da lui compiute, grazie a quel distacco dalle passioni cui i contemporanei non riescono a sottrarsi. Nel frattempo, su tutte, una cifra distintiva va sottolineata: quella di un Berlusconi leader populista, espressione di un populismo più evoluto a paragone di quello di altri, di un Umberto Bossi ad esempio.

Focus. Berlusconi nella politica e nella società italiana

Originalità e innovazione nella comunicazione di Berlusconi

of Emiliana De Blasio

Il 26 gennaio 1994, Silvio Berlusconi “scende in campo” con un video registrato di nove minuti e venticinque secondi, ormai famoso e che appartiene a buon diritto alla storia della comunicazione politica italiana (e forse non solo). Il video – com’è noto – si apriva con una sorta di “dichiarazione d’amore all’Italia” o almeno all’immagine che dell’Italia aveva Berlusconi. «L’Italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare».

I fatti. Mondo

Spagna, diga di contenimento della destra

of Luis Arroyo Martínez

La stessa domenica in cui si svolgevano le elezioni parlamentari del 23 luglio, in Spagna si continuava a prevedere una più che probabile vittoria dei conservatori del Partito Popolare (cosa che è effettivamente accaduta), e la formazione di un governo presieduto da Alberto Nuñez Feijóo, del PP, in coalizione con l’estrema destra di Vox (che non si è invece prodotta). I sondaggi avevano alimentato questo sentimento di inevitabilità, di cambio di ciclo, almeno dalla vittoria del PP alle elezioni regionali e comunali del maggio scorso. Sembrava una situazione senza rimedio: Pedro Sanchez, dopo cinque anni di governo socialista in coalizione con il partito alla sua sinistra, Unidas Podemos, avrebbe dovuto abbandonare la Moncloa, perché gli spagnoli avrebbero avvallato con il voto l’obiettivo etereo dell’opposizione conservatrice: derogare al sanchismo.

 

Le recensioni di Italianieuropei

Quale metamorfosi della globalizzazione?

of Anna Colombo

Il mondo è da tempo in preda a ricorrenti crisi sistemiche, siano esse di tipo economico, sociale, climatico o sanitario. L’ordine mondiale così concepito è ormai palesemente inadeguato a fornire risposte sostenibili. Le istituzioni internazionali, a partire dall’ONU, perdono autorevolezza tanto quanto le decisioni raggiunte, che spesso sono disattese o inefficaci.
In tale contesto il diritto internazionale appare quasi come un essere vivente messo all’angolo: inutilmente aggressivo e coercitivo, è sempre più debole e arrugginito. Come siamo arrivati a questo? E, soprattutto, quali e dove sono le piste per uscirne?
Alfredo D’Attorre, professore di Filosofia del diritto all’Università di Salerno, già deputato, attualmente anche responsabile cultura e università nel nuovo PD.

Dizionario Civile

Multilateralismo

of Alfredo Conte

Nella definizione classica degli studiosi di relazioni internazionali, il multilateralismo è “una forma di cooperazione fra almeno tre Stati”. Presa alla lettera, questa formulazione può essere letta come la trasposizione al diritto internazionale del brocardo tres faciunt collegium, descrittivo delle forme associative di diritto privato. E in effetti, per la pluralità delle parti che vi partecipano, il negoziato multilaterale si contrappone a quello bilaterale, che contempla non più di due parti contrapposte. A una lettura appena più approfondita, spicca il dato qualificante che contraddistingue il multilateralismo e ne costituisce il suo valore aggiunto: il suo tratto cooperativo.
Il multilateralismo, infatti, è un metodo prima ancora che una forma di associazione.