già ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, è deputato del Partito Democratico
Il paesaggio è sempre più minacciato da un’attività edificatoria intensa, di cui una parte non indifferente è costituita dall’abusivismo. Il cosiddetto decreto sblocca Italia, che è stato proposto con l’intento di far ripartire il paese, puntando anche sul rilancio dei settori edilizio e immobiliare, risulta però un tipico esempio di cattiva legislazione, nato sotto il segno dell’urgenza e approvato con un procedimento largamente derogatorio alle norme di better regulation. Cosa sarebbe invece necessario fare per ridare competitività all’Italia?
Primi ma non vincitori. Si potrebbe sintetizzare così l’esito, per il Partito Democratico, di una tornata elettorale che, in un certo senso, non ha deluso le attese. Doveva segnare un passaggio storico e lo ha fatto. Purtroppo, non nel senso che avremmo auspicato.
L’imminente appuntamento elettorale apre una pagina nuova della storia d’Italia. Chi si troverà a governare nei prossimi cinque anni avrà di fronte a sé il compito immane di ricostruire dalle fondamenta la vita politica di questo paese e riannodare i fili del suo tessuto economico e sociale.
Se l’Europa non è crollata, se abbiamo ancora una moneta unica, se la speculazione finanziaria non ha travolto il nostro paese (come invece è successo alla Grecia), se Draghi ha potuto esporsi con tanta fermezza in difesa dell’euro, se, insomma, il peggio sembra essere alle nostre spalle, ciò non signifi ca che ogni problema sia ora risolto. Al contrario, si staglia davanti a noi, nitida e imponente, una sfi da tutta politica: la costruzione dell’Europa come entità sovrana, come federazione degli Stati che ne costituiscono l’ossatura.
La massiccia partecipazione referendaria ha evidenziato la volontà della maggioranza del paese di rimettere al centro dell’attenzione il cittadino, la persona, con i suoi bisogni inalienabili, di colmare la distanza tra la politica e i cittadini.