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La nostra Costituzione, analogamente a quella di molti paesi dell’Europa continentale, risente di alcune scelte fondamentali operate in vari paesi nelle fasi costituenti successive alla seconda guerra mondiale, allorché si dovette rivisitare a fondo il precedente costituzionalismo liberaldemocratico. Già nei decenni precedenti alcuni paesi democratici avevano cominciato a modificare l’originario costituzionalismo, man mano che si affermava il faticoso processo di democratizzazione e di mutamento degli originari Stati liberali. Se, infatti, le vecchie carte costituzionali degli Stati del primo liberalismo (fra cui era lo Statuto albertino) erano funzionali all’egemonia di ridotti gruppi dirigenti, largamente insensibili alle esigenze egualitarie, e pertanto l’assetto dei poteri era assai sommario ed erano carenti le stesse tutele di molte situazioni soggettive, le successive faticose trasformazioni di alcuni Stati liberali avevano prodotto l’accrescimento notevole della partecipazione popolare e resi più complessi i circuiti decisionali, ma anche fatto emergere un progressivo gigantismo degli apparati burocratici e della finanza pubblica in relazione alle prime espansioni degli interventi pubblici nel sociale e nell’economia.
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