Italianieuropei 3/2021
Italianieuropei 3/2021

In questo numero

 

Quale regolazione | Dopo che per molti anni si è perseguito l'obiettivo di una riduzione dell'azione pubblica rispetto al mercato, oggi, alla luce anche dei rischi evidenti di una regolazione solo di mercato nella gestione della pandemia e dei suoi effetti, sono gli Stati nazionali che tornano ad essere protagonisti della ripresa economica e ad esercitare un ruolo primario di stimolo e di indirizzo. Occorre quindi chiedersi quale nuova regolazione immaginare per i rapporti tra Stato e mercato.  

L'Europa in prospettiva | Di fronte alla minaccia epocale della pandemia, l'Unione europea ha saputo reagire con decisione e coraggio, mettendo da parte, almeno temporaneamente, le rigidità che ne avevano per molto tempo frenato l'azione. L’UE è ora ad un punto di svolta decisivo, e se riuscirà a gestire una rapida e positiva fuoriuscita dalla drammatica crisi pandemica avviando una fase di crescita e sviluppo, potrà rafforzare in modo significativo l’area euro e il processo di integrazione. Cosa fare per evitare di perdere lo slancio dei mesi scorsi?

 

il Sommario

gli Articoli

Agenda. Quale regolazione

Un nuovo equilibrio tra Stato e mercato

di Redazione

Dialogo tra Pier Luigi Bersani, Gianluca Busilacchi, Roberto Gualtieri, Giuseppe Provenzano, Valeria Termini, Vera Zamagni.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha lanciato il più grande programma di investimenti pubblici dal tempo del New Deal rooseveltiano ai giorni nostri. Non limitandosi a questo egli ha sottolineato che il piano sarà finanziato non solo dall’aumento del debito pubblico, ma anche da una maggiore tassazione sulle imprese e sulla rendita finanziaria. Consapevole della difficoltà di tassare le grandi società multinazionali Biden ha proposto una soglia minima della tassazione sulle imprese a livello mondiale. Nei giorni scorsi il presidente ha messo in discussione la proprietà intellettuale delle grandi case farmaceutiche sui brevetti per i vaccini rispondendo così positivamente alla richiesta dei paesi più poveri.
Con grande determinazione gli USA si muovono sulla strada che, con maggiore timidezza, l’Unione europea aveva già intrapreso.

Agenda. Quale regolazione

Alla ricerca di uno Stato più regolatore e più ridistributore

di Franco Gallo

Direi che nell’attuale contingenza, anche e soprattutto a causa della pandemia, si sia un po’ tutti d’accordo sulla necessità di uno Stato più forte, erogatore di maggiori servizi sociali e prestazioni sanitarie e, insieme, finanziatore della ricerca, dell’innovazione e della formazione permanente. Dovrebbe essere uno Stato che, andando oltre la negativa congiuntura, si spogli dalla sua veste di leviatano burocratico e si richiami ai grandi valori di moralità collettiva e di rispetto della dignità umana.
Questo richiamo all’impulso morale e alla tensione etica dovrebbe essere messo al primo posto nella lotta alle sempre più crescenti diseguaglianze e dovrebbe tornare a essere un fattore irrinunciabile del progresso sociale e del vivere civile.

 

Focus. L’Europa in prospettiva

Verso una revisione della governance economica europea

di Irene Tinagli

Il dibattito pubblico sulla adeguatezza della governance economica europea è in corso praticamente da quando le regole sono state introdotte nella loro forma più rudimentale con il Trattato di Maastricht (1992) e – successivamente – con il Patto di stabilità e crescita (1997). Nel corso di questo quarto di secolo, studiosi e commentatori di varia estrazione culturale e di diverso orientamento politico si sono pronunciati con analisi critiche più o meno severe che hanno investito la natura delle regole, la loro reale applicabilità e la loro stessa necessità.

Focus. L’Europa in prospettiva

La democrazia in Europa

di Guy Verhofstadt

Ci eravamo abituati all’idea che la democrazia liberale fosse in pericolo, ma l’ammissione che anche i paesi europei avrebbero battuto in ritirata resta difficile da digerire. Tutti gli occhi sono puntati (e a ragione) sui vari leader autoritari che minano concretamente le istituzioni e i valori liberaldemocratici in molti paesi UE. Ma il senso di inquietudine generale di cui si alimentano è ancora più sconcertante, dal momento che è attualmente presente in tutte le democrazie. Le generazioni più anziane temono che il governo democratico, in un mondo aperto, non ne tuteli i valori. I millennials sono scontenti della democrazia, che ritengono lenta, antiquata e incapace di difenderne gli interessi.

Focus. L’Europa in prospettiva

In Europa tramonta il populismo?

di Brando Benifei

Nel racconto di quanto avvenuto in quest’ultimo frangente di storia del nostro pianeta, scriviamo oggi un capitolo che descrive una realtà profondamente mutata rispetto a quella che conoscevamo solo pochi anni fa. È stato un periodo durissimo, di grande dolore, di grave incertezza e instabilità, individuale e collettiva, economica e politica.
Avanzando come una mareggiata improvvisa e apparentemente inarrestabile, la pandemia da Covid-19 ha generato una crisi senza precedenti dai tempi del secondo dopoguerra e provocato dei cambiamenti di portata epocale, sia a livello macro che micro.

Focus. L’Europa in prospettiva

2020, l’anno della pandemia e della solidarietà

di Margarida Marques

Quando la pandemia da Covid-19 è arrivata in Europa non esisteva ancora un accordo tra Parlamento e Consiglio dell’Unione europea sul bilancio dell’UE per i sette anni successivi. Gli stessi membri del Consiglio dell’UE non avevano raggiunto ancora un consenso sul bilancio per il finanziamento delle priorità politiche dell’Unione, su cui si era invece già ottenuto il consenso.
In linea con la richiesta del Parlamento europeo, la Commissione ha rivisto la sua proposta per il quadro finanziario pluriennale 2021-27 (QFP 2021-27) al fine di assicurare la ripresa economico-sociale dell’Europa. Ma questo non bastava.

Focus. L’Europa in prospettiva

Senza i britannici, una svolta federale?

di Andrew Duff

L’Unione europea deve ancora fare i conti con la Brexit. Senza dubbio la gestione della secessione del Regno Unito è stata molto costosa a livello di tempo e di sforzi a partire dal 2015, quando il primo ministro Cameron lanciò la sua rinegoziazione dei termini di adesione della Gran Bretagna. Queste vicende ci hanno lasciato molto su cui riflettere: l’uscita non sollecitata dall’Unione europea di uno Stato membro ricco e potente segna la fine della classica strategia di espansione e armonizzazione fra i paesi, formulata per la prima volta in occasione del vertice dell’Aia del 1969. La Brexit ha sconvolto la missione storica dell’Unione europea, quella di formare una «unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa», che sembra oggi impossibile.

Focus. L’Europa in prospettiva

Il crocevia dell’economia europea

di Paolo Guerrieri

L’UE è di fronte a un punto di svolta decisivo, come già avvenuto altre volte nella sua storia. E non vi sono dubbi che la posta in gioco sia in questa occasione davvero elevata. Se l’Unione riuscirà a gestire una rapida e positiva fuoriuscita dalla drammatica crisi pandemica avviando una fase di sviluppo, questo rafforzerà in modo significativo l’area euro e il processo di integrazione europea. In alternativa, di fronte a difficoltà persistenti e al riprodursi delle divisioni e divergenze del passato, tra e all’interno dei paesi, il rischio di frammentazione e addirittura di implosione dell’Unione potrebbe divenire una concreta possibilità.

Focus. L’Europa in prospettiva

Quali condizioni per un maggiore ruolo internazionale dell’Unione Europea?

di Ferdinando Nelli Feroci

Al momento del suo insediamento, nell’autunno 2019, la nuova Commissione aveva proposto un programma di lavoro ambizioso e impegnativo: contrasto del cambiamento climatico e transizione energetica (il Green Deal); più digitalizzazione; più investimenti in infrastrutture fisiche e immateriali; più attenzione alla dimensione sociale; un’autentica politica migratoria comune. Ma aveva anche evocato la necessità di sviluppare una dimensione geopolitica, con l’ambizione di riportare l’Europa al rango di protagonista della governance globale. Poi è arrivato il Covid, che ha colpito pesantemente l’Europa e ha modificato il programma e l’agenda della UE.

Focus. L’Europa in prospettiva

Per una circoscrizione elettorale paneuropea

di Domènec Ruiz Devesa

Il Parlamento europeo ha già avviato i lavori per proporre una riforma della legge elettorale europea in modo che idealmente possa essere applicata già per le elezioni del 2024: un’iniziativa legislativa di cui ho l’onore di essere il relatore.
Esistono molti motivi per cui questa riforma è auspicabile, dopo quella intrapresa nel 2015 e che finora non è entrata in vigore. Da un lato, le elezioni del Parlamento europeo continuano a non avere una procedura elettorale uniforme, come sarebbe invece possibile secondo il Trattato, il che genera una serie di difformità significative, ad esempio quando si tratta di presentare le candidature, che rispondono a requisiti diversi nei diversi Stati, o in merito alla durata della campagna, ai giorni scelti per le votazioni, ai metodi di attribuzione dei seggi, all’età per esercitare il suffragio attivo e passivo ecc.

Le persone. Parliamo di lui/lei

La Russia oltre Putin

di Cristina Carpinelli

Due eventi recenti hanno posto sotto i riflettori la Russia di Putin: la riforma costituzionale del 2020 e la pandemia da Covid-19. La prima ha ridisegnato l’architettura politico-istituzionale, maturata nel corso del ventennio putiniano, i cui pilastri sono il primato della democrazia sovrana e l’affermazione di parametri di civiltà deputati a divenire negli anni a venire il leitmotiv della politica interna ed estera della leadership russa. La seconda ha pesantemente impattato sul corso politico-economico, presentandosi come una sfida titanica per Putin e il suo sistema di potere.

Le recensioni di Italianieuropei

Sulla poliedricità del populismo

di Rosy Bindi

Il volume di Paolo Corsini offre una puntuale e documentatissima ricognizione di un tratto ineludibile alla comprensione non solamente politica della nostra epoca. L’autore si muove lungo tre linee di ricerca, quella propriamente storica, quella teorica e quella più politica, che insieme danno conto della complessità e “poliedricità” della categoria del populismo, delle sue multiformi manifestazioni e dei suoi diversi interpreti.
Un percorso di conoscenza che incrocia la dimensione del tempo, dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Ottanta del secolo scorso fino ai nostri giorni, drammaticamente segnati dalla pandemia globale; e quella dello spazio, passando dalla Russia agli Stati Uniti, dall’America Latina alla Francia e all’Italia.

Le recensioni di Italianieuropei

Magri e il suo peculiare modo di essere comunista

di Aldo Garzia

Il libro di Simone Oggionni, “Lucio Magri. Non post-comunista, ma neo-comunista”, pubblicato da Edizioni Efesto, ripropone la discussione sulla radiazione dal PCI del Manifesto (nelle celebrazioni sul centenario di quel partito si dimentica spesso il “caso” del 1969) e sul percorso teorico/politico di Lucio Magri (Ferrara 1932-Bellinzona 2011), che fu uno dei leader di quel gruppo. L’onda lunga del 1968 studentesco e del 1969 operaio apparve ai promotori del mensile “il manifesto” – Magri ne fu direttore con Rossana Rossanda – l’occasione giusta per proporre al Partito comunista l’opportunità di una discussione sul neocapitalismo italiano negli anni del boom economico, sulle esperienze e i limiti evidenti delle società del “socialismo reale” a iniziare dall’URSS (era in corso la crisi cecoslovacca) e sulla “forma partito” in una società che andava mutando socialmente a grande velocità e di cui il PCI faceva fatica a prendere le misure.

 

Le recensioni di Italianieuropei

Cinquant’anni di Cina. Storie di un paese che si apre al mondo

di Barbara Alighiero

Un po’ romanzo, con suggerimenti autobiografici, ma soprattutto analisi accurata e documentata di cinquant’anni di Cina, un paese che Romeo Orlandi – è evidente – conosce molto bene. E racconta con precisione di particolari, giostrandosi tra argomenti sociali, politici, economici, ma con il tocco di leggerezza dato dalle storie personali dei tanti personaggi di diverse nazionalità, inventati e reali, che da quattro continenti si incontrano a Pechino. Cina caput mundi: nei primi decenni delle tante rivoluzioni di Mao Zedong come modello di un nuovo socialismo alternativo a quello sovietico, e poi negli anni delle riforme di Deng Xiaoping, esempio di un processo di sviluppo esclusivamente cinese. Prima, esportando solo la rivoluzione, poi il tutto, o quasi, che arriva sui mercati del mondo intero.

Le recensioni di Italianieuropei

Responsabilità

di Vannino Chiti

Il termine “responsabilità” compare nel dibattito politico in tempi piuttosto recenti: nel 1788 ad opera di Alexander Hamilton, considerato uno dei fondatori degli Stati Uniti, nella raccolta di scritti “The Federalist”. È usato per indicare la responsabilità dei governi costituzionali, che devono agire sotto il controllo dei cittadini e in funzione del loro bene. Si collega perciò ai temi della libertà, di un ordinamento democratico e al senso civico dei cittadini. Mi pare corretto inquadrare la “responsabilità” nel nostro tempo: all’interno dei valori della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani. In questi fondamenti della nostra convivenza diritti e doveri sono due facce della stessa medaglia e la responsabilità, individuale e collettiva, è ciò che li unisce. Come possiamo affermarli nell’era della rivoluzione informatica e della globalizzazione neoliberista? Non è scontato.