Stefano Fassina

Stefano Fassina

è deputato di Liberi e Uguali.

Sovranità costituzionale, bussola per una navigazione difficile

Non siamo in una fase ordinaria. I problemi, in politica come nella vita, vanno affrontati. Se rimossi, ritornano. È tempo di verità ama-re, purtroppo. Ma non di disperazione. Non di rassegnazione. Siamo in una fase dove, prima dei punti programmatici, anche prioritari, vanno riconosciuti i nodi sistemici, di quadro storico-politico. Prima delle policies, va condivisa un’analisi e vanno reimpostate le coordi-nate culturali e politiche per la controffensiva.

Si è chiuso un ciclo storico. Il post ‘89 doveva essere la “fine della Storia”, il trionfo delle liberal-democrazie rimaste senza alternative di sistema. Invece, è stato un “trentennio inglorioso”, caratterizzato in tutte le “economie mature” da due fatti interconnessi: da un lato, la dismissione dei principali strumenti regolativi dello Stato nazionale e, conseguentemente, la marginalità politica, finanche la scomparsa, di tutti i partiti della famiglia socialista europea (a parte, non a caso, il Labour rigenerato culturalmente prima che politicamente come sinistra nazionale e popolare da Jeremy Corbyn);

Titanic Europa?

La ricetta del mercantilismo liberista imposta dai conservatori nordeuropei, raccomandata dalle istituzioni dell’UE e fatta propria da ampie fette della sinistra politica e sindacale, non sta producendo alcun miglioramento della situazione economica complessiva. Austerità cieca e inseguimento disperato del pareggio di bilancio stanno generando invece recessione, disoccupazione, aumento del debito pubblico e aggravamento degli squilibri macroeconomici tra le aree della moneta unica. Così non solo si minaccia la tenuta del progetto europeo, ma si compromettono la civiltà del lavoro e la democrazia delle classi medie che sono il più grande successo dell’Europa del dopoguerra. È necessario correggere subito la rotta, per non andare a sbattere.

Cambio di stagione

La crisi economica globale ha fatto emergere prepotentemente gli squilibri presenti nell’eurozona sin dal momento della sua costituzione, di fronte ai quali la miopia politica, il corporativismo cieco degli interessi forti e la rigidità ideologica di larga parte delle tecnocrazie hanno portato a estendere all’eurozona la via mercantilista della Germania. In tal modo non solo si sono accentuati gli squilibri economici interni all’area, ma si è aggravata la recessione e sono aumentati il debito pubblico e la disoccupazione. È giunto ora il momento di invertire la rotta.

Il PD e il governo Monti

La conclusione forzosa dell’esperienza berlusconiana ha aperto la strada a un grande cambiamento, a un futuro che può assumere però tratti tanto regressivi quanto progressivi. Il governo Monti è lo strumento emergenziale messo in campo per gettare le basi di questa ricostruzione, della nascita di una terza Repubblica lungo l’asse di un bipolarismo mite che corra nel solco della migliore tradizione europea.

Europa-Italia. Un progetto alternativo per la crescita

Il Dipartimento Economia e Lavoro del PD in collaborazione con la Fondazione Italianieuropei ha redatto un Programma Nazionale di Riforme dell’Italia. Il documento propone una strada percorribile orientata alla valorizzazione del lavoro per uno sviluppo sostenibile sul piano macroeconomico, sociale ed ambientale in Europa ed in Italia. | di Stefano Fassina

Il binario morto del federalismo

Nella storia recente del nostro paese federalismo e berlusconismo si sono sovrapposti, a tratti avvicendati, nel tentativo di dare una risposta corporativa ai problemi dell’Italia. Che ne sarà del federalismo dopo Berlusconi? Continuiamo con Stefano Fassina la riflessione sul federalismo avviata dall’articolo di Vasco Errani.

G8: l'agenda riformista per le democrazie delle classi medie

Presupposto fondamentale per uscire dalla crisi in corso è la ridefinizione della governance globale, sia in termini di politics che di policies. Su entrambi questi fronti il G8 può giocare un ruolo importante, da un lato avviando un processo che porti al suo stesso superamento in favore del G20, dall’altro operando nel senso di un riequilibrio macroeconomico globale fondato su una migliore perequazione economica e sociale a livello nazionale.

Wall Street e le democrazie delle classi medie

Alla base della crisi finanziaria c’è la lunga stagnazione dei redditi delle classi medie, “costrette” ad indebitarsi per mantenere status e prospettive. Le forze conservatrici hanno tentato di superare le difficoltà del welfare State con la welfare finance. La sfida riformista è portare la politica alla dimensione globale dell’economia per ricostruire le democrazie delle classi medie.

La fragile egemonia dei repubblicani, il futuro dei democratici

Il 2 novembre del 2004 si consolida negli Stati Uniti un ciclo repubblicano: il ciclo iniziato a metà degli anni Sessanta in reazione ai mutamenti culturali e sociali e alle connesse scelte della leadership democratica (tra cui: la legislazione per l’interruzione di gravidanza; l’universalizzazione dei diritti civili; l’introduzione dell’assistenza sanitaria pubblica; il potenziamento della scuola pubblica). La lettura dei risultati elettorali (e dei mutamenti di identificazione politica) non solo ultimi, ma dell’ultimo quarto di secolo, supporta l’interpretazione ciclica. Nel 1980 si apre la fase Reagan-Bush. Nel 1992, con la leadership innovativa di Clinton, il Partito democratico rientra in gioco, ma subisce una netta sconfitta nel 1994, quando il Partito repubblicano dell’ultra-conservatore Newt Gingrich conquista la maggioranza al Senato (52 a 48) e alla Camera (dove i democratici perdono 54 rappresentanti e diventano minoranza per la prima volta dopo 40 anni).

 

Burro e fucili? Le prospettive economiche e la politica estera degli Stati Uniti

La politica economica e, quindi più in generale, la politica degli Stati Uniti sono su un sentiero di insostenibilità. Non vi sono molti dubbi in proposito. Non solo da parte di autorevoli soggetti di orientamento democratico (Center for American Progress, Center for Budget Policy and Priorities, Economic Policy Institute) o di istituzioni indipendenti (La Federal Reserve, il Fondo Monetario Internazionale, Congressional Budget Office, Brookings Institution, Concorde Coalition, centri di ricerca accademici).

 

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