Massimo D'Alema

Massimo D'Alema

Presidente della Fondazione Italianieuropei.

Third International Forum on Democracy: The Shared Human Values – March 20th - Beijing

Pubblichiamo il discorso che il presidente Massimo D'Alema ha tenuto a Pechino il 20 marzo 2024 in occasione del Terzo Forum Internazionale: "I valori umani comuni".

Chi crede come me nei valori della democrazia dovrebbe anche sapere che la logica della guerra fredda e della sfida ideologica non favorisce la circolazione delle idee e il dialogo nel quale diverse civiltà e culture si influenzano l’una con l’altra. Finisce al contrario per determinare una rigidità che non favorisce certo l’affermazione dei diritti umani e dei principi democratici.

Il segno di una fase della storia del paese

È ovvio che Giacomo Leopardi non avrebbe potuto prevedere l’avvento sulla scena pubblica italiana di Silvio Berlusconi. E tuttavia vi sono pagine nel suo “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani” che sembrano anticipare tratti fondamentali della personalità del leader recentemente scomparso. Così come quando il grande poeta e intellettuale descrive l’individualismo e il cinismo delle classi dirigenti del nostro paese, anche come frutto dell’assenza di uno Stato nazionale che ha caratterizzato a lungo la storia italiana. Molto più tardi il concetto di “familismo amorale” ha ripreso e ha arricchito questa interpretazione sui tratti fondamentali della borghesia del nostro paese.

Dopo la sconfitta, la rinascita di una comunità politica

La destra ha vinto. Era un risultato atteso, ma non per questo meno scioccante per tanta parte del nostro paese e della opinione pubblica internazionale. La vittoria della destra non è il frutto di una travol­gente onda di consenso popolare. La coalizione guidata da Giorgia Meloni ha raccolto esattamente la stessa quantità di voti che aveva raccolto nel 2018. Ma ci sono tre differenze importanti. Anzitutto, che il consenso si è concentrato su Fratelli d’Italia, che ha compiuto un balzo dimezzando la consistenza di tutti i suoi alleati.

Enrico Berlinguer, 100 anni

Per chi ha conosciuto Enrico Berlinguer e lo ha vissuto come una guida nel corso della sua giovinezza, ricordarlo non è soltanto un dovere ma è anche l’occasione per ripensare a una personalità straordinaria in grado di trasmettere un messaggio anche al mondo di oggi.
Egli è stato uno dei maggiori protagonisti della storia dell’Italia repubblicana e, certamente, nella generazione che venne dopo quella dei padri fondatori è stato, insieme ad Aldo Moro, il protagonista più significativo.

Per un programma di fine legislatura

Per quanto l’ansia di produrre continuamente delle novità costitui-sca ormai una inquietante patologia della politica italiana, vi sono tuttavia dei rituali che finiscono per ripetersi sempre in modo uguale o quasi. Fra questi certamente uno dei riti che suscitano maggiore interesse è la preparazione della elezione del capo dello Stato. Le tensioni, le manovre, i veleni, l’accavallarsi delle candidature (per lo più improbabili) costituiscono la passione del giornalismo “retroscenista” e attirano l’interesse, sempre più oramai distratto, della opinione pubblica. Certo la vigilia del voto per il tredicesimo presidente sembra essere particolarmente sofferta e incerta. Anche per questo, forse, le manovre sono iniziate con tanto anticipo, accavallandosi alla discussione sulla legge finanziaria, introducendo così incognite in un momento assai delicato e importante della vita del paese.

Quale mondo nuovo dopo la pandemia?

Sarà la pandemia l’evento traumatico che ci aiuterà a cambiare il mondo? “Vulnerabili” di Vittorio Emanuele Parsi ci porta nel cuore della crisi attuale. Ci aiuta a coglierne l’inedita portata e a valutarla non solo per le sue evidenti e drammatiche conseguenze, ma anche come straordinaria occasione per imprimere un cambiamento radicale nella politica e nella vita delle persone. Voglio dire subito che il libro coinvolge anche perché scritto non solo con il rigore dello studioso ma anche con la passione civile del militante. Di un intellettuale che milita a favore della speranza e che ritiene che possa aprirsi una nuova stagione, lasciandoci alle spalle quella del rancore. Confesso che – anche per la passione, pure in questo caso, comune – le metafore legate al mare e al vento rendono il ragionamento particolarmente persuasivo.

Le sfide per l'America dei democratici

Il 30 giugno 2004 si svolse, nella sede della Fondazione Italianieuropei, un seminario a porte chiuse tra alcuni consiglieri del candidato democratico alla presidenza americana John F. Kerry e alcuni esponenti della sinistra riformista europea. Tra gli europei ricordo Antonio Guterres, attuale segretario generale delle Nazioni Unite, Dominique Strauss-Kahn, il presidente di Policy Network Roger Liddle, oltre a Giuliano Amato e io. Tra gli americani John Podesta, ex capo di gabinetto di Bill Clinton e presidente del think tank democratico Center for American Progress, Ronald Asmus, consigliere di politica estera di Kerry, Will Marshall e Tony Blinken.

Una strada per la sinistra

Scriviamo mentre ancora sono accesi gli ultimi fuochi della guerriglia che Donald Trump ha scatenato contro il risultato elettorale e contro i principi della democrazia americana. Ma ormai il mondo ha preso atto dello scenario nuovo determinato dalla vittoria di Joe Biden e Kamala Harris e si interroga su quali cambiamenti potranno determinarsi nella politica americana. È difficile pensare, e su questo concorda la maggioranza degli osservatori, che possa esservi un mutamento radicale delle politiche americane verso la Cina e la Russia.

Dopo la pandemia, i nuovi equilibri internazionali

La bufera del coronavirus ha scosso il mondo. Nulla – si dice – sarà come prima. (…) Anzitutto perché questa crisi ha un’inedita dimensione antropologica. La pandemia minaccia la salute e la vita delle persone, sconvolge le abitudini e gli stili di vita di miliardi di esseri umani, cambia radicalmente le relazioni interpersonali e il rapporto con il lavoro. In secondo luogo perché (…) colpisce l’economia reale e il lavoro e non soltanto la finanza.

Alla ricerca di un nuovo ordine globale

«Grande è la confusione sotto il cielo» diceva Mao Zedong, per concludere in modo inatteso: «e quindi la situazione è eccellente». Non credo che Mao amasse la confusione, ma certamente vedeva nel caos della società cinese, all’inizio degli anni Sessanta, l’espressione di un moto rivoluzionario di cui erano protagonisti soprattutto i giovani. Quel moto, la rivoluzione culturale, aveva un obiettivo chiaro, indicato dallo stesso presidente Mao: “bombardare il quartier generale”, cioè abbattere il potere tradizionale cinese rappresentato dalla struttura del Partito Comunista Cinese.