Franco Venturini

Franco Venturini

è editorialista del «Corriere della Sera»

I "Tre grandi" e la scommessa europea

La politica europea del governo Berlusconi fu viziata sin dall’inizio da un grave errore di prospettiva: il convincimento che migliorando ulteriormente i già ottimi rapporti con gli Stati Uniti l’Italia avrebbe avuto una carta in più da giocare sul tavolo degli equilibri europei. La tesi di fondo dell’ex presidente del consiglio, resa ancor più esplicita da una concezione fortemente personalistica dei rapporti internazionali, aveva già mostrato la sua scarsa validità prima che la vicenda irachena ponesse proprio i rapporti con Washington al centro delle scelte europee, decretando la spaccatura dell’Unione. Ma certo l’Iraq contribuì, soprattutto dopo la sconfitta elettorale di Aznar in Spagna, a isolare l’Italia dalla Francia e dalla Germania, mentre con Londra rimaneva un dialogo proficuo che tuttavia non doveva (né poteva) in alcun modo minacciare il tradizionale rapporto privilegiato tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. È stato in questa cornice colpevolmente sfavorevole che l’Italia, nell’arco del quinquennio di governo berlusconiano, ha progressivamente perso posizioni (malgrado un turno di presidenza europea senza infamia e senza lode), fino al sostanziale abbandono di ogni capacità di iniziativa in sede europea.