è Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
L’esito dell’accordo raggiunto lo scorso luglio in Marocco sotto l’egida delle Nazioni Unite non è ancora definito: diversi sono i nodi da sciogliere e non è chiaro se tutte le fazioni che costituiscono il complesso spettro politico libico riusciranno a trovare un terreno comune sul quale costruire un governo di unità nazionale. Eppure è evidente che l’unico modo di affrontare la drammatica crisi libica è quello della diplomazia e della politica. La comunità internazionale e, in particolare, l’UE giocano un ruolo fondamentale e hanno il dovere e l’interesse a trovare una soluzione affinché il paese sia pacificato e non si verifichi invece un effetto di spill-over sugli Stati confinanti e sull’intera regione. Ma il futuro della Libia è soprattutto nelle mani dei libici. Senza di loro non sarà possibile raggiungere alcun accordo e non sarà possibile gestire i movimenti migratori che dal paese nordafricano defluiscono verso l’Europa.