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Italia, Europa e Mezzogiorno, a partire dalla demografia

I libri a tesi, diciamolo, hanno stancato. In un mondo di battute su tweet e liti in televisione – in cui essere assertivi e ripetere pochi scarni concetti è inevitabile – almeno i libri dovrebbero custodire quell’antica arte umana dell’argomentare, del cercare una possibile interpretazione della realtà, magari proprio per provare a cambiarla, la realtà. Invece, sempre più spesso, ci si deve confrontare con libri a una dimensione, il cui scopo è sostenere una tesi eludendo, oppure irridendo, ogni possibile diversa valutazione. Come se un libro fosse un tweet con molti più caratteri.

Giustizia

Questa voce del “Dizionario civile”, dedicata alla giustizia, difficilmente può sfuggire al cinquantenario di “Una teoria della giustizia” di John Rawls, l’opera del 1971 con cui il filosofo politico di Harvard ha finito per creare un vero e proprio paradigma. La sua imponente costruzione teorica è nata in alternativa alla prospettiva largamente dominante nella teoria politica, che consisteva in una qualche forma di utilitarismo. L’idea di base dell’utilitarismo vecchio e nuovo coincide con la massimizzazione del benessere collettivo o dell’utilità sociale come base della giustificazione e della legittimità della politica e delle politiche. A questa idea Rawls contrappone una concezione di giustizia radicalmente alternativa, che si avvale di una originale riabilitazione della tradizione del contratto sociale, una tessera del mosaico della nostra recente modernità.

La logistica nel Sud e per il Sud

La modificazione dei processi produttivi degli ultimi anni ha portato a un cambiamento del concetto stesso di logistica, che da interna all’azienda si è trasformata in territoriale. L’Italia e, in particolare, il Mezzogiorno potrebbero approfittare delle opportunità offerte dall’essere al centro del Mediterraneo e di un flusso intenso di scambi commerciali puntando su una nuova politica nazionale della logistica che valorizzi i porti del Sud e li metta in condizione, attraverso interventi infrastrutturali e la creazione di Zone economiche speciali, di diventare attraenti e preferibili rispetto ai loro competitor.

Il Mezzogiorno in grado di cambiare

C’è un paese che viaggia a due velocità diverse e in cui aumenta sempre più il divario economico tra Nord e Sud. C’è però anche un Sud capace di farsi artefice del proprio destino, come dimostrano i casi della prima giunta Bassolino a Napoli e della primavera pugliese, e di dimostrare che la sua storia, fatta di scelte sbagliate e di classi dirigenti inadeguate, può essere cambiata.

Qual è la direzione? Per una critica non moralistica delle classi dirigenti meridionali

In molti considerano la bassa qualità della sua classe dirigente un elemento determinante del sottosviluppo del Mezzogiorno. E se, invece che una causa del malessere del Sud, gli atteggiamenti delle classi dirigenti meridionali fossero l’effetto di una condizione strutturale, socioeconomica e politica del Meridione, rispetto alla quale gli attori mettono in atto delle strategie di ripiego, spesso perverse? In quest’ottica, poiché la struttura è determinata anche dalle visioni che si hanno del mondo, è fondamentale capire quali siano quelle espresse da chi è alla testa del Mezzogiorno.

Meridione, dove si concentra la povertà

Benché la povertà si concentri prevalentemente nel Mezzogiorno di Italia, essa si manifesta nel quadro di un modello unitario le cui principali connotazioni sono il carattere familiare, la trasmissione intergenerazionale e le condizioni di partecipazione (o mancata partecipazione) al mercato del lavoro. In Italia la lotta alla povertà si è limitata a misure che non hanno potuto dispiegare in pieno i loro effetti sia per il carattere “sperimentale” sia per la progressiva contrazione delle risorse destinate alle politiche sociali. È invece opportuno introdurre in tempi rapidi, sul piano nazionale, misure atte a garantire a tutti il diritto a una vita dignitosa, come sancito, peraltro, dalla nostra Costituzione, lasciando alle Regioni i compiti di programmazione, valutazione di impatto e coordinamento.

L'implosione demografica del Sud

Il Mezzogiorno ha tradizionalmente rappresentato una riserva demografica per l’Italia e, nei decenni passati, la fecondità, pur declinando, è rimasta al di sopra della media nazionale. A partire dal 1995 tale tendenza ha cominciato a invertirsi, fino al sorpasso avvenuto nel 2006, quando per la prima volta la fecondità al Nord ha superato quella al Sud. Le dinamiche che nel Mezzogiorno hanno condotto a questo rovesciamento vanno dalla minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro alle difficoltà dei giovani a trovare impiego e, di conseguenza, a metter su famiglia, alla necessità sempre più frequente di cercare fortuna all’estero. Bassa natalità e forte mobilità delle nuove generazioni sono alla base del fenomeno del degiovanimento, che rischia di avvitare il Meridione in una spirale senza ritorno. Per invertire la rotta prima che sia tardi, è necessario promuovere un modello sociale che rimetta al centro le persone.

La crisi (pianificata) dell'università si vede meglio da Sud

L’università italiana è tra le ultime in Europa per finanziamenti e per numero di iscritti e laureati, ricercatori e dottori di ricerca. Il quadro, già fosco, si incupisce quando ci si concentra sulla situazione delle università del Sud, sempre più penalizzate da criteri per la distribuzione delle risorse ideati per premiare le realtà con le performance migliori. Quale sviluppo possiamo immaginare per il paese e per il Mezzogiorno senza puntare sull’istruzione superiore e la ricerca?

La desertificazione industriale del Mezzogiorno

Problemi di natura tanto strutturale quanto congiunturale hanno causato nel Mezzogiorno un fortissimo ridimensionamento della base industriale e un’incapacità cronica di generare reddito e posti di lavoro. Questa tendenza alla desertificazione dell’industria può essere affrontata soltanto attraverso un’ottica di sistema, dando cioè un’impronta meridionalistica alle politiche nazionali e ripristinando a tale proposito il ruolo degli investimenti pubblici. Ma perché questi interventi siano davvero efficaci occorre anche assicurare la certezza del diritto e il rispetto della legalità, perché un’economia onerosa e poco trasparente non attirerà mai investitori.

Servizi di qualità per lo sviluppo del Mezzogiorno

La teoria e la ricerca empirica rivelano quanto l’azione per lo sviluppo comprenda anche l’impegno per la salvaguardia e il progressivo miglioramento dei servizi pubblici di cittadinanza piena, essendovi validi motivi storici, teorici e di esperienza che indicano questa direzione come cruciale e da considerarsi complementare e di supporto indispensabile a buone politiche di promozione diretta dell’attività economica e dell’innovazione. Anche il progresso del Mezzogiorno passa per una buona presenza dello Stato ordinario nell’organizzazione di servizi pubblici fondamentali, unita a uno sforzo significativo di promozione diretta dello sviluppo economico.

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