Tiziana Bertaccini

Tiziana Bertaccini

insegna Storia e istituzioni delle Americhe all’Università di Torino.

Le contraddizioni del progressismo conservatore latinoamericano

Il nutrito dibattito accademico sul famoso “giro a sinistra” del XXI secolo ha messo in luce, al di là delle differenti interpretazioni, un universo progressista latinoamericano caratterizzato da una eterogeneità di esperienze che rende riduttivo agglutinare in semplici caratterizzazioni dicotomiche tra una sinistra socialdemocratica, moderna e riformista, e una destra nazionalista, chiusa, radicale e neopopulista, sebbene nel ciclo politico della cosiddetta “marea rosa” si possano ravvisare tendenze regionali e un orizzonte comune.1 Significativa a tal riguardo è la proliferazione di definizioni su questi governi: post neoliberali, progressisti, neodesarrollistas, populisti.
La vittoria elettorale delle nuove sinistre ebbe inizio nel contesto della cosiddetta “media decada perdida” (1998-2003), in un contesto di crisi economica, di innalzamento degli indici di povertà come conseguenza delle politiche neoliberali degli anni Ottanta-Novanta, di intensa mobilitazione sociale e di una forte crisi di rappresentanza.

López Obrador e la vittoria della sinistra in Messico

La prima domenica di luglio si sono tenute le più grandi elezioni della storia del Messico che hanno chiuso il primo ciclo della riforma elettorale del 2014.1 Circa 88 milioni di messicani sono stati chiama­ti a votare per il rinnovo dell’esecutivo e del Congresso e sono state celebrate elezioni locali in 30 delle 32 entità federative e 9 governatu­re statali. Le elezioni del 2018 sono classificabili come le più violente della storia per il grado di aggressività politica che ha pervaso il paese mietendo un centinaio di vittime fra politici e candidati locali in un contesto di generale aumento della criminalità che ha superato perfino gli anni più drammatici della guerra al narcotraffico.