Italianieuropei 5/2017
Italianieuropei 5/2017

In questo numero

Questo numero è quasi interamente dedicato alla sinistra. Inizia, con l’editoriale di Massimo D’Alema, che dopo il voto tedesco conferma la crisi del socialismo europeo ma nega la sua scomparsa. Dall’orizzonte, secondo D’Alema, la sinistra deve invece togliere i governi di coabitazione con la destra. Pierluigi Bersani e Enrico Rossi affrontano due temi cruciali. Bersani quello dello ius soli, Rossi quello dell’eterno dibattito sul centrosinistra.

La novità del numero è rappresentata anche da una lunga intervista a Maurizio Landini di Roberto Giovannini in cui per la prima volta in modo diffuso il leader sindacale racconta la “sua” Cgil, ne mette in rilievo limiti e difetti, ma ne indica anche la prospettiva essenziale per il paese. Polemica dura col governo. Ci sono stati anni, dice Landini, in cui si facevano leggi per i lavoratori, questi sono anni in cui si fanno leggi contro i lavoratori. Non manca una risposta sul suo impegno politico.

Si ritorna poi agli orizzonti della sinistra e nel numero che esce a fine ottobre, data anniversaria della rivoluzione russa, tre intellettuali si interrogano su quale prospettiva di cambiamento può assumere la sinistra, fallito il comunismo. Ne scrivono Salvatore Biasco, Marco Almagisti e Paolo Graziano.

il Sommario

l' Editoriale

Editoriale 5/2017

Cosa ci dice il voto tedesco sullo stato di salute della sinistra in Eu­ropa? Innanzitutto ci racconta del lento logoramento subìto da quel­le forze che per troppo tempo hanno condiviso la responsabilità e l’impegno del governo di Grande coalizione. Al netto dell’eclatante e allarmante risultato ottenuto dal partito di estrema destra Alterna­tive für Deutschland, che conquistando il 13% dei consensi diventa la terza forza politica del panorama tedesco, c’è da rilevare che, per fortuna, esiste ancora un 87% di tedeschi che sceglie di votare per partiti saldamente democratici.

gli Articoli

Agenda. Lettere dall’Italia

L’identità della sinistra e i valori dello ius soli

di Pier Luigi Bersani

Non è difficile vedere quali sono le basi strutturali di fenomeni migratori che ci accompagneranno per un periodo certamente non breve. Innanzitutto la demografia, che unita al dislivello delle condizioni materiali di vita delle persone tra i paesi di origine e quelli di approdo dei migranti, crea un movimento paragonabile a quello dei vasi comunicanti e ineludibile come in fisica. Ci sono poi, nelle fasi di globalizzazione, elementi che accelerano queste dinamiche: la crescita parossistica delle diseguaglianze, che abbiamo già richiamato e la diffusione delle tecnologie, che arrivano alla portata delle situazioni più precarie e indebolite, insieme realizzano l’idea di un mondo che si fa più piccolo, più conoscibile e più avvicinabile.

Agenda. Lettere dall’Italia

La mia CGIL. Intervista a Landini

di Roberto Giovannini

Sono in crisi tutte le organizzazioni di rappresen­tanza sociale, sia quelle politiche che quelle sindacali, e sta cambian­do in modo radicale il modo in cui operano imprese e produzione. Nulla sarà più come prima. Mai come oggi abbiamo tanta precarietà del lavoro, tanta diseguaglianza, tanta frammentazione sociale, tanta competizione tra le persone. E dall’altra parte – questo è il tema – non c’è più un punto di vista del lavoro, una visione alternativa della società, mentre c’è e predomina il punto di vista del mercato e della finanza.

Agenda. Lettere dall’Italia

L’Ulivo tra riforme e vincolo esterno. Per un bilancio

di Enrico Rossi

Per dare un giudizio equanime sull’esperienza dell’Ulivo (1996-2001) occorre far cenno agli sconvolgimenti del quadro internazionale che avvengono a partire dalla fine degli anni Ottanta e alla “grande trasformazione” del capitalismo mondiale negli anni Settanta. Con la fine di Bretton Woods, le decolonizzazioni, le crisi petrolifere e i nuovi processi di accumulazione cominciano a prodursi fratture sociali, conflitti generazionali e nuove diseguaglianze. Sono gli anni in cui in Italia inizia a circolare l’idea del formarsi di “due società” (l’espressione è di Asor Rosa), quella dei garantiti e quella degli esclusi. Questa “crisi organica” è anche una rivincita ideologica del liberismo, del monetarismo e di gruppi di interesse che agiscono per mettere in discussione il compromesso democratico tra capitale e lavoro.

Agenda. Lettere dall’Italia

La mafia è finita?

di Enzo Ciconte

Abbiamo appena finito di ricordare Falcone e Borsellino e di spiegare ai più giovani perché sono stati contrastati in vita e trasformati in eroi da morti. Ma a distanza di un quarto di secolo non siamo ancora in grado di dare una risposta sicura su cosa sia accaduto in quel drammatico periodo, 1992-94, quando le stragi scoppiarono all’improvviso in una furia devastante e altrettanto all’improvviso cessarono. Chi decise tutto ciò? Solo i mafiosi?
L’interrogativo non ha una risposta sicura e nel frattempo ci sono processi ancora non conclusi. Si riuscirà ad avere una verità giudiziaria? È difficile dirlo. Credo ci sia bisogno di una verità storica e politica – l’unica che non va in prescrizione – che sia in grado di dare delle risposte; e questo è un obiettivo realistico che si può raggiungere.

Agenda. Lettere dall’Italia

La profezia sulla strada di Francesco. E intanto Charles De Foucauld sbarca a Roma

di Gianni Di Santo

«24 ore bloccato da Facebook a causa di questo post! Alcune foto di ragazzi africani in piscina è un problema per FB? L’impegno per l’accoglienza, la solidarietà, l’antirazzismo non fanno parte degli “standard” di comunicazione di Facebook? Intanto si è lasciato che, per un giorno intero, mi si insultasse e diffamasse senza che io avessi la possibilità di controbattere! Qualcosa non mi torna! E nella notte sono state tagliate tutte le gomme delle biciclette dei ragazzi migranti di Vicofaro!».
La fede entra a piene mani sui social. Massimo Biancalani, prete dell’era di Francesco che fa semplicemente il prete, si sfoga così lo scorso 19-20 di agosto, quando la foto pubblicata sul suo profilo Facebook di alcuni ragazzi “neri” che fanno il bagno in piscina riempie le prime pagine dei giornali. Dalla provincia e dalla diocesi di Pistoia alla ribalta nazionale, con tutti i fascisti e i destrorsi d’Italia a gridare ad alta voce: “vigileremo sulla tua dottrina”.

Il racconto

Denaitbifor

di Alessio Viola

C’erano quelle luci da discoteca che lo guardavano nel buio. Di fronte a lui che se ne stava dietro i vetri di un balcone dell’ospedale che dava sul nulla, verso l’aeroporto. Linee colorate e spezzate, rosse verdi azzurre, acide, sembrava un supermercato perso nella notte. Sempre meglio dello spettacolo dalla finestra interna alla sua stanza, pensava: il buio pesto spezzato dalle mille luci della zona industriale e da quelle smorte delle vie del quartiere San Paolo, periferia di Bari. Paesaggio alla Blade Runner, fumi bianchi in una notte di mezzo inverno, poteva seguire qualche camion che passava tra quei capannoni che indovinava senza vederli. Ci aveva passato tre anni dentro una di quelle fabbriche, il tempo necessario per lavorare e respirare amianto a pieni polmoni. Era stato tanto tempo prima, quasi quarant’anni. «Il periodo classico d’incubazione» gli aveva detto il medico dopo la biopsia. «È maligno», aveva aggiunto senza inflessioni di voce né emozione. Ora era il momento di togliere via la bestia, dopo mesi di chemio e analisi e controlli e tutto un inferno di schifo.

Focus. Il mondo oggi

Gli orizzonti della sinistra

di Salvatore Biasco

Oggi più che mai è importante, per una sinistra che si richiami ai principi del socialismo, riprendere il tema delle coordinate di azione e del posizionamento ideale per capire quale “modello” di un futuro differente e cambiato radicalmente sia ancora possibile perseguire come sfida interna al sistema capitalistico. Un modello che informi discernibili punti programmatici, orienti i cardini di una battaglia politica e tracci la demarcazione di una identità che distingue “noi” e “loro”.

Focus. Il mondo oggi

Socialism: Do You Remember?

di Marco Almagisti e Paolo Graziano

Perché è necessario recuperare il “socialismo”, al netto delle sue declinazioni partitiche, nel caso italiano? In fondo, con l’eccezione della penisola iberica, i partiti socialisti sono in serie difficoltà un po’ ovunque in Europa. In realtà, se consideriamo il termine socialismo quale importante richiamo ad aspirazioni di giustizia che hanno attraversato la storia dell’Occidente e all’idea di “portare avanti quelli che sono nati indietro”, la sua attualità sta proprio nell’esigenza di prendere sul serio l’impegno a combattere le diverse forme di esclusione e diseguaglianza che hanno impoverito e reso meno sicure le nostre società, nella consapevolezza che il benessere o è collettivo o non è.

Focus. Il mondo oggi

Figli della crisi

di Aurora Trotta

Una generazione figlia della crisi, alle prese con tassi di disoccupazione enormi e crescenti, soprattutto nel Mezzogiorno, con diseguaglianze sempre più grandi e un welfare in via di smantellamento ha bisogno di reagire e di immaginare un’alternativa: un mondo in cui la ricchezza prodotta venga distribuita, così che tutti abbiano la possibilità di emanciparsi e godere davvero della propria libertà, senza sentirsi mai sotto ricatto di qualcosa e di qualcuno; un mondo in cui i servizi primari vengano garantiti e in cui l’obiettivo comune sia mandare avanti tutti, soprattutto quelli che sono rimasti indietro.

Focus. Il mondo oggi

La nuova sinistra socialista nella stampa anglosassone

di Sara Ligutti

Sulla stampa anglosassone, anche di orientamento conservatore e liberale, trovano sempre più spazio argomenti e idee propri di una sinistra d’ispirazione socialista. Che siano il “Financial Times”, il “Guardian”, il “New York Times” o “The Nation”, sulle loro pagine si incontrano ormai frequentemente analisi vicine a una certa sensibilità politica, anche quando non si sta parlando di Bernie Sanders o Jeremy Corbyn. Quelle idee, di stampo socialista, socialdemocratico, laburista, diventano visione, prospettiva, costituiscono la vera e propria chiave di lettura di alcuni articoli dedicati alle questioni sociali ed economiche. E tornano a essere considerate credibili.

Focus. Il mondo oggi

A Right Divided Can Stand. La “frattura solida” della destra americana

di Nicolò Scarano

Negli ultimi anni la base più conservatrice dei repubblicani ha lentamente e inesorabilmente esercitato un’egemonia culturale all’interno del suo partito, polarizzando temi che sono sì nella natura del convivere statunitense, ma che stanno assumendo misura e aspetti decisamente accentuati. Dalla riforma sanitaria fallita alla violenza che cresce, dagli scontri all’interno della Casa Bianca ai contrasti nel mondo dei media, la destra americana dell’era Trump si trova di fronte a una frattura che nessuno sembra in grado di ricomporre. Cosa potrebbe accadere allora se con la fine della doppia influenza di repubblicani classici e nuovi nazionalisti rimanesse solo la rediviva white identity a dare forza alla presidenza Trump?

Focus. Il mondo oggi

Fenomenologia della base trumpiana

di Martino Mazzonis

Con i suoi tweet, i suoi comizi e le sue conferenze stampa, Trump offre al suo pubblico ciò che vuole. Non gli interessa avvicinare una base elettorale moderata e/o indipendente, non cerca consensi al di fuori del suo elettorato perché è più importante il consenso che permane rispetto a quello che, secondo numerosi sondaggi, continua a perdere. Ma in definitiva chi sono i sostenitori di Trump? E soprattutto che cosa rappresenta per loro il presidente americano?

Focus. Il mondo oggi

La sinistra tra falsi miti e sogni perduti dell’America Latina

di Loris Zanatta

Che cosa vede la sinistra europea nell’America Latina? Soprattutto quella “redentiva”, che ha sempre avuto un debole per il continente latinoamericano, al punto da erigerlo a mito da compatire e redimere, da sedurre e poi abbandonare, ma anche quella riformista, che nella democrazia liberale e nel mercato crede, seppure cerchi di rendere più inclusiva la prima e di governare il secondo. Per entrambe l’America Latina è un folclorico calderone rivoluzionario, privo di tradizione democratica. Sarebbe ora che l’intera sinistra facesse un serio sforzo per riconsiderare e superare i sogni, le utopie e i miti latinoamericani.

L’Italia a puntate

L’estate della politica italiana

di Italianieuropei

Il riassunto delle puntate precedenti della politica italiana questa volta comprende tutta l’estate. Solitamente, sempre da un osservatorio politico e che si occupa esclusivamente di politica, le estati possono essere di due tipi. Il primo tipo è l’estate balneare in cui nulla accade, l’informazione va a caccia di dichiarazioni con cui attirare l’opinione pubblica più golosa di politica, prendono la parola le mezze figure che occupano uno spazio altrimenti dominato da protagonisti più importanti o famosi. C’è poi, invece, l’estate in cui si fissano punti politici che riempiranno l’agenda successiva o addirittura che segneranno una svolta di indirizzo nel dibattito politico.
L’estate che abbiamo alle spalle ha avuto questa seconda caratteristica, diventando la fase cruciale, finora, di questo 2017. Tre questioni l’hanno occupata. Migranti, assetto del centrosinistra, possibile riunificazione della destra. Questo memorandum non propone analisi politiche ma ricostruisce tendenze sottolineandone, quando c’è, l’elemento di novità.

Le recensioni di Italianieuropei

Dal sogno alla realtà: la crisi morale nel mondo di Drieu La Rochelle

di Peppino Caldarola

Quando le società vanno in crisi, alcuni scrittori ti aiutano a capire quel che può accadere o che è già accaduto. Anche se le crisi che hanno vissuto e raccontato loro sono lontane, di un altro tempo e loro stessi sono di un altro tempo e talvolta così lontani da te politicamente. Ho letto solo recentemente il romanzo “Piccoli borghesi” di Drieu La Rochelle ripubblicato, dopo ottanta anni dalla prima edizione francese, da Theoria, rinata casa editrice.
Pierre Drieu La Rochelle ha una biografia inquietante per un lettore di sinistra. Fa parte di quella generazione fra le due guerre che volle mettere assieme fascismo e socialismo ma che sposò infine la causa della destra fino agli anni della collaborazione col governo di Vichy e il sostegno finale ai nazisti che stavano avviandosi verso la sconfitta definitiva. Morì suicida. Le cronache raccontano la vita di uno scrittore un po’ dandy, pieno di inquietudini, sconvolto, come tanti giovani della sua generazione, dalla Prima guerra mondiale, affascinato dai modelli palingenetici del socialismo e del fascismo.

Parliamo di lui/lei

Ken Loach: il racconto per immagini della working class

di Alberto Crespi

Ken Loach è un uomo profondamente di sinistra, che ancora usa senza il minimo imbarazzo e senza virgolette l’espressione working class, volendo indicare con essa quella categoria di persone ad altissimo rischio di povertà, di emarginazione sociale, di esclusione sempre più crudele dal mondo del lavoro. Tutte le storie da lui narrate sono imperniate su rapporti conflittuali tra le classi. In questa lotta tra lavoratori e padroni, tra sopraffattori e oppressi, Loach non esita un momento a schierarsi con i più deboli.

Quando la storia eravamo noi

Riccardo Lombardi e la fine del Partito D’azione

di Tommaso Nencioni

Sono passati settant’anni da quando si è chiusa, anche formalmente, la vicenda del Partito d’Azione. Fu infatti nel novembre del 1947 che la maggioranza del Pd’A decise di confluire nel PSI allora guidato da Lelio Basso, ma egemonizzato da Pietro Nenni e Rodolfo Morandi. Certo, rispetto al peso militare conquistato nella Resistenza dalle brigate Giustizia e Libertà e a quello intellettuale della stessa GL nell’esilio antifascista, già il risultato delle elezioni per la Costituente aveva rappresentato per gli azionisti un severo ridimensionamento delle proprie ambizioni politiche. Tuttavia i limiti delle forze tradizionali del movimento operaio parevano alla dirigenza del Pd’A ancora irrisolti, per cui l’ipotesi dello scioglimento del partito non si pose all’ordine del giorno fino alla scissione del PSIUP di palazzo Barberini. Fu la divisione del socialismo italiano in due tronconi – quello socialdemocratico guidato da Saragat e quello frontista guidato dal trio Basso/Nenni/Morandi – a portare a definitiva maturazione la crisi azionista. Il percorso che condusse alla confluenza nel PSI non fu né lineare né tanto meno esente da traumi e lacerazioni anche personali. Di questi ondeggiamenti fu pienamente partecipe anche il leader riconosciuto del partito, Riccardo Lombardi. Ma se nel mese di novembre si giunse infine alla confluenza – e all’inserimento dello stesso Lombardi e di Alberto Cianca nella direzione socialista, pur senza diritto di voto – fu proprio grazie alla definitiva inclinazione dell’allora segretario del Pd’A verso l’accordo con l’ala sinistra dello schieramento socialista italiano.

Chi l’ha visto?

Che fine ha fatto Gordon Brown?

di Domenico Cerabona

Gordon Brown dieci anni fa avrebbe potuto stravincere un’elezione e, chissà, forse diventare uno dei più importanti leader della storia laburista. Invece verrà ricordato come colui che ha consegnato il Regno Unito ai conservatori di David Cameron, che hanno guidato il paese verso anni di austerità, lacrime e sangue e il disastro della Brexit.
Nel giugno del 2007, infatti, dopo anni di lotte intestine nel Labour tra Gordon Brown e Tony Blair, lo scozzese Brown diviene finalmente leader del Partito Laburista, in un congresso senza contendenti che lo porta direttamente al n. 10 di Downing Street. Brown è un leader atipico, innanzitutto perché è scozzese, cosa molto rara per un Regno Unito ancora fortemente “inglese”, e inoltre perché è uno dei rarissimi casi di primo ministro non formatosi a Oxford o a Cambridge. Questo non influisce certo sulla sua preparazione o formazione, però ci indica che Brown non ha fatto parte di quelle cerchie ristrette in cui si formano le future classi dirigenti britanniche, classi dirigenti – in entrambi i partiti – piuttosto standardizzate persino nell’accento e nell’abbigliamento. Eppure nel settembre di quell’anno i sondaggi sia per il Labour che per quanto riguarda il gradimento personale di Brown sono alle stelle, dopo anni di lento calo laburista che nel 2005 ha vinto le elezioni con una maggioranza in declino.

Dizionario Civile

Controrivoluzione

di Alessandro Campi

La Rivoluzione francese non è stato un episodio tra gli altri della storia universale, cruento e tragico come spesso se ne registrano negli annali. Ma l’evento – frutto di un profondo e lungo scavo sul piano delle idee e della mentalità collettiva più che di un’esplosione improvvisa di violenza popolare – che ne ha cambiato drasticamente il corso. Essa non ha determinato soltanto la fine di una monarchia secolare o l’avvicendamento al vertice della piramide sociale del ceto aristocratico-feudale con quello borghese-mercantile, ma l’avvento di un nuovo principio di legittimazione del potere, di un nuovo modello di sovranità politica, svincolati da qualunque riferimento sacrale e trascendente; ne è derivato un ordine artificiale e profano che ha scalzato quello naturale edificato nei secoli nel rispetto dei dettami della Scrittura e dell’autorità della Chiesa. Tutto ciò non configura solo un cambiamento radicale negli equilibri sociali e nelle istituzioni, ma un’autentica catastrofe culturale che rischia di condurre al dissolvimento la civiltà europea e mondiale.
È a partire da un simile giudizio storico, intransigente e dogmatico, non privo di accenti apocalittici e di furori misticheggianti, che all’indomani della decapitazione di Luigi XVI comincia a svilupparsi, negli ambienti della nobiltà francese costretta all’esilio dall’estremismo giacobino, la corrente del pensiero cosiddetto “controrivoluzionario”.