insegna alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.
La democrazia gode di buona salute se è animata da ambizioni storiche di giustizia sociale, di libertà individuale e di partecipazione collettiva. Se il ceto politico manca di tali ambizioni e si ripiega su interessi privatistici, personali e di partito, è segno che la democrazia sta degenerando.
Per comprendere appieno la situazione a Gaza è opportuno considerare ambedue i punti di vista, israeliano e palestinese. Entrambe le parti portano avanti le proprie ragioni, ma è evidente la sproporzione delle forze in campo. L’accanimento perpetuato da Israele sugli abitanti di Gaza allontana ogni possibilità di negoziato e non riuscirà comunque nell’intento di distruggere Hamas, ottenendone anzi un rafforzamento. Sarebbe forse stato più utile abbandonare l’unilateralismo e lasciare agire la diplomazia, più che lanciarsi in una guerra sconsiderata.
La laicità cederà terreno agli integralismi e alle loro pretese di privilegio e di primato morale se si ridurrà a pragmatismo o a nostalgia delle identità ideologiche. Saprà invece riaffermarsi positivamente se riuscirà di nuovo a produrre narrazioni attuali del mondo, nelle quali possano riconoscersi collettivamente moltitudini ora frantumate dall’individualismo e dal corporativismo. In attesa di ciò la laicità rimane l’unica garanzia di una res publica pluralistica, di una convivenza democratica nelle società pluriculturali e plurireligiose.