Italianieuropei 4/2010
Italianieuropei 4/2010

Agenda

Lavoro, a quale costo?

Focus

Sul populismo

In questo numero

Disoccupazione, sottoccupazione e precarietà sono i tratti del volto triste che ha assunto il mondo del lavoro in questi anni di crisi economica. La questione della conservazione e della creazione di posti di lavoro viene attualmente declinata nel nostro paese nei termini di un’equazione a somma zero fra occupazione e diritti, come se a maggiore lavoro dovessero necessariamente corrispondere minori tutele. Per questo “Lavoro, a quale costo?”. Perché una autentica forza riformista non può sottrarsi alla sfida di pensare ad un sistema economico in grado di produrre ricchezza attraverso la valorizzazione del lavoro e non attraverso il suo depauperamento.

il Sommario

l' Editoriale

Editoriale. La centralità politica del lavoro

Parlare di lavoro in questo autunno in cui la crisi economica sembra lasciare spazio ai primi timidi segnali di ripresa significa ancora discutere della sua mancanza, del lavoro che non c’è. | di Massimo D'Alema

gli Articoli

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Il lavoro e la persona umana

di Alfredo Reichlin

Quali sono le condizioni per la creazione di una soggettività politica e sociale in grado di opporre al supercapitalismo mondializzato una idea di società, cioè uno spazio che consenta all’uomo di affermare la sua autonomia e la sua creatività? Come si può riaprire questo cammino di costruzione sociale? Il futuro del Partito Democratico si gioca sulla sua capacità di dare adeguate risposte a questi interrogativi.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

L’uomo dei boschi e il cannibale. Tempo, lavoro e libertà in Melville e Thoreau

di Emanuele Trevi

La lettura di “Typee” e “Walden ovvero Vita nei boschi”, due memorabili capolavori della letteratura americana dell’Ottocento, suscita più di un interrogativo intorno alla possibilità per l’uomo «civilizzato», pur capace di lasciarsi alle spalle il suo passato e intravedere forme di vita libere dalla tirannia del lavoro, di trasformare la sua libertà in una condizione permanente. Tuttavia né Melville né Thoreau hanno il tono di chi racconta una sconfitta, semmai la loro è una morale dell’esperienza e della trasformazione, totalmente aliena dalle tentazioni dell’utopia.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

L’alienazione nel lavoro in epoca postfordista

di Michela Marzano

Il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, ma anche uno strumento di realizzazione personale. Per questo motivo la disoccupazione e la precarietà possono rappresentare un vero e proprio disagio esistenziale. Ma cosa accade quando il lavoro diventa il solo mezzo capace di dare un senso alla vita? Cosa avviene se, pur non potendo contribuire alla definizione dei suoi obiettivi, il lavoratore diventa il responsabile del loro mancato raggiungimento? In che modo le trasformazioni dell’organizzazione del lavoro in epoca postfordista determinano le nuove forme di alienazione contemporanea legate all’attività lavorativa?

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Le lezioni di Pomigliano

di Tiziano Treu

Il caso dello stabilimento Fiat di Pomigliano è per molti versi del tutto peculiare per via del contesto ambientale in cui si colloca e delle anomalie nella gestione dei rapporti di lavoro che lo caratterizzano. Nonostante ciò esso presenta numerose implicazioni di ordine generale e può anzi essere considerato emblematico di come le pressioni competitive globali impongano al nostro paese scelte difficili fra diversi tipi di protezioni e fra varie aree di welfare.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Il lavoro della democrazia, la democrazia del lavoro

di Vando Borghi

Le trasformazioni del lavoro vanno lette in un più complessivo processo di trasformazione socioeconomica, politica e culturale in cui non solo vengono stravolti il senso e le pratiche dell’esercizio della democrazia, ma viene anche ridefinito uno dei pilastri su cui la democrazia stessa si è venuta fondando: il rapporto tra quest’ultima e il lavoro. Questa trasformazione investe in primo luogo la capacità del lavoro di produrre riconoscimento sociale attraverso l’inclusione in un collettivo, che travalica la dimensione individuale del contratto di lavoro e che si traduce in diritti relativi al lavoro, ma anche alla cittadinanza sociale. In secondo luogo essa riguarda la possibilità che il lavoro costituisca uno spazio in cui esercitare e sviluppare le proprie capacità, il cui utilizzo, anche al di là degli obiettivi lavorativi e professionali, rappresenta a sua volta uno dei presupposti per la riproduzione della democrazia.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Quando i nodi vengono al pettine: occupazione femminile e crisi economica in Italia

di Chiara Saraceno

In Italia la crisi si è verificata in un contesto già segnato da bassa partecipazione e persistente debolezza delle donne nel mercato del lavoro, e ha colpito queste ultime più duramente che negli altri paesi. In particolare, ha acuito le criticità e le disuguaglianze preesistenti e ha interrotto i lenti processi di cambiamento in atto. A questa difficile situazione, i policy makers offrono risposte che sembrano rifarsi a una visione stereotipica dei rapporti di genere e della famiglia, senza tenere invece conto del profondo mutamento avvenuto nel comportamento femminile rispetto al mercato del lavoro.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

I giovani istruiti e la difficile ricerca di un lavoro qualificato

di Emilio Reyneri

Negli ultimi anni, in maniera differenziata in Italia e in Europa, si è verificata una significativa trasformazione della composizione dell’occupazione per livelli di qualificazione professionale. Sono infatti cresciuti, anche se in misura diversa, sia i lavori ad alto livello di qualificazione, sia quelli poco o per nulla qualificati. Un dato preoccupante è rappresentato dall’aumento del numero dei lavoratori impiegati in mansioni che richiedono competenze inferiori a quelle acquisite nel corso della formazione. La situazione è particolarmente grave in Italia, dove le professioni intellettuali o dirigenziali sono molto meno diffuse che nella maggior parte degli altri membri dell’UE.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Mai adulti loro malgrado: giovani e lavoro in Italia

di Paolo Barbieri

I giovani in Italia pagano oggi più di tutte le altre categorie sociali gli effetti della crisi economica. Dopo aver visto concentrarsi su di sé gli effetti degli aggiustamenti e delle riforme, talora anche radicali, del mercato del lavoro e del carente sistema di welfare nazionale, le giovani generazioni, tra l’indifferenza generale dei policy makers, subiscono oggi la maggior parte dei nuovi rischi sociali. Si tratta di una situazione estremamente problematica non solo per i soggetti coinvolti, più esposti a rischi di disoccupazione, precariato e impossibilitati a crearsi una propria famiglia indipendente, ma per la società nel suo insieme, che mette così a repentaglio il suo stesso futuro.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

L’identità del precario

di Carola Susani

La flessibilità ha segnato la vita di quarantenni e trentenni. È il lavoro come lo incontreranno i neolaureati, i diplomati. Nella maggior parte dei casi non ha fondato un sistema virtuoso ma si è risolta in precarietà. Per l’insufficienza degli ammortizzatori sociali, per la parcellizzazione del lavoro. Gli scrittori si sono fatti carico di raccontarlo.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

La crisi e il mercato del lavoro: vecchie e nuove debolezze

di Francesca della Ratta-Rinaldi e Federica Pintaldi

La crisi ha accentuato le debolezze già presenti nel nostro mercato del lavoro: bassa partecipazione, marcato dualismo, scarsa valorizzazione del capitale umano. Ha colpito per primi i giovani precari, ma non ha poi risparmiato i soggetti più tutelati. Solo il massiccio ricorso alla Cassa integrazione, il principale strumento messo in campo, ha consentito di arginare il crollo occupazionale. Ancora non si vede, invece, all’orizzonte quell’ampio programma di investimenti in innovazione e formazione necessario per il rilancio della crescita.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Il lavoro nel secolo postfordista: da rimosso a centrale?

di Mimmo Carrieri

La crisi economica sembra aver riportato il tema del lavoro, delle sue insicurezze, insoddisfazioni e conflittualità, al centro delle preoccupazioni dei cittadini italiani. L’illusione che il superamento del taylor-fordismo potesse dare vita ad una società post conflittuale, in cui fosse possibile lavorare meglio e con minori problemi, è stato in parte smentito dai fatti, e si è assistito, al contrario, ad un complessivo peggioramento delle condizioni sociali dei lavoratori. Come possono le forze del centrosinistra misurarsi compiutamente con la domanda di certezze e di maggiore qualità del lavoro che proviene dalla società?

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Richieste di flessibilità ed esiti di precarietà

di Marcello Pedaci

L’intensa deregolazione del mercato del lavoro non è mai stata bilanciata in Italia da iniziative volte ad estendere il sistema delle protezioni sociali. La conseguenza di questo è stata, quasi sempre, la trasformazione della flessibilità in precarietà. Chi ha un contratto atipico, infatti, gode di scarse tutele, percepisce bassi salari e ha carriere frammentate con elevato rischio di intrappolamento.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Come funamboli. Instabilità e insicurezza nei giovani lavoratori atipici

di Elena Persano

Il lavoro atipico viene considerato il principale canale di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Quando da tappa si trasforma in percorso, al fine di evitare che esso si trasformi in una condizione permanente caratterizzata da instabilità e difficoltà nel portare a termine il processo di crescita e di affrancamento dalla famiglia di origine, è necessario garantirne l’efficacia sociale. Bisogna perciò favorire un intervento capillare da parte delle istituzioni, che miri ad assicurare esiti comuni a tutti i lavoratori in un’ottica di protezione e tutela.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Da Sud a Nord: giovani laureati offresi

di Alessandro Rosina

Il Mezzogiorno continua ad essere una delle aree più depresse d’Europa. Non solo non si intravedono segnali di convergenza con le aree più sviluppate, ma negli ultimi anni la situazione è addirittura peggiorata. Ad aggravarla si aggiunge l’incapacità del sistema economico di valorizzare il capitale umano, elemento che deprime la crescita e spinge sempre più giovani a cercare migliori prospettive lontano dal luogo di origine.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

Lavoro nero, economia sommersa ed evasione: il paese illegale al tempo della crisi economica

di Agostino Megale

Il tasso di lavoro irregolare in Italia è rimasto pressoché costante negli ultimi venticinque anni, nonostante i provvedimenti di repressione, prevenzione, emersione e sanatoria che si sono succeduti. Il sommerso nazionale ha saputo adattarsi a tutte le novità sopraggiunte e alle modifiche strutturali subite dall’economia, compreso il processo di terziarizzazione. Gran parte del lavoro irregolare è infatti concentrato oggi nel settore dei servizi. Ciò dimostra che non siamo di fronte ad un fenomeno legato a effetti congiunturali o conseguenze della globalizzazione, ma ad un problema più generale di cultura della legalità per combattere il quale sarebbe necessario stringere un nuovo patto di civiltà fra tutti gli attori sociali coinvolti.

Agenda. Lavoro, a quale costo?

L’agenda per il lavoro del Partito Democratico

di Emilio Gabaglio

L’assenza di lavoro e il rischio di perderlo sono la prima preoccupazione di una persona su due nel nostro paese. Rispondere a questa emergenza richiede un insieme di politiche per la crescita e misure atte a riunificare il mercato del lavoro e a renderlo più dinamico e inclusivo. Il documento sul lavoro dell’Assemblea del Partito Democratico affronta queste questioni, a cui il governo ha dato finora soluzioni inadeguate, quando non regressive per i diritti dei lavoratori.

Focus. Sul populismo

Populismo: una definizione indefinita per eccesso di definizioni

di Ilvo Diamanti

Quali sono i modi e i motivi che contraddistinguono l’uso del termine populismo nel linguaggio e nel dibattito pubblico? Una riflessione sui tanti aspetti e sulle numerose articolazioni che ad esso sono stati attribuiti nel periodo più recente ci aiutano a comprendere il fenomeno. | Di Ilvo Diamanti

Focus. Sul populismo

La strategia seduttiva del populismo

di Michele Prospero

Con la crisi dei partiti il populismo, da semplice devianza, è diventato il contrassegno di una democrazia fragile, che si affida alle ingannevoli narrazioni dei capi. Espressione della decomposizione dei partiti, il populismo diventa poi un sistema in cui la febbre della leadership ostacola la ricostruzione di valide mediazioni politiche e istituzionali.

Focus. Sul populismo

Populismo, garanzie costituzionali e nuove oligarchie

di Cesare Pinelli

La sfida del populismo non riguarda soltanto il sistema rappresentativo, e quindi l’incapacità dei partiti politici tradizionali di rappresentare interessi e valori degli elettori, ma anche, in maniera latente ma non meno incisiva, la tensione esistente nei sistemi costituzionali fra l’elemento democratico basato sull’elezione dei rappresentanti e la proliferazione di istituzioni non maggioritarie che non devono rispondere delle loro azioni di fronte ai cittadini. Come è possibile scongiurare il rischio di degenerazione oligarchica della democrazia costituzionale che ne deriva?

Focus. Sul populismo

Sulla dignità del populismo

di Claudio Giunta

Se in un’accezione positiva il termine populismo può voler dire difendere valori come l’uguaglianza delle opportunità, la competenza, la mutua collaborazione e il senso comunitario, quanto populiste dovrebbero essere le forze di sinistra? In che misura il divario fra la coscienza popolare esistente e l’ideologia di sinistra può contribuire a spiegare le difficoltà di quest’ultima?

Focus. Sul populismo

La tradizione populista in Argentina e Brasile e il populismo contemporaneo

di Loris Zanatta

Il populismo e i movimenti politici che ad esso si richiamano sono di destra o di sinistra? Una risposta a questo interrogativo presupporrebbe una più chiara definizione del concetto stesso di populismo, che rimane invece ancora assai ambiguo. Alcuni elementi per disegnare meglio i caratteri essenziali del fenomeno possono essere rintracciati nel modo in cui esso è stato declinato in Brasile e in Argentina.

Focus. Sul populismo

Rivitalizzare la politica: ne siamo ancora capaci?

di Colin Hay e Gerry Stoker

L’atteggiamento dell’opinione pubblica britannica nei confronti della politica è largamente caratterizzato da disaffezione e disillusione. Le ragioni di questo disincanto sono molteplici: dai cambiamenti avvenuti nei partiti poli - tici, sempre meno ideologici e sempre più frutto dei trattamenti “estetici” operati da esperti della comunicazione, all’informazione prodotta dai media, troppo semplicistica per cogliere e trasmettere la complessità della politica contemporanea. Un paradossale elemento di interesse è che la stessa classe politica britannica sembra aver sviluppato un’opinione negativa di se stessa, alimentando la tendenza alla depoliticizzazione, verso cui sembra essere orientata.

Focus. Sul populismo

Putin il benamato

di Alexis Berelowitch

Quale volto ha assunto il populismo nella Russia post sovietica? Quello di un Putin giovane, energico, vicino ai cittadini, che ha saputo ridare alla Russia il ruolo di grande potenza che ha avuto in passato e che, secondo molti russi, ancora le spetta. Eppure anche nell’apparente idilliaco rapporto di Putin con il popolo russo cominciano ad intravedersi delle crepe.

Versus. Il mito generazionale

Il ricambio generazionale: l’utopia di un paese immobile

di Elisabetta Ambrosi

Chi ci garantisce che un giovane sia meglio di un anziano? Possiamo fidarci della semplice radice etimologica del sostantivo iuventus, che viene dal verbo “giovare”? L’urgenza del ricambio generazionale come strumento di innovazione non si giustifica tanto sulla base di presunte proprietà o caratteristiche giovanili, quanto sulla loro capacità di immaginare e produrre una reale revisione del presente.

Versus. Il mito generazionale

Volete il potere? Rottamateci

di Lucia Annunziata

Alzi la mano chi è a favore del ricambio generazionale nel nostro paese. Alzino poi la mano quei giovani che credono che il potere debba essere conquistato e non ottenuto per gentile concessione. Alzino ora la mano quei giovani che hanno provato a conquistarsi il potere. Ecco che avremo una chiara idea del perché il nostro è oggi un paese immobile.

Le idee

Gli obiettivi della “via Zapatero” e il futuro della sinistra

di José Luis Álvarez

Il primo mandato di Zapatero può essere definito come quello della vittoriosa “resistenza” agli attacchi dell’opposizione conservatrice. Sebbene bloccato dalla destra in due delle sue iniziative – i negoziati con l’ETA e lo Statuto di autonomia catalana – egli è stato in grado, grazie alle sue notevoli abilità tattiche, non solo di ottenere grandi successi in materia di diritti civili, ma anche di sconfiggere nuovamente la destra nel 2008. Il suo secondo mandato è invece segnato dall’economia, un settore molto lontano dagli interessi di Zapatero. Quello che oggi sembra essere causa dell’incapacità del premier spagnolo di generare fiducia nelle sue politiche e nella sua leadership è sintomatico invece di un problema più generale della sinistra: l’assenza di proposte di natura economica all’interno dei programmi di alternativa politica e nelle idee dei progressisti. Si è così perduta l’occasione offerta dalla crisi di sconfiggere le idee conservatrici.

Le idee

Gli umanisti universitari italiani tra rifiuto della valutazione e autoproclamazioni di eccellenza

di Tomaso Montanari

Agli studi umanistici italiani conviene accogliere – con giudizio, ma senza remore – il principio della valutazione della ricerca. Non tanto perché altrimenti esso verrà loro imposto dall’esterno, ma soprattutto perché uno dei principali problemi di questo importante settore della vita intellettuale del paese è dato dalla progressiva incapacità di distinguere e valutare i propri risultati. L’unico modo efficace per prevenire e arginare fenomeni di pseudo-valutazione e autoproclamazioni di eccellenza consta nell’adozione di un vero, efficiente e condiviso sistema di valutazione che permetta di opporre l’analisi alla propaganda.

Dizionario Civile

Nazionale-popolare

di Francesca Izzo

La locuzione nazionale-popolare è entrata nell’uso corrente nella forma alterata di nazional-popolare per designare prodotti culturali rispondenti al gusto, alle aspettative e alla sensibilità del grande pubblico, le cosiddette masse popolari.