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Il cammino possibile di Roma verso il futuro

C’è una chiave di lettura che Walter Tocci propone a quanti vogliano raccogliere le molteplici suggestioni contenute in quest’ultimo suo lavoro dedicato alla città di Roma; anzi, come recita il sottotitolo, alla ricerca di un futuro per la capitale, dopo i precedenti contributi, rispettivamente del 2008 (“Avanti c’è posto. Storie e progetti del trasporto pubblico a Roma”, scritto a più mani con Italo Insolera e Domitilla Morandi) e del 2015 (“Non si piange su una città coloniale”). Da tempo – così l’autore annota – «si è rotto il rapporto tra politica e cultura: la prima ha sostituito la curiosità conoscitiva con le certezze mediatiche; la seconda si è piegata nei confini disciplinari oppure si è smarrita nelle scorciatoie spettacolari». Con la conseguenza che, dopo la pubblicazione di opere sistematiche in grado di incidere sul dibattito politico – quelle dovute ad Alberto Caracciolo per la storia, a Italo Insolera per l’urbanistica, a Franco Ferrarotti per la sociologia –, oggi «per la ricerca urbana è diventato più arduo influire sulla rappresentazione dei problemi e delle soluzioni».

Roma città sostenibile?

Sostenibilità a Roma significa innanzitutto migliore gestione dei rifiuti e contenimento dell’inquinamento atmosferico. Quanto ai rifiuti, la città non è ancora in grado di gestirne razionalmente il ciclo, avviando politiche adeguate di prevenzione nella loro produzione e di recupero differenziato. L’inquinamento atmosferico dipende invece dai consumi energetici residenziali e, soprattutto, dall’eccessivo ricorso alla mobilità privata. Pratiche come, da una parte, la raccolta porta a porta dei rifiuti, l’introduzione di incentivi per la differenziazione degli stessi e un migliore sfruttamento delle materie prime seconde e delle opportunità economiche a queste legate e, dall’altra, il potenziamento delle reti ferroviarie e metropolitane, nonché delle forme di trasporto collettivo, l’estensione delle ZTL e l’introduzione di un ticket di ingresso in città aiuterebbero a rendere Roma più sostenibile.

La mobilità romana tra patologia urbanistica e cura dell'accessibilità

Il governo della mobilità a Roma richiede una grande capacità di pianificazione, regolazione e integrazione delle politiche, con un’ottica di lungo periodo rispetto al ciclo elettorale e di area vasta, in grado di indirizzare e cambiare gli spostamenti dei romani. Sono tre gli obiettivi principali da perseguire: limitare il transito e la sosta delle automobili nel centro, rilanciare tram e ferrovie per recuperare il deficit di infrastrutture, favorire la mobilità “dolce” a piedi e in bicicletta.

Politiche di mobilità e qualità della vita a Roma

Roma appare come una città diffusa, la cui espansione è avvenuta a macchia d’olio e dalla periferia verso il centro. Purtroppo, a ciò non si è affiancato un adeguato sistema di trasporto pubblico, con la conseguenza che la grande maggioranza dei romani ricorre al mezzo privato e che la mobilità urbana è divenuta insostenibile. Eppure, la capacità di spostarsi e di relazionarsi rappresenta l’essenza stessa dell’essere cittadino e incide profondamente sull’ambiente. Governance urbana e governance dell’ambiente devono andare di pari passo per garantire lo sviluppo del territorio e dell’economia e la qualità della vita.

Il Gruppo Roma Capitale: quali prospettive?

Gli ultimi dati di bilancio disponibili, purtroppo negativi, registrati dal Gruppo Roma Capitale sottolineano il duplice danno subito dai cittadini romani, che non solo assistono allo spreco di ingenti risorse pubbliche, ma vedono l’ente comunale, costretto a ripianare le perdite, tagliare spese su altri ambiti di intervento: assistenza sociale, scuola, case, cultura. Per porre rimedio a questa situazione si impongono due prospettive fondamentali: quella della città metropolitana, che tiene conto di come i bisogni e la capacità di darvi soddisfazione attraverso i servizi erogati dalle società del Gruppo si sviluppino su “reti lunghe” che oltrepassano i confini del Comune; quella della sussidiarietà orizzontale e della partecipazione, che chiama in causa un nuovo rapporto di integrazione e complementarità tra cittadinanza e aziende del gruppo.

Roma capitale: il cantiere infinito e i compiti del centrosinistra

Nel corso degli ultimi anni sono emersi tre modelli di riferimento per risolvere il tema della “specialità” di Roma: un ente territoriale che corrisponde al Comune di Roma ma è dotato di funzioni regolamentari e amministrative diverse da quelle degli altri Comuni e delle altre Città metropolitane; una Città metropolitana speciale, dotata di forme e condizioni particolari di autonomia; un ente con uno status simile a quello delle Regioni. La prima strada è quella sinora perseguita, pur se in maniera inadeguata, dall’attuale sindaco e dalla maggioranza di centrodestra. Le altre due, non prive di aspetti positivi, hanno invece riscosso meno consensi. Sarà compito della prossima maggioranza sciogliere i nodi irrisolti e disegnare il futuro di Roma.

Roma capitale e la città metropolitana: per non perdere la speranza

La novella costituzionale del 2001, che gettava le basi per un ordinamento differenziato per la capitale d’Italia, si è scontrata, nelle due legislature successive, prima con la volontà del centrodestra di smontare la riforma, poi con la difficoltà dell’unione del centrosinistra a produrre innovazioni rilevanti, su questo come su molti altri fronti. Anche dopo il 2010, con governo, Regione e Comune nelle mani del centrodestra, ci si sarebbe potuti attendere un’accelerazione del processo, ma le attese sono andate deluse. Con la sfida di realizzare un ordinamento in grado di far convivere la Capitale con la Città metropolitana dovrà confrontarsi chi nei prossimi mesi si assumerà la guida del governo del paese, della Regione Lazio e del Comune di Roma.

Per una scuola dell'inclusione

La scuola è stata, sin dall’Unità d’Italia, il canale privilegiato per realizzare l’obiettivo dell’inclusione: inclusione delle grandi masse
analfabete nel percorso democratico prima; inclusione dei fi gli delle famiglie svantaggiate nel processo di crescita economica del paese successivamente. Un ruolo che la scuola può rivendicare ancora oggi, grazie alle positive esperienze di inclusione dei bambini con disabilità e di quelli di cittadinanza non italiana. E che può rivendicare con maggior forza proprio nei contesti più difficili, dove il compito è più arduo, come accade, ad esempio, nelle periferie romane.

Integrazione o segregazione? La condizione dei rom nella capitale

Nei confronti della popolazione rom perdurano molti pregiudizi, che condizionano anche gran parte delle politiche pubbliche messe in atto nei loro confronti. Il Piano nomadi, ad esempio, inaugurato il 31 luglio 2009, prevede lo sgombero dei campi nomadi spontanei e tollerati e lo spostamento delle persone che vi abitavano in quelli autorizzati, veri e propri lager che in qualche modo formalizzano la ghettizzazione dei rom e gli effetti perversi a essa collegati. Un processo di integrazione realistico dovrà invece, preliminarmente, considerare i rom come persone con una dignità, delle aspirazioni e capacità di dialogo pari a quelle di tutti gli altri esseri umani, e incardinarsi su tre assi: il lavoro, l’alloggio, la scuola.

Politiche di accoglienza tra realtà e ipotesi future

La capitale sta compiendo molti sforzi per sprovincializzarsi e divenire il più possibile multietnica. Sono infatti diverse le iniziative legate alle istituzioni e al volontariato volte a preservare e diffondere le culture e le tradizioni degli immigrati e fornire loro il supporto di cui hanno bisogno. Tuttavia, Roma non può definirsi solidale, visti i numerosi episodi di intolleranza e razzismo degli ultimi anni e la difficoltà che gli immigrati riscontrano nell’inserirsi nel tessuto urbano. Bisognerebbe abbandonare la logica di emergenza e intervenire con strategie di lunga durata, ricorrendo a professionisti competenti e ben coordinati e in grado di garantire un’assistenza sicura e continuativa.

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