Le condizioni per la pace tra Ucraina e Russia

Di Hannes Swoboda Martedì 23 Maggio 2023 11:09 Stampa
Le condizioni per la pace tra Ucraina e Russia ©iStockphoto/francescoch

Sono in pochi a desiderare il prolungarsi della guerra in Ucraina, una guerra che rischia di sfociare in un disastro nucleare. Tuttavia, politici, esperti militari e politologi hanno opinioni contrastanti su come si potrebbe porre fine a questo conflitto. Molto dibattuti sono anche i motivi per cui la guerra è iniziata e anche chi l’abbia iniziata. Per parlare di una possibile fine pacifica della guerra, dobbiamo innanzitutto esaminare le origini del conflitto. Sebbene possa sembrare ovvio chi abbia iniziato la guerra, nei paesi occidentali ci si continua a chiedere chi sia il “vero” responsabile.

UNA MENTALITÀ IMPERIALE CONDIVISA
Nonostante sia stata la Russia a invadere l’Ucraina, appare bizzarro che personalità di spicco occidentali si trovino a discutere degli errori e delle responsabilità dell’Occidente, nella fattispecie degli Stati Uniti e della NATO. Per politologi come John Mearsheimer e Jeffrey Sachs, la guerra non è altro che un grande conflitto di potere scatenato principalmente dagli Stati Uniti. In una conferenza per l’Allama Iqbal Lecture 2023 intitolata “La geopolitica della pace”, Sachs ha dichiarato che «la guerra in Ucraina non è realmente una guerra tra Russia e Ucraina, nonostante quello che leggiamo ogni giorno sui giornali. È principalmente una guerra tra la Russia e gli Stati Uniti e bisogna analizzarla da questo punto di vista». Inoltre, ha aggiunto: «Si tratta di una guerra provocata dagli Stati Uniti, i quali hanno compiuto delle azioni che la leadership russa ha comprensibilmente considerato una minaccia per la sicurezza della Russia».1
Queste personalità occidentali, alla stregua di Sachs, mostrano profonda comprensione per la posizione imperiale della Russia ma non comprendono i cittadini ucraini o di altri paesi che, a seguito delle dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin su come il crollo dell’Unione Sovietica fosse la più grande catastrofe del XX secolo, desideravano far parte della NATO per tutelare la propria sicurezza. Queste personalità non prendono in considerazione le preoccupazioni in materia di sicurezza dei paesi confinanti con la Russia né riflettono su cosa sarebbe successo se la NATO non si fosse allargata. Inoltre, tralasciano il fatto che non vi sia alcuna prova che un’Ucraina neutrale avrebbe fatto rispettare i suoi confini a Putin, che ha apertamente negato all’Ucraina il diritto di esistere indipendentemente dalla Russia.
È ancora più bizzarro che alcuni di questi studiosi di relazioni internazionali ritengano che sia diritto della sola Russia determinare la politica di sicurezza dei suoi paesi limitrofi. Per loro, è la Russia, non l’Ucraina, ad avere la libertà di scegliere. È necessario superare questa filosofia che riconosce la superiorità di una grande potenza. È tempo di riconoscere e accettare che tutti i paesi abbiano il diritto di scegliere le proprie strategie di sicurezza in materia di difesa. Inoltre, tali studiosi ignorano il drastico deterioramento della democrazia che la Russia sta vivendo da quando Putin è salito al potere. Da allora, infatti, questo paese si sta trasformando sempre di più in una dittatura. Studiosi come Sachs e Mearsheimer non prendono affatto in esame la situazione interna della Russia, nonostante le analisi di politologi provenienti dalla Russia stessa. Analisti come Greg Yudin e Vladislav Inozemtsev hanno tracciato lo sfondo e l’origine della politica interna ed estera di Putin, dimostrando come la Russia non sia solo un’altra grande potenza, ma che è diventata uno Stato revisionista e revanscista con un regime repressivo.
Il più grande ostacolo alla pace è lo sviluppo parallelo in Russia che vede un drastico declino dello Stato di diritto all’interno e il crescente imperialismo della sua politica estera verso l’esterno. Oggi la Russia sta cercando di riconquistare almeno una parte del suo ex territorio imperiale e di imporre con la forza la sua presenza nei paesi limitrofi. La Russia, in particolare Putin e il suo gruppo corrotto di oligarchi, non ha alcun interesse a modernizzarsi, ma un paese autoritario e oligarchico non suscita alcun interesse nei cittadini dei suoi paesi vicini. Per guadagnare consensi il regime di Putin ha sostenuto i movimenti separatisti e messo in discussione i confini degli Stati confinanti.
A tal proposito, è più veritiera la valutazione di esperti come Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relations, che ha dichiarato: «Questa non è una guerra per l’allargamento della NATO o per una sua futura espansione che includa l’Ucraina (cosa che non sarebbe avvenuta). La NATO non c’entra e neanche l’America. Questa è una guerra iniziata dalla Russia con l’obiettivo di privare l’Ucraina della propria identità sovrana. L’Ucraina rappresentava un percorso alternativo per la creazione di una nazione slava, caratterizzata da un sistema politico democratico fortemente legato all’Occidente. Questo era e resta inaccettabile per Putin, perché lui temeva che ciò potesse alimentare le richieste in patria di indirizzare la Russia verso un percorso simile». Non escluderei in maniera categorica che Putin volesse impedire alla NATO di espandersi, ma la causa principale della guerra russa è certamente la minaccia che un’Ucraina indipendente e democratica rappresenta per il potere di Putin e per i suoi sogni di ricostruire un impero russo. Un’Ucraina democratica e il mantello di sicurezza della NATO per i paesi minacciati da Putin sono in diretta opposizione a tali aspirazioni.

GLI ERRORI DELL’OCCIDENTE
Il mio disaccordo con le visioni di Sachs e Mearsheimer non implica che l’Occidente o l’Unione europea in particolare non avrebbero dovuto agire diversamente. Le politiche di potere hanno di certo rivestito un ruolo importante anche per l’Occidente, soprattutto per gli Stati Uniti, che hanno spesso agito secondo il principio “chi vince prende tutto”. Ho sempre sostenuto che l’Unione europea avrebbe dovuto mostrarsi più cooperativa e meno arrogante nei confronti della Russia.
Tuttavia, l’interesse per tale cooperazione è stato scarso da parte della Russia, che non ha accettato il Partenariato per la modernizzazione offerto dall’UE. Questa mancanza di interesse da parte della Russia è stata accolta con scetticismo, soprattutto da alcuni “nuovi” paesi membri dell’UE che, sulla base di esperienze passate, erano ben lieti di allentare i loro legami con una Russia imperiale. Non volevano che la Russia guadagnasse nuovamente terreno, né tanto meno una Russia che non riconoscesse la propria responsabilità per l’oppressione passata e la violazione dei diritti individuali fondamentali e della sovranità dello Stato.
La realtà è che esistevano differenze sostanziali tra l’approccio della Russia e quello dell’UE. Putin non è mai stato interessato a rafforzare la democrazia, anzi. Né la modernizzazione economica né la trasparenza sono mai stati per lui una priorità. Neanche il rispetto dei confini di alcuni suoi paesi limitrofi lo è mai stato. A tal proposito, l’espansione della NATO nella regione è stata considerata in maniera negativa e vista come una minaccia per la Russia. Ma la stessa Russia non ha neanche offerto ai suoi paesi limitrofi degli accordi di sicurezza credibili. In seguito ha addirittura violato il Memorandum di Budapest che “tutelava” i confini dell’Ucraina.

LA REAZIONE DELL’OCCIDENTE
Di conseguenza, l’Occidente ha reagito rapidamente per difendere l’Ucraina dall’aggressione russa, anche attraverso la fornitura di armi. In particolare, i paesi dell’UE con un passato nell’imperialismo russo hanno sollecitato una risposta chiara e risoluta da parte della NATO e dell’UE. Infatti, alcuni paesi speravano non solo che l’aggressione russa venisse fermata e respinta, ma puntavano a una decisiva vittoria ucraina, con la Russia che non solo si sarebbe ritirata da tutto il territorio ucraino, ma che avrebbe anche pagato le riparazioni di guerra. Alcuni sperano tutt’ora persino che una sconfitta militare decisa possa innescare un cambiamento di regime in Russia.
La Germania è stata criticata per l’eccessiva lentezza e il ritardo nella sua reazione, anche se il cancelliere Olaf Scholz ha parlato di una, poi nota, “Zeitenwende”. Almeno per qualche tempo, l’equilibrio di potere all’interno dell’UE si è spostato in direzione degli Stati baltici e della Polonia, che hanno acquisito forti posizioni anti-russe. Tuttavia, per il momento, l’Occidente rimane unito, il che potrebbe rivelarsi utile per garantire la pace. La Russia non dovrebbe né sperare né pensare di rafforzarsi in caso di eventuali spaccature o divisioni in Occidente; tuttavia, l’unità occidentale da sola non porterà alla pace. L’ostacolo principale alla pace è senza dubbio la ferma volontà della Russia di distruggere un’Ucraina indipendente. Per scongiurare la sconfitta, l’invio di armi all’Ucraina è fondamentale. L’esperienza dell’ultimo anno dimostra che l’Occidente e l’UE in particolare hanno bisogno di una strategia militare e di difesa più coerente. Ma il rafforzamento delle capacità militari dell’UE non deve portare a una militarizzazione dell’Unione; sarebbe un grave errore militarizzare la politica estera e di sicurezza dell’UE.
L’UE, oltre a sostenere l’Ucraina a tutti i possibili livelli, deve cercare una soluzione ragionevole alla guerra. A tal fine, deve sviluppare una strategia globale che riconosca il mutato equilibrio di potere. L’Occidente deve riconoscere e accettare che il suo dominio sta tramontando e che i paesi al di fuori dell’ordine mondiale bipolare definito dall’Occidente – principalmente dagli Stati Uniti da un lato e dalla Russia dall’altro – partecipino alle decisioni per plasmare il futuro del mondo. In un articolo intitolato “The U.S. is not an indispensable peacemaker”, Trita Parsi ha scritto: «Come dimostrato dalla crisi ucraina, l’America è riuscita a mobilitare l’Occidente in maniera efficace ma non è riuscita a essere fonte di ispirazione per il Sud globale».2 Lo stesso vale per l’UE. La guerra in Ucraina potrebbe essere l’occasione per un ripensamento generale dell’atteggiamento e dell’approccio dell’Occidente nei confronti del “resto” del mondo. Altrimenti, è l’Occidente che rischia di diventare il “resto” del mondo.

NECESSITÀ DI MEDIAZIONE
Per raggiungere la pace, c’è chiaramente bisogno di un mediatore. Il mediatore o il gruppo di mediatori non possono provenire da nessuno dei due campi. Inoltre, è da escludere che la Cina possa svolgere un ruolo simile, dati i suoi stretti legami con la Russia. La recente mediazione della Cina tra l’Iran e l’Arabia Saudita non dovrebbe essere considerata un’argomentazione a favore di un simile ruolo nella guerra in Ucraina. Al tempo stesso, sarebbe incosciente spingere la Cina tra le braccia della Russia. Anche se l’equilibrio di potere si è spostato dalla Russia verso la Cina, l’Occidente non dovrebbe sostenere lo sviluppo di un blocco unificato Cina-Russia.
Se la Cina non può fungere da mediatore nel conflitto, dovrebbe essere una nazione del Sud globale a farlo. Paesi come il Brasile, il Sudafrica o la Turchia potrebbero svolgere un ruolo cruciale. Indipendentemente dai voti espressi in seno alle Nazioni Unite, il potenziale mediatore dovrebbe basarsi sulle risoluzioni passate delle Nazioni Unite per elaborare una strategia di pace. Il mediatore dovrebbe poi rivolgersi a entrambe le parti per trovare le condizioni per un cessate il fuoco e, infine, per un accordo di pace. La guerra in Ucraina potrebbe essere la molla che porterà le Nazioni Unite e il Sud globale a salvare il mondo da una terribile guerra e dalla minaccia dell’Armageddon nucleare. Questo potrebbe e dovrebbe essere il momento di mobilitare l’Assemblea generale dell’ONU – visto lo stallo del Consiglio di sicurezza– e il Sud globale. L’Assemblea generale ha indicato da tempo una chiara via da seguire nel caso in cui il Consiglio di sicurezza venga bloccato da uno dei suoi membri permanenti. Nella risoluzione United for Peace votata nel 1950, si chiede all’Assemblea generale di agire in nome delle Nazioni Unite per «fare raccomandazioni appropriate» nel caso in cui il Consiglio di Sicurezza «non riesca a svolgere le sue funzioni primarie volte al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale». Il Consiglio di sicurezza deve essere appoggiato dal segretario generale per adempiere al compito di ristabilire la pace. Le condizioni per cui l’Assemblea generale agisca secondo la risoluzione United for Peace sussistono e sono attese da tempo.
Abbiamo bisogno di pace ora ma dobbiamo essere consapevoli che i punti di partenza per raggiungerla sono complessi. Da una parte c’è una Russia autoritaria, che propugna un’ideologia revanscista e violenta e un forte odio per tutti i principi e i valori che l’Occidente rappresenta. Dall’altra parte c’è l’Ucraina, con la sua sorprendente disponibilità a sopportare enormi sacrifici e il suo obiettivo ampiamente condiviso di espellere tutte le forze russe dal suo territorio. Entrambe le parti hanno sviluppato un’animosità reciproca e persino un odio reciproco che sarà difficile superare. Sebbene la campagna d’odio sia stata avviata dalla Russia, molti ucraini hanno reagito all’invasione con un netto rifiuto della lingua e della cultura russa. Infine, c’è un Occidente che sostiene pienamente l’Ucraina a livello militare, politico ed economico, anche con la promessa di una futura adesione all’UE. Inoltre, molti sperano in un indebolimento permanente della Russia e/o in un cambiamento radicale del suo comportamento imperiale.

COME RAGGIUNGERE LA PACE
Contrariamente a coloro che vedono la necessità di una zona cuscinetto neutrale tra la Russia e l’Occidente, ritengo che un qualsiasi accordo di pace debba riconoscere un’Ucraina indipendente che abbia non solo il diritto a un’esistenza autonoma, ma anche il diritto di scegliere la propria strategia di sicurezza. Questa base è importante anche per gli altri paesi vicini alla Russia. Di conseguenza, qualsiasi accordo accettato dall’Ucraina e dall’Europa in generale deve includere una sorta di garanzia di sicurezza per l’Ucraina. Qualsiasi “soluzione” senza tale garanzia sarebbe vista come un tradimento dagli ucraini e provocherebbe nuove minacce. Tale garanzia di sicurezza può essere realizzata a prescindere dall’appartenenza dell’Ucraina alla NATO. In ogni caso, la NATO si sta avvicinando alla Russia, soprattutto con l’imminente adesione della Finlandia e, probabilmente presto, della Svezia. Contrariamente al pensiero “ortodosso”, l’adesione dell’Ucraina alla NATO potrebbe anche essere una garanzia di sicurezza per la Russia che non ci sarà un governo “pazzo” o irresponsabile a Kiev che cercherà di attaccare la Russia per ritorsione. Pertanto, l’adesione dell’Ucraina alla NATO potrebbe essere una garanzia contro un futuro attacco russo e una protezione contro attacchi di rappresaglia da parte dell’Ucraina. Tuttavia, appare ovvio che la leadership russa potrebbe vederla in modo diverso.
D’altra parte, una presenza militare di paesi terzi organizzata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti ai paesi del Sud globale, potrebbe scongiurare un nuovo attacco da parte della Russia o una ritorsione da parte dell’Ucraina. Nel breve termine e alla luce di quanto accaduto, la Russia non può garantire la sicurezza. Nel lungo termine, tuttavia, una Russia che ha imparato dai suoi crimini passati dovrebbe essere integrata in una struttura di sicurezza comune. In termini di territorio, sarà quasi impossibile raggiungere un accordo di pace o un armistizio qualora l’Ucraina riconquistasse i suoi confini. Ciò si applica soprattutto alla questione della Crimea. La soluzione ottimale sarebbe organizzare un referendum monitorato o organizzato a livello internazionale. Ma sorgerebbero annose discussioni su chi abbia diritto di voto, senza alcun accordo finale. Troppe persone, soprattutto di etnia ucraina, hanno lasciato la Crimea e il Donbass per tornare allo status quo precedente alla guerra. La seconda migliore soluzione sarebbe quella di stabilire frontiere aperte e trasparenti, con il diritto al ritorno per chi lo desidera. Qualsiasi soluzione o accordo, tuttavia, renderebbe necessario il mantenimento di truppe internazionali imparziali ai confini. L’ONU e/o l’OSCE dovrebbero essere coinvolte nella protezione dei cittadini di entrambi i paesi e nell’assicurare il rispetto di qualsiasi accordo. Gli eserciti potrebbero anche osservare una zona demilitarizzata istituita dopo l’armistizio su entrambi i lati del confine. A questo proposito, anche le forze armate dei paesi del Sud globale potrebbero svolgere un ruolo importante.
Inoltre, è di fondamentale importanza avviare nuove discussioni sugli accordi di disarmo. A tale scopo, sarebbe necessario includere le iniziative del Sud globale. Questi paesi dovrebbero insistere sulla necessità di investire più risorse sullo sviluppo economico e sociale e sulle politiche climatiche urgenti, invece che su una nuova corsa agli armamenti. Qualsiasi compromesso sull’Ucraina richiederebbe diversi accordi sul disarmo monitorato e controllato a livello internazionale in Europa e in altri paesi. I rinnovati sforzi per la produzione e la distribuzione di armi in Occidente non devono disincentivare il disarmo universale. La guerra contro l’Ucraina ha già dimostrato chele guerre non sono in grado di raggiungere gli obiettivi dichiarati. Al contrario, comportano perdita massiccia di vite umane, distruzione e autodistruzione e c’è sempre il rischio di un disastro nucleare.

PACE SENZA GIUSTIZIA
Un altro tema centrale è la compensazione degli ingentissimi danni di guerra in Ucraina. Non sarà facile raggiungere un accordo con la Russia e persino l’utilizzo dei fondi russi custoditi nelle banche occidentali sarà difficile da gestire. Certo, si tratta di denaro “rubato”. Ma si tratta di denaro del popolo russo e appartiene a loro. Di conseguenza, sarà difficile garantire all’Ucraina una compensazione finanziata dalla Russia. Pertanto, una pace giusta non è contemplabile. Tuttavia, vale la pena ricordare che il Trattato di Versailles è stato considerato ingiusto e ha creato le condizioni per la seconda guerra mondiale, come ha scritto John Maynard Keynes nel suo famoso libro “Le conseguenze economiche della pace”. Lo stesso vale peri tentativi di portare Putin e alcuni dei suoi ufficiali di alto rango, nonché i leader del gruppo Wagner, al cospetto dei tribunali internazionali. Questo porterebbe giustizia e servirebbe da monito per i futuri leader che hanno in mente crimini simili, ma non è un caso che la Russia, così come gli Stati Uniti e la Cina, non riconosca la giurisdizione della Corte penale internazionale dell’Aia.

CONCLUSIONI
Dobbiamo essere consapevoli che qualsiasi negoziato tra la Russia e l’Ucraina che vada oltre gli accordi in settori come l’esportazione di cereali sarà estremamente difficile da raggiungere. Entrambi hanno promesso la vittoria ai loro cittadini. Inoltre, molti in Occidente e soprattutto in Ucraina hanno rifiutato qualsiasi negoziato con il regime di Putin. Tuttavia, per il momento, non c’è alcuna speranza credibile di un cambio di regime in Russia, e anche un cambio di regime non garantirebbe una Russia più tollerante o ragionevole. A prescindere dal rifiuto dell’Ucraina di intavolare delle trattative serie con Putin, il clima in Russia è e rimarrà probabilmente tossico, ancor più che ai tempi dell’Unione Sovietica. Questo, assieme al modus operandi ucraino, sarà uno degli ostacoli più grandi per il raggiungimento della pace.
A prescindere dalla soluzione che verrà adottata e da quando verrà adottata, il mondo dovrà affrontare nuovamente un lungo periodo di guerra fredda. Ci auguriamo che questa situazione rimanga fredda e non sfoci in un conflitto significativo tra un blocco occidentale e un fronte unito Cina-Russia. Inoltre, l’UE non dovrebbe appoggiare ciecamente la posizione conflittuale degli Stati Uniti nei confronti della Cina. Deve invece sviluppare una strategia globale più avanzata e smettere di militarizzare i suoi sforzi globali. E comunque, l’UE deve riconoscere che il potere si è spostato verso i paesi del Sud globale; infatti molti di questi paesi non seguono la linea occidentale alle Nazioni Unite. Tale multipolarismo è del tutto nuovo e non è ancora compreso appieno nella sua struttura e nelle sue implicazioni. Invece di tentare inutilmente di convincere alcune grandi potenze del Sud globale a condannare la Russia, l’Occidente dovrebbe incoraggiare questi paesi a impegnarsi per porre fine alla guerra e ristabilire un’Ucraina indipendente e sovrana, anche con nuovi confini con la Russia. Tali confini e le zone demilitarizzate adiacenti dovrebbero essere protetti da eserciti internazionali. Allo stesso tempo, all’Ucraina deve essere riconosciuta la propria sovranità nonché la libertà di scegliere la propria strategia di sicurezza. Contestualmente alla “risoluzione” della guerra tra Russia e Ucraina, devono ripartire gli sforzi per il disarmo europeo e del resto del mondo. Anche in questo ambito, le Nazioni Unite e i paesi del Sud globale devono essere incoraggiati ad assumere un ruolo attivo.

 


[1] J. Sachs, The Geopolitics of Peace: Allama Iqbal Lecture 2023, 2 marzo 2023, disponibile su www.jeffsachs.org/recorded-lectures/allamaiqballectureoxford.

[2] T. Parsi, The U.S. is not an Indispensable Peacemaker, in “The New York Times”, 22 marzo 2023, disponibile su www.nytimes.com/2023/03/22/opinion/international-world/us-china-russia-ukraine.html.