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Come gocce di veleno

Sembrano storielle innocue, battute ben riuscite ma prive di conseguenze. Che male c’è a ridere un po’ del potere? Invece sono piccole, continue gocce di veleno, e il sedimento che lasciano in giro arriva a intaccare il terreno stesso della democrazia. Ad animare la produzione delle bufale in rete non è il talento burlone di qualche individuo, ma un potente motore economico – perché i click, si noti bene, generano ricchezza – e una forte motivazione politica: sfigurare l’avversario, distruggerne la credibilità, alimentare nei suoi confronti tutto l’odio possibile. Perché le fake news possano attecchire sono però necessari altri due ingredienti: la fragilità culturale e la rabbia sociale. Cosa fare, allora? Se questo è il quadro, misure di contrasto immediate e dirette non ce ne sono. Bisogna disporsi a un lavoro paziente, capace di essere profondo quanto lo sono il ritardo culturale e l’esasperazione.

Realtà parallele

Contro la manipolazione o la falsificazione della realtà, che è esistita e continua a esistere, sono stati elaborati da tempo degli anticorpi, degli strumenti intellettuali – la filosofia, la filologia e la storiografia – in grado di affinare le capacità critiche degli individui e di affiancare l’esperienza e il senso comune. Essi restano, tuttavia, privi di efficacia sul medio periodo, se coinvolgono esclusivamente le élite culturali e non si estendono, attraverso l’educazione dei più, fino a promuovere lo spirito critico. Uno dei motivi per cui le fake news trovano terreno fertile in politica dipende, in quest’ottica, da una delle “promesse non mantenute” della democrazia, ossia dalla scarsa preparazione alla cittadinanza: una missione ardua e infinita, un processo educativo che conosce ricadute, come insegnano non solo la storia del Novecento, con la nascita dei totalitarismi, ma anche eventi contemporanei.

Menzogna e verità: le fake news nel mondo virtuale

Le fake news sono una menzogna di tipo nuovo, si insediano nel mondo virtuale e alimentano un’esistenza collettiva tutta trasformata in un flusso indistinto, in una disorientante e cacofonica narrazione a molte voci. La loro efficacia consiste nel lasciare un breve segno, nel produrre un fugace orientamento, uno spin; non certo nel cambiare il mondo, né nel criticarlo, senza alcuna responsabilità tanto da parte di chi le produce quanto da parte di chi ne è destinatario. Il virtuale produce un effetto di inclusione in cui tutto è accolto e tutto è depotenziato: un dominio in cui vero e falso trascorrono l’uno nell’altro inafferrabili e nel quale la lotta politica si fa con le fake news e con le contro fake news. Ma un’alternativa c’è ed è percorribile: la politica reale deve affermarsi contro la politica spettrale del virtuale, opponendo all’anonimato e all’impersonalità passiva del virtuale una mediazione mediata, storicizzata, sottoposta a critica e costituita dal franco confronto fra tesi esplicitamente parziali.

Le verità che contano nel frastuono della post-verità

Pur con tutte le novità che la rete introduce nel sistema di produzione del vero e del falso, la manipolazione dei fatti, le notizie alterate, l’uso strumentale della menzogna continuano a essere prevalentemente tecniche consolidate del potere. Nell’epoca della post-verità il conflitto per e sulla verità rimane una posta in gioco di prima grandezza. Proprio quando sembra essersi ridotta allo stato di pura ipotesi, la verità si conferma per quello che in età moderna è sempre stata: un campo non di esercizio di fede ma di lotta politica.

La politica tra post-verità e social media

Anche se all’espressione “post-truth” si accompagnano concetti molto diversi, nella maggior parte dei casi, si tratta della tendenza sociale a ignorare la realtà in favore di convinzioni giudicate quasi indiscutibili anche di fronte a evidenze contrarie. Certamente i social hanno contribuito a velocizzare la diffusione della post-verità, ma resta comunque aperto il tema delle relazioni fra post-verità e politica, un rapporto che non si gioca solo sul terreno dei social media. Allora qual è, nello specifico, il ruolo dei diversi attori – la politica, i giornali e i nuovi media – che contribuiscono alla diffusione di informazioni che tendono a rendere marginale e insignificante la verità? E quali strategie possono favorire lo sviluppo di potenziali anticorpi alle dinamiche della post-verità?

Web e politica: un gioco in difesa

L’importanza delle tecnologie nella comunicazione politica non è certo una novità degli ultimi anni, anche se alcune tendenze recenti, come le micro-communities su Twitter e la web democracy, non erano affatto prevedibili. Tuttavia, non bisogna enfatizzare troppo il ruolo dei media nell’affermazione degli uni o degli altri leader politici, perché le variabili in campo sono molteplici. Questo limite si riscontra, però, sia nelle analisi degli studiosi, che ripropongono schemi ormai superati, sia soprattutto nelle strategie dei partiti, che hanno assunto un atteggiamento difensivo nei confronti del nuovo paradigma comunicativo, dando così il destro all’insorgere di fenomeni populisti e spinte demagogiche. L’errore più grave è consistito nel perdere l’occasione offerta dal web di instaurare una connessione sentimentale tra partito ed elettori, ma per rimediarvi è necessario un ripensamento del valore culturale della comunicazione e un rifiuto deciso della politica intesa come spettacolo.

Vecchia come una cabina telefonica

Le notizie diventano vecchie prima ancora di essere riportate dai giornali. I politici sperimentano una comunicazione semplificata fatta di tweet e battute a effetto. Lo shock tecnologico assorbe tutte le nostre energie e limita ogni slancio creativo. Le persone sono interessate solo a se stesse e alla rappresentazione che vogliono dare di sé. Siamo travolti da una realtà in continuo mutamento ed è impossibile prevederne gli sviluppi futuri. Di questo e di molto altro Italianieuropei ha discusso con il fondatore di Dagospia.

Social food, foodies e altri fenomeni intorno al digital food

Il food è un fenomeno ampio e articolato, che sta attirando molti investimenti e l’attenzione di professionisti per lo sviluppo e l’applicazione di nuovi modelli e concetti di servizio. In questo scenario, il digitale ha un ruolo centrale nella condivisione dell’esperienza degli utenti, rafforzando il principio di social contenuto naturalmente nel food.

La cultura digitale aggiorna la politica

Le spinte al cambiamento che dal 2008 interessano diverse zone del mondo, dall’America di Obama al Nord Africa in rivolta, sino alla Grecia e alla Spagna “indignata”, sembrano essere giunte ora anche in Italia. I giovani non sono più disposti ad aspettare e la politica deve sempre più fare i conti con la comunicazione interattiva del web 2.0. Il potere istituzionale deve allora imparare a dare voce a queste rinnovate esigenze di aggregazione e confronto.


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