avvocato e consulente legislativo, è funzionario Italgas (Eni) a Torino
Due lustri di seconda Repubblica sono forse un tempo sufficiente per tentare un’esegesi e un primo bilancio delle leaderships scaturite dal bipolarismo nostrano, sforzandosi di coglierne le linee evolutive o involutive. Per fare ciò occorre necessariamente compiere un passo indietro e confrontare specularmente la loro genesi e le diverse strategie messe a punto dai suoi principali interpreti per affrontare la crisi sistemica della prima Repubblica. È in quel momento, nelle contraddizioni non risolte e trascinatesi fino ad oggi con alterni esiti, che si annida il male oscuro di un sistema politico e istituzionale pericolosamente avvitato su se stesso nonostante i tentativi, talora encomiabili, tesi a una sua stabilizzazione.
Il dibattito sviluppatosi in queste settimane sull’opportunità di reintrodurre la legge elettorale proporzionale per rimediare ai macroscopici difetti del Mattarellum (secondo la caustica definizione di Giovanni Sartori) e a un tempo superare – secondo alcuni con il «ritorno alla Costituzione», secondo altri con il passaggio alla «Terza Repubblica» – l’era della Seconda Repubblica, si presta a un’interessante contaminazione interdisciplinare tra le regole di concorrenza che oramai governano il nostro sistema economico e quelle che governano il sistema politico che forse aiuta a capire meglio il paradosso che affligge la vita politica italiana.