Quel faticoso ultimo miglio

Di Italianieuropei Venerdì 29 Ottobre 2010 14:28 Stampa
Quel faticoso ultimo miglio Foto: Mariano Sardon


È dello scorso 21 ottobre il pronunciamento della Commissione Europea in merito allo schema di provvedimento approvato dall’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) il 9 settembre e relativo, fra l’altro, alla definizione dei prezzi dei servizi all’ingrosso di unbundling. Nel provvedimento si prospetta, per il triennio 2010-2012, un aumento per il canone di unbundling (il cosiddetto ultimo miglio o ULL-unbundling del local loop) dagli attuali 8,49 euro/mese a 8,70 euro/mese per il 2010, 9,14 e 9,48 euro/mese rispettivamente per gli anni 2011 e 2012.
Questo aumento seguirebbe quello, quantitativamente rilevante, approvato nel 2008 che ha portato il canone di unbundling da quota 7,64 euro/mese all’attuale 8,70, e confermerebbe un’inversione di tendenza rispetto al trend discendente registratosi in Italia nel periodo 2005-2008.
Un trend discendente che, invece, secondo i dati resi disponibili dalla Commissione europea, è stato confermato da numerosi paesi membri dell’Unione, dove, pur in presenza di tariffe estremamente differenziate (si va da più di 12 euro/mese in Finlandia e Irlanda a 5 euro/mese in Estonia) si sono registrate riduzioni nel periodo 2005-2010 pari anche al 30% (46,15% nel caso estremo dell’Austria).
Secondo l’Agcom, però, “l’adeguamento previsto colloca l’Italia al di sotto della media dei primi sedici Paesi UE (9,46 euro/mese) e a significativa distanza dal valore dei paesi che adottano un modello analogo al nostro paese (10,02 euro/mese)”, ossia un modello basato sulla valutazione dei costi incrementali di lungo periodo (BU-LRIC).
Nella decisione del 21 ottobre la Commissione europea
, pur concordando con l’approccio utilizzato da Agcom, “invita l'Agcom a riesaminare i propri calcoli utilizzando i dati di una società efficiente che gestisce una rete in rame di nuova costruzione”.
Come è facile intuire la fissazione del canone di unbundling ha importanti ricadute non solo sulle scelte industriali e le decisioni di investimento, infrastrutturale e non, degli operatori alternativi interessati all’affitto dell’ultimo miglio, ma anche sulle scelte dei consumatori, privati e non solo, e sui costi che questi devono sostenere per l’utilizzo di un fattore strategico di sviluppo quale l’accesso alla rete di telecomunicazione.
Preoccupazioni di questo tenore sono rintracciabili anche nella dichiarazione della responsabile dell’Agenda digitale dell’Unione europea Neelie Kroes rilasciata lo stesso 21 ottobre secondo la quale: "È di fondamentale importanza che il prezzo fatturato dagli operatori storici delle comunicazioni degli Stati membri dell'UE ai propri concorrenti per poter accedere alle loro reti in rame sia equo. Un accesso equo rafforza la concorrenza nei servizi ai consumatori e fornisce corrette indicazioni di investimento."
La palla quindi è ora nuovamente nelle mani dell’Agcom che, in conformità all’articolo 7 della direttiva quadro in materia di telecomunicazioni dovrà "tenere nella massima considerazione" le osservazioni della Commissione.

In una fase di crisi economica come quella attuale non è escluso che le preoccupazioni per gli effetti di un aumento del costo complessivo delle telecomunicazioni sulle dinamiche della ripresa possano aver influenzato le scelte compiute dagli altri nostri partner europei. Questo dovrebbe indurci a riflettere, prima ancora che sul costo o sul peso della singola tariffa, sulle scelte da compiere per promuovere l’utilizzo della rete e delle nuove tecnologie ICT come fattore di sviluppo economico.

 

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Foto di Mariano Sardon

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