Italianieuropei 6/2020
Italianieuropei 6/2020

In questo numero

Il cantiere della sinistra. In pressoché tutte le democrazie occidentali, i sistemi politici sono più che mai frantumati, i conflitti si sono radicalizzati, tornano in campo prepotentemente le ideologie, soprattutto a destra. In un momento di così drammatica crisi e di smarrimento, una forza progressista e democratica che non abbia una visione del futuro, che non sappia rappresentare un modello di società, che non recuperi cioè una propria ideologia finisce per avere un rapporto superficiale e fragile con il paese e con i cittadini. Impegnarsi nella costruzione di questa prospettiva è la via da seguire per un dibattito costituente da portare avanti con coraggio e con la mobilitazione delle forze sociali e intellettuali del campo progressista.

il Sommario

l' Editoriale

Una strada per la sinistra

Scriviamo mentre ancora sono accesi gli ultimi fuochi della guerriglia che Donald Trump ha scatenato contro il risultato elettorale e contro i principi della democrazia americana. Ma ormai il mondo ha preso atto dello scenario nuovo determinato dalla vittoria di Joe Biden e Kamala Harris e si interroga su quali cambiamenti potranno determinarsi nella politica americana. È difficile pensare, e su questo concorda la maggioranza degli osservatori, che possa esservi un mutamento radicale delle politiche americane verso la Cina e la Russia.

gli Articoli

Agenda. Il cantiere della sinistra

La crisi delle forme della politica

of Goffredo Bettini

La sinistra italiana (e non solo) da molti decenni non è in buona salute. Appare incerta, opaca, troppo divisa; poco incisiva a fronte delle grandi domande che pone la contemporaneità. Ci sono responsabilità soggettive da indagare. Scelgo un aspetto sul quale concentrarmi. Concerne non solo le difficoltà o i limiti politici della nostra lotta; piuttosto alcuni fenomeni storici che ci hanno investito con una rapidità sorprendente: la caduta delle “forme” nel cuore della civiltà occidentale. Di tutte le forme. Dei partiti, delle istituzioni, delle aggregazioni sociali e culturali, della famiglia, delle piazze comunali, dei quartieri un tempo compatti, delle religioni con le loro chiese ed edifici di culto.

 

Agenda. Il cantiere della sinistra

Il campo ideologico della sinistra

of Nadia Urbinati

In questo contributo vorrei cercare di delineare le coordinate del campo ideologico della sinistra nell’età del declino dell’ordine sociale e politico che ha accompagnato l’edificazione della democrazia costituzionale nel secondo dopoguerra e il protagonismo della sinistra. Per comodità di sintesi, denoto quell’ordine come “democrazia sociale”. Questa ha prodotto stabilità dinamica fino a quando è riuscita a tenere insieme l’eguaglianza sostanziale e l’eguaglianza politica, giustizia sociale e libertà. La sinistra del dopoguerra ha avuto centralità e consenso fino a quando è riuscita a imporre al regime economico proprietario di tollerare una relazione funzionale tra le due eguaglianze. L’esito è stato la promozione di un benessere diffuso e l’effettiva partecipazione dei cittadini alla vita politica.

 

Agenda. Il cantiere della sinistra

La sfida del polo progressista in un nuovo bipolarismo

of Enzo Di Nuoscio

Nel tempo accelerato della “società liquida” il consenso elettorale, le aspettative degli elettori e l’orizzonte delle decisioni politiche sono forzatamente confinati nel breve periodo. Si accorcia così la vita delle “stagioni politiche”. Alleanze, elaborazioni programmatiche, condivisione di prospettive, per non dire analisi sociali e geopolitiche del contesto in cui si inseriscono le scelte politiche, non solo non hanno più il tempo di maturare e di produrre i propri risultati, ma diventano quasi un lusso che non ci si può permettere. La strategia viene sostituita dalla tattica. Non c’è tempo, e forse neanche la capacità, di “guerre di posizione”, e meno che mai di strategie di “egemonia culturale”; tutto si risolve in “guerriglie di movimento” tra partiti. E, per giunta, nel rapporto con gli elettori spesso si punta più sul pathos che sul logos.

 

Agenda. Il cantiere della sinistra

La doppia lettura del voto regionale 2020

of Federico Fornaro

I risultati delle elezioni regionali che si sono svolte il 20 e 21 settembre 2020 si prestano a una doppia lettura. Ci sono stati, infatti, dei vincitori politici (il PD, con il suo segretario Nicola Zingaretti e i presidenti uscenti delle Regioni) e dei partiti vittoriosi nei numeri usciti dalle urne (Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni). Tra gli sconfitti c’è indubbiamente Salvini che, come in altre occasioni, aveva alzato troppo l’asticella («vinceremo 7 a 0») finendo per far passare in secondo piano la conquista delle Marche da parte del centrodestra, Regione che in tutti gli atlanti della geografia politica dell’Italia repubblicana è stata sempre inserita nel “cuore rosso” insieme a Toscana, Emilia-Romagna e Umbria. Regioni rosse che si sono oramai melanconicamente ridotte a due, o più correttamente ai due capoluoghi (Bologna e Firenze) più un pugno di province toscane ed emiliane.

 

Agenda. Il cantiere della sinistra

Basta etichette, torniamo a fare politica

of Serena Spinelli

«Sono disponibile a impegnarmi in un progetto che abbia come sbocco la costruzione di un Partito con la P maiuscola, un’ottantina di federazioni, un nome e un simbolo votabili almeno per i prossimi quindici anni, una forte carica innovativa nell’organizzazione e nella comunicazione e un gruppo dirigente profondamente rinnovato». Sono le parole di un compagno toscano, studioso e militante attivo della sinistra, che negli ultimi mesi ha collaborato affinché in Toscana si innescasse il percorso che ha portato a presentarci alle elezioni regionali con il progetto e il programma di Sinistra Civica Ecologista; è da queste che mi piace partire per costruire una riflessione su come vorrei che fosse la sinistra, il suo futuro e quindi quello del nostro paese, essendo le due vicende inscindibili.

 

Agenda. Il cantiere della sinistra

Le reti al centro: tecnologie, luoghi e relazioni

of Marta Leonori

La politica in questi primi venti anni del XXI secolo ha dovuto fronteggiare la necessità di coniugare resistenza e capacità di resilienza, di adattamento alle trasformazioni che hanno cambiato e cambiano il nostro modo di vivere, lavorare, relazionarci con gli altri. Abbiamo vissuto grandi mutazioni politiche, il repentino cambio di partiti, coalizioni e assetti, il susseguirsi di riforme istituzionali. Ma il confronto interno a politica e istituzioni è solo una piccola parte.
Le principali sfide con cui si è dovuta confrontare la politica, e in particolare la sinistra, sono state certamente quelle provenienti dall’esterno, sfide spesso globali, inarrestabili e pervasive. I cambiamenti di questi ultimi venti anni hanno infatti interessato i pilastri principali della nostra società: tra questi il lavoro, le famiglie, i diritti, le conoscenze. Tutti temi che interrogano la sinistra, la sua identità e il suo progetto politico e culturale.

 

Focus. L’America nel mondo dopo Trump

Se l’America torna a respirare

of Ida Dominijanni

Per uno di quei giochi di prestigio che solo il sistema mediatico riesce a fare, la notizia della vittoria – difficile e tutt’altro che scontata – di Biden su Trump è diventata, nei media mainstream italiani, la notizia della non-sconfitta di Trump e della sua incombenza sul prossimo mandato presidenziale, predestinato in partenza all’immobilismo in un’America spaccata a metà come una mela. In sostanza, Biden ha vinto per modo di dire perché – sorpresa! – il populismo di Trump è vivo, vegeto e radicato, l’America “profonda” non gli ha affatto voltato le spalle e il nuovo tandem presidenziale altro non potrà fare che posizionarsi al centro, inanellare compromessi con il partito repubblicano e liberarsi risolutamente dell’impiccio dell’ala sinistra della coalizione che lo ha portato alla Casa Bianca.

 

Focus. L’America nel mondo dopo Trump

La politica estera dell’Amministrazione Biden: quali prospettive?

of Mario Del Pero

Cala il sipario sull’Amministrazione Trump. E su di una politica estera caratterizzata, almeno formalmente, da una rottura radicale rispetto alla tradizione dell’internazionalismo statunitense. Nel lessico abborracciato e primitivo di Donald Trump, ma anche nei principali documenti strategici della sua Amministrazione (a partire dalla National Security Strategy del dicembre 2017), il messaggio di questi ultimi anni è stato essenziale e semplice: a chi guida gli Stati Uniti spetta il compito di recuperare la sovranità dolosamente perduta attraverso politiche unilateraliste, centrate sulla chiara definizione dell’interesse nazionale, l’impegno a perseguirlo senza remore e la consapevolezza che quella internazionale è un’arena brutale e competitiva, un gioco a somma zero contraddistinto dalla presenza, netta e inequivoca, di antagonisti certi, su tutti Cina, Russia e Iran.

 

Focus. L’America nel mondo dopo Trump

Biden alla Casa Bianca: cosa cambia per l’Europa

of Ferdinando Nelli Feroci

L’elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti è senz’altro una buona notizia per l’Europa e per gli europei. Dopo quattro anni di Trump, un presidente americano per la prima volta dichiaratamente ostile nei confronti dell’Unione europea, profondamente scettico sulla stessa utilità della NATO, e complessivamente poco interessato alla tenuta del rapporto transatlantico (che ha vissuto più come una serie di relazioni complicate da gestire con singoli paesi, che come una scelta strategica di campo), l’Europa non può che rallegrarsi e tirare un sospiro di sollievo per la prospettiva dell’arrivo alla Casa Bianca di un presidente come Biden.
Inutile nasconderselo: mai come con la presidenza Trump si era registrato da parte europea un clima di difficoltà e di incomprensioni così evidente e così clamoroso nel rapporto con una Amministrazione americana.

 

Focus. L’America nel mondo dopo Trump

La nuova America e il conflitto con la Cina

of Alessandro Aresu

Il 15 luglio 2021 si celebrerà un anniversario decisivo per le relazioni tra Stati Uniti e Cina. Quel giorno, mentre la nuova Amministrazione Biden muoverà i primi passi, saranno passati cinquant’anni dall’annuncio pubblico del presidente Richard Nixon sulla sua visita a Pechino, avvenuta nell’anno successivo, il 1972. In quell’annuncio, Nixon riconobbe di aver già inviato Kissinger per i dialoghi, fino a quel momento segreti, di preparazione al viaggio che avrebbe portato alla normalizzazione delle relazioni tra Washington e Pechino. Nixon iniziò il suo annuncio affermando che una pace duratura fosse impossibile senza il coinvolgimento della Repubblica Popolare Cinese, il paese più popoloso al mondo. Si tratta, come è noto, di un passaggio decisivo della guerra fredda.

 

Focus. L’America nel mondo dopo Trump

Le elezioni americane del 2020 e il Medio Oriente

of Carlo Pinzani

Con un ritardo che ha dell’incredibile, soltanto dopo l’estate il sistema mondiale delle comunicazioni di massa ha cominciato a rendersi conto che la consolidata tradizione quadriennale dell’elezione del presidente degli Stati Uniti avrebbe assunto un’importanza inusitata non solo per gli stessi Stati Uniti d’America ma per l’intero pianeta. I quattro anni dell’Amministrazione Trump hanno sconvolto il sistema delle relazioni internazionali e modificato profondamente gli assetti mondiali, mentre sul piano interno hanno fatto emergere con una evidenza palmare i gravi limiti di un impianto costituzionale vecchio di duecentocinquanta anni. Questo, nonostante la sua duttilità, è apparso d’un tratto inadeguato alla gestione di un grande paese industrializzato ed egemone nelle relazioni internazionali.

 

Focus. L’America nel mondo dopo Trump

Una pagina nuova nella politica ambientale di Washington

of Edoardo Zanchini e Mauro Albrizio

Il 4 novembre scorso gli Stati Uniti sono formalmente usciti dall’Accordo di Parigi sul clima a seguito della decisione assunta da Trump subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca. Un giorno che segna il punto più basso della politica ambientale americana degli ultimi cinquanta anni, ma anche un giorno di grande speranza per chi ha a cuore il futuro del pianeta, perché il nuovo presidente-eletto Joe Biden ha ribadito il suo impegno a far subito rientrare gli USA nell’Accordo di Parigi e a mettere in campo un piano per fronteggiare l’emergenza climatica.

 

Focus. L’America nel mondo dopo Trump

Una vittoria di messaggi e di contenuti

of Emiliana De Blasio

La pandemia costituisce uno degli attori della comunicazione politica e pubblica del tempo presente. Fin dalle prime avvisaglie di quella che sembrava essere una pericolosa epidemia, in breve poi dichiarata pandemia, essa ha fatto da cornice alla comunicazione politica, diventando anche oggetto di discorso politico. Sicuramente non si possono dimenticare le affermazioni contro la comunità cinese – anche in Italia – accusata di essere in qualche modo responsabile della diffusione del Coronavirus che poi abbiamo imparato a chiamare Covid-19. Anche Trump ha fatto ricorso alla retorica anticinese, a più riprese definendo il virus con l’appellativo di “Chinavirus”.

 

Le persone. Parliamo di lui/lei

La parabola di Boris Johnson

of Domenico Cerabona

«Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo» diceva Oscar Wilde. Raramente questo aforisma risulta tanto azzeccato come nel rapporto tra Boris Johnson e la premiership. Come abbiamo cercato di raccontare su questa stessa rivista,1 quella di arrivare a Downing Street come il suo idolo Winston Churchill è stata per Johnson una vera e propria ossessione, per ottenere la quale non ha lesinato azioni avventate e attacchi spregiudicati ai propri avversari politici. Una tattica che ha contrassegnato tutto il suo agire politico e che aveva sempre pagato, anche grazie all’appoggio delle élite inglesi (stampa in primis) che consideravano una sua ascesa all’ufficio più alto del paese come un dato di fatto: si discuteva del quando, non del se.

 

Le recensioni di Italianieuropei

Un viaggio nel PCI

of Arturo Scotto

Il volume di Mario Pendinelli e di Marcello Sorgi non è semplicemente una coraggiosa – e non scontata – operazione editoriale utile a riaprire un dibattito su un anniversario importante per la storia italiana. “Quando c’erano i comunisti. I cento anni del PCI tra cronaca e storia” ha il merito innanzitutto di attraversare le vicende del più grande partito organizzato d’Occidente con uno sguardo critico, rigoroso e mai banale, nella piena consapevolezza di maneggiare una materia delicata, densa di contraddizioni ancora aperte e di spunti formidabili sull’attualità. Dunque, non è affatto un testo commemorativo, ma una finestra aperta sul presente, a partire dalle conseguenze drammatiche sull’economia e sulla società della crisi finanziaria del 2008.

 

Dizionario civile

Smart Working

of Armanda Cetrulo e Valeria Cirillo

Dallo scoppio della pandemia di Covid-19 nel marzo 2020, molti aspetti della nostra vita quotidiana sono cambiati in maniera drastica e del tutto inaspettata. Tra questi vi è sicuramente il ricorso massiccio al telelavoro e in alcuni casi allo smart working in contesti lavorativi, pubblici e privati, prima del 2020 estranei a tali pratiche.
Lo smart working viene definito dalla legge 81 del maggio 2017 (articolo 18) nei termini del “lavoro agile”, ovvero una modalità di svolgimento della prestazione lavorativa (piuttosto che un contratto) rispetto alla quale vi è la possibilità di regolare dove, quando, come lavorare, previo accordo fra le parti.1