Giuseppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

è vicedirettore della Svimez.

Una politica audace per il Sud

Dopo gli anni delle scelte antimeridionaliste dei governi Berlusconi, prima i timidi segnali di attenzione del governo Monti, con il ministro della Coesione territoriale Barca, poi un leggero miglioramento delle politiche per il Sud con il governo Letta e il ministro Trigilia, infine con Gentiloni e il ministro De Vincenti finalmente l’abbozzo di una strategia per il Sud che non fosse limitata alle sole politiche di coesione. È però “troppo poco e troppo tardi”. Cosa ci aspetta nella prossima legislatura? Il clima sarà favorevole per il Mezzogiorno?

Sud e lavoro: istruzione e produzione per spezzare i circoli viziosi

Negli ultimi anni di durissima crisi economica, che ha colpito il Sud più del resto del paese, le difficoltà di accesso al mercato del lavoro, caratteristiche dei livelli più bassi di istruzione, si sono diffuse anche tra giovani in possesso di un bagaglio di formazione robusto, in particolare nel Mezzogiorno. Si è determinata così un’enorme sottoutilizzazione di capitale umano, uno “spreco” di intelligenze, che comporta un inevitabile deterioramento delle conoscenze e un avvitamento nelle dinamiche del sottosviluppo. Ciò rivela che non basta investire soltanto in istruzione per uscire dalla trappola del sottosviluppo meridionale, e che invece, per superare la strutturale carenza di occasioni di lavoro qualificato al Sud, occorrono investimenti pubblici, politiche dell’innovazione e nuove politiche industriali mirate alla modifica del modello di specializzazione verso produzioni a maggior valore aggiunto e contributo di conoscenza.

Il rompicapo della coesione e lo specchio della politica

I fondi strutturali europei, che pure hanno rappresentato l’unica politica a favore del Mezzogiorno degli ultimi anni, hanno assunto un’importanza per così dire patologica: sono stati l’alibi per dirottare altrove le risorse nazionali destinate al Sud. Non vi è stata sinora una lettura approfondita della realtà meridionale e dei suoi bisogni. Eppure il limite maggiore della politica di coesione è il suo isolamento e la sua mancata inclusione in una strategia di politica di sviluppo più ampia, specchio, in questo, delle responsabilità delle classi dirigenti locali e nazionali.