Romney prova a ribaltare i giochi. E forse ci riesce

Written by Emiliano Alessandri Thursday, 04 October 2012 10:37 Print
Romney prova a ribaltare i giochi. E forse ci riesce Foto: Barack Obama

Il primo dei tre dibattiti televisivi fra i due candidati alle elezioni presidenziali statunitensi ha visto la vittoria del contendente repubblicano. Per una sera Mitt Romney è riuscito, ammorbidendo alcune posizioni del suo partito, a rubare al presidente americano il ruolo di paladino della classe media e ad allontanare da sé quello di difensore dei poteri forti. La sfida fra i due rimane pertanto del tutto aperta.


Consapevole di giocarsi tutto, o quasi tutto, nei dibattiti televisivi con il suo rivale Barack Obama, Mitt Romney ha provato mercoledi sera a ribaltare le parti, presentandosi clamorosamente come il difensore della classe media e tutt’altro che un capitalista spietato e mercatista, provando così a sottrarre al presidente quello che è considerato il suo elemento di forza: la sua vicinanza al cittadino medio. E non è affatto detto che questa scelta quasi disperata non abbia avuto successo. Romney è apparso nettamente più in forma di un Obama poco convincente, sicuramente più combattivo ed efficace a livello comunicativo di quanto sia apparso nei lunghi mesi delle logoranti primarie e della campagna elettorale all’inizio di quest’autunno.

Certo non si tratta di un’improvvisa conversione, ma di una chiara tattica elettorale. Le ideologie dei due partiti su come rinvigorire l’economia americana restano opposte: Obama sostiene un ruolo forte del governo; Romney confida sull’intraprendenza del settore privato. Ma Romney è riuscito durante il dibattito a spostare la discussione dalle controverse posizioni ideologiche del suo partito a come creare posti di lavoro e ridurre l’enorme debito pubblico accumulato da Obama negli anni della sua amministrazione. Soprattutto, sapendo che davanti alle telecamere delle principali emittenti televisive non avrebbe dovuto convincere gli elettori abbienti, che già lo sostengono, il candidato repubblicano ha enfatizzato come la sua piattaforma di governo punti sulla classe media e non sia affatto mite verso gli interessi forti come la finanza. Il messaggio forse più forte riguarda il programma di ulteriori riduzioni fiscali – criticato da Obama e dai democratici in quanto impraticabile ed iniquo – che, dichiara Romney, non andrà a beneficio dei redditi alti ma della classe media, e in ogni caso sarà introdotto solo a condizione che non aumenti il debito.

Gli crederanno gli elettori americani forse più interessati a proposte concrete, come quelle che Romney ha effettivamente snocciolato, che alle contrapposizioni ideologiche dei due maggiori partiti? Basterà un dibattito, sicuramente vincente per il rivale del presidente dal punto di vista della comunicazione politica, a scalfire quella diffidenza che ha accompagnato Romney, finora considerato da una maggioranza di americani come troppo vicino alle grandi lobby e lontano dai bisogni del cittadino comune?

Certo che Obama ha reso la tattica di Romney del ribaltamento dei ruoli più facile di quanto avrebbe potuto essere. Il presidente si è trovato in difficoltà nel dover difendere un’incerta ripresa economica che obiettivamente presenta luci e ombre. Più interessato alla sostanza che alla comunicazione, ha spesso ammesso l’esistenza di somiglianze tra la sua piattaforma e quella di Romney, smussando alcuni degli elementi che avrebbero potuto essere di forte contrasto. Questo è stato vero anche su un tema caldo e sensibile come quello dello Stato sociale, sul quale Romney sarebbe stato facilmente attaccabile a causa delle posizioni del suo partito che sostiene una transizione verso un sistema che ridurrebbe le garanzie, soprattutto per quanto riguarda la copertura sanitaria. Ammettendo che, così come attualmente configurato, il sistema non è in ogni caso sostenibile, Obama si è poi trovato costretto a illustrare le riforme future – che non potranno che essere dolorose e impopolari. Romney ha invece parato i colpi, ripetendo il messaggio rassicurante che chi è già coperto sarà garantito, e presentando le sue proposte come quelle necessarie a preservare il futuro stesso dello Stato sociale.

Anche sul tema della regolamentazione finanziaria Romney ha provato a scompigliare i giochi, sostenendo che leggi come il Dodd-Frank Act, sostenute da Obama, siano nei fatti andate a vantaggio proprio di quegli interessi bancari che sono stati al centro della crisi finanziaria degli anni scorsi e delle invettive dei consumatori colpiti nei risparmi.

I sondaggi dei prossimi giorni spiegheranno se questa astuta svolta – in realtà già anticipata da alcune dichiarazioni delle settimane scorse in cui Romney si diceva, ad esempio, disposto a preservare gli elementi più popolari della riforma sanitaria di Obama – si potrà tradurre anche in nuovi equilibri elettorali. Bisogna considerare non solo che mancano ancora due non meno critici dibattiti televisivi e un lungo mese di campagna elettorale, durante il quale Obama potrà passare alla controffensiva, ma che il voto si giocherà in un numero limitato di Stati, all’interno di un gruppo tutto sommato ristretto di elettori indecisi. Anche un eventuale riequilibrio dei tassi di approvazione tra i due candidati a livello nazionale non è detto si traduca in un nuovo equilibrio nelle realtà locali al centro della contesa.

Mercoledì sera Romney ha comunque scelto la tattica giusta, concentrando il messaggio proprio su quegli elettori indecisi che gli avrebbero certo negato il voto se fosse apparso estremista. Obama invece ha sbagliato, mischiando le accuse di estremismo (a dire il vero assai poche o poco puntuali) a quelle che vorrebbero presentare l’avversario repubblicano come un moderato sotto mentite spoglie, come dimostrato peraltro dalle leggi che Romney passò quando era governatore del Massachusetts (quando, ad esempio, promosse una riforma sanitaria simile a quella varata da Obama a inizio mandato). Certo, forse alcuni elettori repubblicani già scettici di fronte alle credenziali conservatrici di Romney nutriranno ora qualche dubbio in più – ma difficilmente queste perplessità si tradurranno in astensionismo. Per gli elettori indecisi, invece, forse il messaggio di Romney ha offerto un’occasione per sciogliere le riserve. La partita che vedeva Obama in vantaggio rimarrà assai ardua per i repubblicani, ma questo 0-1 nei dibattiti riapre sicuramente i giochi.

 

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Le opinioni qui espresse non riflettono necessariamente quelle del German Marshall Fund of the United States.


Foto: Barack Obama

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