insegna Storia del Medio Oriente all’Università di Firenze.
All’inizio di quest’anno la Tunisia è riuscita a promulgare, nonostante le profonde divergenze di opinione in seno all’Assemblea costituente, la nuova Costituzione, nella quale sono sanciti diritti, quali la parità tra uomini e donne – riconosciuta anche nella legge elettorale –, e libertà fondamentali, quali quelle di opinione, pensiero, informazione e associazione. Il paese è però ancora impegnato in un processo di nation building molto delicato e non privo di tensioni. La grave crisi economica, la crescente disoccupazione, l’inasprimento del clima politico e la minaccia del terrorismo sono infatti solo alcuni degli aspetti con i quali dovrà misurarsi il governo che verrà formato dai partiti che usciranno vincitori dall’imminente tornata elettorale.
Giovane, mediamente istruito, a suo agio con le nuove tecnologie informatiche. E' l’identikit del protagonista assoluto delle rivolte che dalla Tunisia al Bahrein, passando per Libia ed Egitto, stanno stravolgendo l’assetto politico del bacino mediterraneo.
Il dissenso dei giovani tunisini ed egiziani, che da giorni manifestano per le strade, riflette il rifiuto verso regimi corrotti e liberticidi che in Occidente, però, venivano comunemente definiti moderati. Eppure non sono ancora emerse delle valide alternative politiche a questi governi. Il rischio è il vuoto politico.