Insegna economia politica alla Sant'Anna School of Advanced Studies di Pisa.
L’economia di mercato è ormai accettata dai socialdemocratici. Rimane però aperta la questione di come riconciliarla con i diritti sociali. Soltanto un forte governo economico a livello europeo che goda di una legittimità democratica può contenerne le forze potenzialmente distruttive.
In occasione del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, i capi di Stato e di governo promisero di rendere l’UE «l’economia basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo, capace di dar vita a una crescita economica sostenibile con posti di lavoro più numerosi e migliori, maggiore coesione sociale e rispetto per l’ambiente» entro il 2010. Se tale dichiarazione era intesa a suscitare entusiasmo, allora non è stata capace di centrare il bersaglio. Assumendo un impegno al di sopra delle proprie capacità e promettendo obiettivi irraggiungibili ha di fatto ridicolizzato la politica europea. Con quella che potremmo definire una fuite en avant i governi hanno successivamente aggiunto voci allettanti a una lista sempre più lunga di desideri da realizzare, nella quale risuonavano gli echi dei vari desiderata più o meno cari al proprio elettorato nazionale.
Intervento di Stefan Colllignon alla conferenza "European Social Democracy: Roots and Prospects" - Roma, 13 marzo 2008.
Tra le riforme strutturali oggi necessarie all’Europa, una prevale su tutte e riguarda l’interazione tra policy-making e democrazia. Per mettere in luce il legame che esiste tra efficienza economica e democrazia, indicherò prima le ragioni dell’insuccesso della strategia di Lisbona e spiegherò come tale insuccesso sia connesso con il quadro della politica macroeconomica dell’area dell’euro. Infine indicherò una prospettiva di cambiamento istituzionale.
L’Europa versa in una crisi profonda. Emersa dal voto francese e olandese contro il Trattato costituzionale, questa crisi coinvolge tutti gli Stati membri dell’Unione europea. La presidenza tedesca dell’UE nel 2007 cercherà di trovare una via d’uscita. Se questa occasione andasse perduta, l’Unione potrebbe benissimo sparire, disperdendosi in una moltitudine di patti bilaterali tra gli Stati-nazione europei.