Lettera alla sinistra

Di Massimo Paolucci Venerdì 07 Settembre 2018 10:47 Stampa

Cara sinistra, ti scrivo perché sono trascorsi ormai mesi dalla terribile sconfitta del 4 marzo e la tua reazione mi sembra assolutamente insoddisfacente, nettamente al di sotto delle necessità. Il Partito Democratico è sempre più diviso e senza una chiara prospettiva politica, Liberi e Uguali solo da poco sembra dare segnali di reazione, Potere al Popolo è felice del suo 1,13%. La prima regola d’ingaggio che mi sento di consigliarti è la modestia. Per circa sette anni abbiamo avuto la responsabilità di governare il paese. È davvero incredibile sentirti parlare come se in questo periodo avessimo fatto tutto bene, come se la responsabilità di una sconfitta senza precedenti fosse del popolo al quale sembri dire che non ha capito il tuo straordinario lavoro. E poi, per favore, lasciamo stare queste inutili polemiche da professorini su avverbi e congiuntivi che infastidiscono milioni di italiani.

Cara sinistra, non commettere errori infantili. Tentare di dividere i 5 Stelle da Salvini non è un favore che facciamo ai pentastellati, ma l’unica strada da percorrere per cercare di fermare questo pericoloso governo. Dal 2013 a oggi, circa un elettore di sinistra su cinque ha votato il movimento di Grillo perché non ti riconosce più. Come fai a non capire che devi sforzarti di riaprire un canale di comunicazione con quel pezzo del “tuo” popolo che hai deluso? Non è facile fare previsioni. Cosa farà il Movimento 5 Stelle? Si arrenderà al dominio del capo della Lega? Farà saltare il tavolo? Oppure, come ha fatto con i suoi primi provvedimenti, cercherà di occupare uno spazio sul versante sociale e ambientale dell’attività di governo, continuando a “bombardare” la casta? Se non ci muoviamo con intelligenza corriamo il rischio di fare la fine di Napoleone a Waterloo. Noi, su un terreno impervio, in un avvallamento, e il governo in collina con i cannoni a falcidiare la nostra cavalleria.

Cara sinistra, ti sei chiesta perché hai perso? Credo che, prima che nelle urne, tu eri già stata sconfitta avendo smarrito il tuo posto tra la gente e perso la tua egemonia culturale e politica. Le idee di giustizia, solidarietà e le tue conquiste storiche sono state travolte e battute dallo strapotere del pensiero liberista. Con la caduta del Muro, progressivamente, si è affermata nel corpo vivo della società un’altra egemonia. È il trionfo del potere assoluto del mercato, l’esaltazione dell’iniziativa privata, la marginalizzazione dello Stato; è l’idea che per competere internazionalmente si devono riconoscere meno diritti ai lavoratori; è l’illusione che banche e finanza ci avrebbero reso più ricchi; è il trionfo dell’esaltazione acritica della globalizzazione. Questa “religione” ha fatto milioni di proseliti, travolgendo i nostri fondamentali. Con l’affermazione del pensiero unico è stata messa in discussione la differenza tra te e la destra, nonché la tua utilità politica. Eppure, con la grande crisi di questi anni, il capitalismo ha dimostrato di non riuscire a garantire uno sviluppo stabile e duraturo. John F. Kennedy disse che “l’alta marea solleva tutte le barche”, ma non è stato così per l’ondata liberista di questi decenni: essa ha generato diseguaglianze così grandi da rappresentare un freno alla crescita di beni e servizi per difetto di domanda. In queste contraddizioni c’è il nostro spazio politico e sociale, l’attualità e la necessità della sinistra.

Cara sinistra, hai bisogno di un forte profilo politico e culturale, di una lettura aggiornata della società, di un nuovo pensiero critico del capitalismo, per mettere in campo risposte innovative al bisogno di protezione e promozione sociale. Purtroppo, fino a oggi, hai fatto esattamente il contrario. Non hai saputo “ripensarti”, non sei stata autonoma rispetto al liberismo e troppo spesso hai scimmiottato i “populisti”.

Cara sinistra, non ci sono, dinnanzi a noi, facili scorciatoie o ricette già preconfezionate: in forme e con responsabilità diverse siamo stati sconfitti tutti. La scelta che devi fare in premessa, se non vuoi continuare a essere un aggregato di comitati elettorali in cerca di un “nuovo re”, è ricostruire una comunità che abbia una forte e chiara identità politica e sociale e una efficace vita democratica. Smettila di parlare astrattamente di “nuovo centrosinistra” (espressione che nelle condizioni attuali non significa assolutamente nulla) e poniti, invece, il problema di rimettere radici nella società a partire dai problemi reali.

Cara sinistra, voglio dirti con onestà che non condivido l’approccio e la modalità con cui stai affrontando due questioni molto delicate: il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni. Lega e Movimento 5 Stelle propongono soluzioni irrealizzabili a problemi, però, reali. Certo, lo fanno strumentalizzando il malessere sociale. Tuttavia, se ci limitiamo a dire che “non ci sono risorse” rischiamo di apparire semplicemente contrari al superamento di questo malessere. Il tema di una misura di sostegno universale ai disoccupati è nostro. Non dimenticarlo. L’età in cui si va in pensione incrocia l’esistenza di milioni di donne e uomini. È una grande questione di civiltà non far coincidere “tutta la vita” con il lavoro. Tu, mia grande passione, ci hai insegnato, facendoci conoscere e leggere Marx, che l’emancipazione del mondo del lavoro deve perseguire due obiettivi: la libertà del lavoro e la libertà dal lavoro. Rappresentare il mondo del lavoro e i suoi diritti è, quindi, la tua principale ragione d’essere e la lotta al precariato, nelle sue diverse forme, la via maestra per recuperare forza e centralità. Che sinistra sei diventata se non conosci e non difendi milioni di lavoratori precari, senza diritti, con salari e ritmi di lavoro insostenibili? Dall’opposizione, a tutti i livelli istituzionali, sforziamoci di definire obiettivi comuni moltiplicando le occasioni di confronto, di analisi e di studio.

Rispetto ai giovani, ad esempio, vorrei sentirti dire parole chiare: aumento delle imposte di successione sui grandi patrimoni per garantire più fondi al diritto allo studio; stop allo sfruttamento dei nostri ragazzi con contratti precari e salari vergognosi; assunzioni nella pubblica amministrazione per offrire freschezza e nuove competenze allo Stato; incentivi solo a chi assume a tempo indeterminato.

Cara sinistra, perché ti meravigli del risultato del voto al Sud? Ti sfuggono, forse, le condizioni sociali in cui vive il Mezzogiorno, dove un cittadino su due è a rischio povertà? Da troppo tempo non è più chiaro quale sia il blocco sociale che intendi rappresentare. A volte confondi la tua funzione nazionale con un generico interclassismo. Il partito a “vocazione maggioritaria” è progressivamente diventato un “catch-all party”, un partito “pigliatutto”. Questa illusione di poter rappresentare tutto e il contrario di tutto ti ha clamorosamente in debolito. Adesso, per ripartire, scegli con nettezza e coraggio da che parte stare, torna a essere “partigiana”. Essere di parte non significa essere indifferenti al futuro dell’Italia, bensì concorrere all’interesse generale della nazione partendo, però, da un preciso punta di vista: la lotta alle diseguaglianze e la battaglia per la giustizia sociale. Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile riaffermare un ruolo attivo dello Stato nell’economia, nella gestione dei grandi servizi e nella ricerca. Il mercato e l’iniziativa privata, da soli, hanno dimostrato di non essere in grado di garantire crescita, benessere e promozione umana.

Cara sinistra, tra i grandi equivoci da cui non riesci a uscire c’è la questione dell’Europa. Gli europeisti convinti come noi, quelli che non prendono neanche in considerazione subordinate neonazionaliste, devono essere severissimi nella critica a questa Unione europea e coraggiosi nelle proposte. Lascia stare le solite parole di circostanza: questa Europa è spesso indifendibile e per tale motivo va rifondata. Certo, uscire dall’euro rappresenterebbe un grave errore. I vantaggi sarebbero irrilevanti, gli svantaggi enormi e i rischi giganteschi. Ma come fai a non riconoscere che l’euro è stato realizzato male e gestito peggio? Una moneta comune senza uno Stato comune, e le regole miopi del Trattato di Maastricht e del Fiscal Compact hanno aumentato le difficoltà dei paesi più deboli, moltiplicato le diseguaglianze e accentuato la dipendenza della politica dall’economia. Per favore, non lasciamo a Salvini e a Di Maio la critica all’Europa come è oggi. I Trattati europei non sono le “Tavole della legge”: possono e devono essere modificati. Battiti con coraggio per un bilancio europeo più forte, per scorporare gli investimenti dal deficit, per una gestione comune del debito, per una Banca centrale che sostenga politiche di sviluppo, per l’unione bancaria, per l’armonizzazione dei sistemi fiscali. Il Partito del Socialismo Europeo non deve ripiegarsi sulle proprie “macerie”. Nel Parlamento europeo, e fuori da esso, ci sono forze ambientaliste e di sinistra protagoniste, insieme al gruppo S&D, di tante battaglie con cui puoi e devi lavorare per costruire una nuova forte alleanza in vista delle prossime elezioni europee.

Cara sinistra, la tua storia, le tue battaglie e le tue vittorie coincidono con la storia della crescita della qualità urbana delle nostre città. Cosa deve ancora succedere per capire che indebolire gli enti locali attraverso tagli e regole di bilancio insostenibili vuol dire indebolire le tue fondamenta? Le forze cosiddette “populiste” hanno avuto la meglio proprio a fronte del crollo della qualità dei servizi e della vivibilità dei centri urbani e delle periferie. Sull’immigrazione, mi raccomando, nessun cedimento alla destra, al razzismo, a posizioni disumane e ipocrite. Sforzati di rendere più chiaro che invocare il tuo nome non significa proporre un’immigrazione senza regole.

Cara sinistra, ti sei accorta che esistono la rete, i social? Lo sai che il 91,1% degli utenti orienta le proprie idee solo guardando la prima pagina di Google? Che dici, vogliamo organizzarci? Il livello della tua comunicazione è assolutamente inadeguato. Ma davvero vuoi continuare a illuderti di poter far vivere una organizzazione di massa, un partito, senza costruire contestualmente una piattaforma digitale che in tempo reale ti permetta di comunicare, in entrata e in uscita, con i tuoi iscritti ed elettori, e magari confrontarti con un mondo che a oggi sembra esserti sconosciuto?

Leggo con piacere che stai iniziando a riutilizzare la parola socialismo. Era ora! Ma se il nuovo socialismo non riparte dalla dicotomia sviluppo-sostenibilità ambientale, credimi, non farà molta strada. La libertà dell’uomo, il lavoro, la sua felicità e il suo benessere dipenderanno molto dal coraggio con cui porterai avanti una radicale rivoluzione ecologica, superando una logica predatoria nel consumo delle risorse naturali che non tiene conto della loro limitatezza e dell’equilibrio dell’ecosistema. Sarà la qualità ambientale il terreno sul quale, in forme nuove, si svilupperà il conflitto capitale-lavoro e tu, che per tua natura dovresti stare nel “gorgo della storia”, dovrai interpretare e vincere la grande sfida dell’economia circolare.

Infine, ci tengo a dirti, che anche a me indispettisce chi mette in contrapposizione diritti civili e diritti sociali, però se ogni giorno ci parli di diritti civili non spendendo alcuna parola sui clamorosi fenomeni di ingiustizia sociale perdi metà della tua ragion d’essere.

Cara sinistra, abbiamo molto bisogno di te, però ascoltami: puoi scrivere il programma più bello del mondo, fare mille primarie, cambiare tutto il tuo gruppo dirigente, ma se non ritrovi il gusto per la battaglia politica nella società, se non la smetti di essere aristocratica, lontana mille miglia dai problemi reali delle persone, credimi, difficilmente tornerai a vincere.