Visualizza articoli per tag: i talia

Per un programma di fine legislatura

Per quanto l’ansia di produrre continuamente delle novità costitui-sca ormai una inquietante patologia della politica italiana, vi sono tuttavia dei rituali che finiscono per ripetersi sempre in modo uguale o quasi. Fra questi certamente uno dei riti che suscitano maggiore interesse è la preparazione della elezione del capo dello Stato. Le tensioni, le manovre, i veleni, l’accavallarsi delle candidature (per lo più improbabili) costituiscono la passione del giornalismo “retroscenista” e attirano l’interesse, sempre più oramai distratto, della opinione pubblica. Certo la vigilia del voto per il tredicesimo presidente sembra essere particolarmente sofferta e incerta. Anche per questo, forse, le manovre sono iniziate con tanto anticipo, accavallandosi alla discussione sulla legge finanziaria, introducendo così incognite in un momento assai delicato e importante della vita del paese.

Elezioni con il fantasma dell’astensionista

Il valore politico delle elezioni amministrative del 2021 è riducibile a un semplice slogan: la destra non è invincibile. Nelle cinque maggiori città in cui si è votato è finita 5 a 0 per il centrosinistra (allargato a Bologna e a Napoli) e ci sono state significative vittorie (riconferme dei sindaci uscenti) in città simbolo per la Lega e Fratelli d’Italia come Varese e Latina. Al centrodestra è rimasta come magra consolazione la vittoria al fotofinish a Trieste e in alcuni capoluoghi di provincia.
Complessivamente, nei 118 Comuni con più di 15.000 abitanti il centrosinistra ha oggi 52 sindaci (+15), il centrodestra 31 (+7), la destra 7 (-6), il Movimento 5 Stelle 5 (-7), il centro 2 (=), la sinistra alternativa 1 (-3) e, infine le liste civiche 20 (-6).

Il voto amministrativo in chiave socioeconomica

Seppur nei limiti di una tornata parziale e a carattere locale, le elezioni amministrative di ottobre offrono chiavi di lettura generalizzabili alla fase sociale e politica del paese. In questo lavoro prenderemo in esame due aspetti, già ampiamente trattati da molti commentatori e analisti: il calo dei consensi al Movimento 5 Stelle e l’astensionismo che, in quest’ultima tornata elettorale, ha toccato livelli mai così alti. Lo faremo, però, con un approccio di tipo socioeconomico e sotto questo punto di vista, pur partendo da piani diversi, entrambi gli aspetti sembrano rivelarsi espressione dello stesso fenomeno.

 

Emozioni, leadership e declino della partecipazione al voto

Le recenti elezioni comunali hanno sollecitato l’attenzione degli studiosi e degli osservatori per diverse ragioni. In primo luogo, perché riguardavano le città più popolose del paese o che avevano un particolare significato per la loro tradizione politico-elettorale. In secondo luogo, proprio in queste città sono state sperimentate – o meglio sono state proposte al vaglio degli elettori – alleanze e coalizioni espressione di formule politiche in parte diverse. Di fatto le forze politiche in alcuni casi hanno dato luogo a competizioni bipolari lungo lo schema centrodestra-centrosinistra, che sembrava ormai messo in soffitta, mentre in altri casi gli elettori sono stati interpellati per valutare un’offerta elettorale più articolata. Ad ogni modo, l’esito del confronto era probabilmente prevedibile anche considerando le previsioni degli istituti demoscopici si sono rivelate sostanzialmente affidabili.

L’inevitabile trasformazione del Movimento 5 Stelle

L’esito delle ultime elezioni amministrative non è stato deludente solo per il centrodestra, ma ha costituito un serio campanello d’allarme per il Movimento 5 Stelle (M5S), che ha dimezzato i propri voti rispetto alla precedente tornata elettorale.
Per comprendere le ragioni di questa débacle, è necessario ripercorre alcune tappe dell’evoluzione del M5S che evidenziano le difficoltà che, solitamente, i partiti populisti affrontano quando si trasformano da movimento di protesta in partito di governo. Questo passaggio comporta necessariamente una ridefinizione degli elementi fondativi del movimento e, soprattutto, l’adattamento alle procedure, alle modalità, ai vincoli e alle funzioni di una democrazia rappresentativa.
Ma quali sono le caratteristiche del modello originario del M5S o, meglio ancora, del “partito di Grillo”?

Sconfitta politica o battuta d’arresto? Il senso del risultato del centrodestra

Sonora sconfitta politica o semplice (persino salutare) battuta d’arresto? Fine dell’onda lunga nazional-populista (determinata dall’ascesa a Palazzo Chigi del pragmatico e anti ideologico Mario Draghi) o temporanea crisi da disaffezione (causata dalla scelta di starsene a casa compiuta soprattutto dai propri elettori)? Il centrodestra è uscito abbastanza male – numeri alla mano – dall’appuntamento delle amministrative, ma il trionfalismo dei suoi avversari rischia di essere prematuro. Proviamo a vedere perché.
Il voto ha confermato quel che si sapeva, anche a livello di politica comparata. La parte di paese che risponde meno alla propaganda identitaria della destra è quella delle aree urbano-metropolitane.