Perché serve il Libro bianco

Di Roberta Pinotti Lunedì 14 Luglio 2014 16:05 Stampa

L’attuale contesto politico e strategico, con la sua mancanza di certezze sulle sfide e le minacce di domani, unito alla difficile situazione economica dell’Italia, che spinge a fare delle scelte circa struttura, dotazione e compiti delle Forze armate, impone di ridisegnare in termini complessivi il nostro sistema di difesa. Per questo serve oggi un Libro bianco per la difesa, non un documento che certifichi cosa essa sia oggi, bensì una mappa che indichi priorità, obiettivi, strumenti e limiti per la costruzione del sistema di difesa italiano del prossimo futuro.

Da anni sentiamo l’esigenza di un Libro bianco per la difesa. Il dibattito politico sui temi della difesa, in effetti, è quanto mai vivo e coinvolge strati non marginali della pubblica opinione. Intensa la discussione attorno ad alcuni argomenti di particolare rilevanza, quali le nostre attività militari nei teatri di crisi o i programmi di ammodernamento delle Forze armate. In parallelo, per iniziativa della stessa Difesa, sono state elaborate e sono ora in via di implementazione profonde riforme che, in pochi anni, trasformeranno significativamente le nostre Forze armate con considerevoli tagli nel personale.

Eppure, siamo consapevoli che questo rilevante capitale, fatto di attenzione politica e di diligente attività amministrativa, possa non esprimere tutto il suo potenziale; temiamo, con cognizione di causa, che la Difesa, sotto l’effetto di molteplici spinte non sempre concordi fra loro, possa perdere la sua coerenza, scivolando in una condizione di marginalità dalla quale sarebbe poi molto oneroso riprendersi. Serve, per questo, un disegno complessivo che guidi la Difesa attraverso una nuova fase nella quale, ancora una volta, le risorse disponibili saranno probabilmente inferiori rispetto a quelle auspicabili, mentre le attese che le istituzioni e gli italiani avranno in termini di efficacia delle nostre Forze armate saranno crescenti. Questo è il motivo per il quale serve un Libro bianco per la difesa. Non un documento che certifichi cosa sia la Difesa oggi, bensì una bussola per trovare la rotta e, al tempo stesso, una mappa con quei punti fermi che devono pure esistere, per avere una navigazione sicura. Il governo ha deciso di predisporre questo fondamentale strumento, voluto e atteso da tanto. Il ministero della Difesa, con il concorso del ministero degli Esteri, ha avviato questo esercizio, non facile eppure ineludibile. Il punto di partenza, come naturale che fosse, è rappresentato dall’analisi del contesto politico e strategico nel quale ci troviamo, con i suoi prevedibili sviluppi nei prossimi anni. Il dato che emerge con chiarezza è costituito – quasi paradossalmente – proprio dalla mancanza di chiarezza, cioè di certezze sul domani. È davvero difficile, o persino inopportuno, prospettare uno specifico scenario per i prossimi anni. Piuttosto, dobbiamo attrezzarci per eventi inattesi, potenzialmente anche di rilevante portata, capaci di modificare sensibilmente gli equilibri mondiali tanto nei domini dell’economia quanto in quelli della sicurezza.

Non dobbiamo e non possiamo, però, navigare a vista in questo incerto futuro. Dobbiamo al contrario predisporre una molteplicità di risorse, da utilizzare in funzione degli eventi che potranno verificarsi. Fra queste risorse, emerge con forza la perdurante importanza della rete di relazioni che connette l’Italia con il resto del mondo. Così è per la rete delle relazioni politiche e diplomatiche, ovviamente, ma anche per quella fatta di legami economici, tecnologici, culturali. L’Italia non è né potrà considerarsi autonoma o autosufficiente, tanto più nel confronto con rischi o minacce di portata davvero elevata.

Sarà importante, quindi, continuare a dedicare la massima attenzione alle nostre relazioni con gli altri paesi. Quelli europei in prima battuta, per gli ovvi legami già esistenti e perché dobbiamo razionalmente investire su una crescita ulteriore dell’Europa, in particolare nel settore della sicurezza e della difesa. Poi, dobbiamo preservare con scrupolo i nostri legami transatlantici. Non possiamo infatti dimenticare che, allo stato attuale, solo la NATO può davvero fornire una risposta esaustiva alla nostra esigenza di sicurezza, perché solo attraverso la NATO e i suoi collaudati meccanismi è possibile accedere, quale garanzia estrema, a un potenziale militare capace di coprire l’intero spettro delle minacce, esercitando la dissuasione, la deterrenza e, se necessario, la difesa. Infine, ma non per importanza, dobbiamo saper investire su una più ampia rete di relazioni con quei paesi che, come noi, non si sottraggono alla responsabilità di sopportare gli oneri della sicurezza internazionale. In un mondo destinato verosimilmente ad avere molteplici poli di sviluppo, l’Italia, pur senza pretese di protagonismo, deve saper dialogare con tutti, mettendo in campo anche risorse e strumenti di intervento credibili. La Difesa, le Forze armate, la nostra base tecnologica e industriale sono, anche da questo punto di vista, risorse preziosissime, che hanno pesato realmente negli ultimi due decenni e che dobbiamo mantenere efficaci anche per gli scenari futuri. In sintesi, proprio l’incertezza del mondo di domani, del quale sappiamo solo che sarà ancora più complesso e interconnesso, ci impone di rafforzare le nostre capacità di interagire con gli altri e di preservare nel tempo la nostra credibilità, mantenendo fede agli impegni presi.

È però parte integrante dello scenario nel quale dobbiamo operare anche la difficile situazione economica dell’Italia, che ha già portato a una significativa riduzione delle risorse allocate alla Difesa. In assenza di una inversione di tendenza, lo strumento militare attuale non sarà sostenibile nei prossimi anni, a causa dell’insufficienza delle risorse per un corretto processo di svecchiamento delle dotazioni e, cosa ancora più critica, per l’assoluta inadeguatezza delle risorse destinate all’addestramento e alla manutenzione. Si pone, quindi, come ineludibile la necessità di compiere delle scelte in tema di struttura, dotazioni e compiti che desideriamo assegnare alle Forze armate, giacché un eventuale scollamento fra gli obiettivi che si intendono perseguire e le risorse effettivamente disponibili può condurre a condizioni di inefficacia e di inefficienza che non possiamo assolutamente permetterci.

Nel Libro bianco dovremo allora, fra le altre cose, anche individuare un “livello di ambizione” sostenibile, ovvero un obiettivo perseguibile e coerente con la previsione finanziaria. Parte di questo esercizio sarà rappresentato dalla migliore definizione delle aree geografiche di più strategico interesse per l’Italia, nelle quali riteniamo necessario poter intervenire militarmente in forma consistente, prevedendo consapevolmente di dover ridurre il livello della nostra presenza, sia attuale sia futura, nelle aree dove minori sono i nostri interessi.

Ma il Libro bianco, se possibile, dovrà fare ancora di più: dovrà cucire una nuova trama in grado di connettere con più efficacia l’intera società nazionale ai temi della difesa. Per questo, anche le modalità con le quali si sta procedendo nella sua redazione hanno un loro significato, oltre quello puramente metodologico. È già iniziato un nuovo e più approfondito dialogo con il mondo accademico, perché è lì, nelle nostre università, che si formano i cittadini che saranno chiamati domani a compiere le scelte più rilevanti, per le necessità di tutti. Efficace e fruttuoso dovrà essere il dialogo con il Parlamento, perché è lì che risiede la sovranità, è lì che sono rappresentate le volontà e le necessità degli italiani ed è lì che si dovranno adottare quelle decisioni fondamentali per la difesa dell’Italia, decisioni che il Libro bianco potrà solo facilitare, selezionando e chiarendo i pro e i contro e le connessioni, non sempre palesi, fra le scelte da compiere.

Infine, e non per importanza, questi mesi di lavoro per preparare il Libro bianco per la difesa dovranno essere anche un momento nel quale la pubblica opinione, nella sua più alta accezione, dovrà potersi confrontare con i temi della difesa.

L’iniziativa della Fondazione Italianieuropei, che ha portato alla realizzazione di questo approfondimento, è perciò particolarmente importante, come lo è il pensiero che i tanti autori coinvolti hanno saputo qui esprimere.

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