Sì, perché la democrazia è utopia, un’utopia che i grandi movimenti e partiti di massa e il costituzionalismo moderno hanno tentato di rendere possibile, spesso non riuscendoci. La fine del secolo scorso ha segnato, insieme alla crisi dei partiti di massa, il superamento del primato della politica a vantaggio dell’economia e della finanza globale, slegate dai vincoli normativi degli Stati nazionali e promotrici di un ordinamento sovranazionale che ha svuotato ruolo e funzioni dello Stato di diritto. Ma senza l’utopia democratica, senza l’ambizione folle e invincibile di costruire, anche di fronte alla vittoria del “turbocapitalismo globale”, un mondo più giusto e più uguale, un mondo in cui l’idea di giustizia e uguaglianza, in dignità e diritti, e quindi il diritto all’autodeterminazione dei popoli e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica