Il caos libico e l’esportazione della democrazia

Di Michela Mercuri Mercoledì 22 Settembre 2021 16:29 Stampa
Il caos libico e l’esportazione della democrazia Istockphoto/Rost-9D

Nel febbraio del 2011 l’onda lunga delle rivolte arabe, partite come manifestazioni giovanili e di piazza in molti paesi della regione mediterranea, si infrangeva anche sulle coste libiche. La nostra “sponda Sud”, come molti dei suoi vicini nordafricani e mediorientali, si apprestava a vivere uno dei più grandi cambiamenti della sua storia recente. A ben guardare, però, fin dall’inizio nell’ex Jamahiriya le proteste hanno assunto una connotazione peculiare che poco aveva a che vedere con le proteste di piazza Tahrir in Egitto o di avenue Bourguiba in Tunisia. In Libia si trattava, per lo più, di rivolte di imprinting tribale e localistico che avevano il loro epicentro a Bengasi, la “capitale” della Cirenaica, regione storicamente avversa allo strapotere del rais. Ben presto le sollevazioni hanno dato vita a milizie e gruppi combattenti.

 

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