Editoriale 5-6/2013

Di Italianieuropei Martedì 28 Maggio 2013 14:46 Stampa

Un sistema democratico è tale quando i governati possono riconoscere i propri interessi, i propri bisogni e le proprie aspettative negli indirizzi e nelle decisioni dei governanti. Ai partiti in primo luogo è stato attribuito questo compito dalla stessa Costituzione. Ma i partiti, con il passare dei decenni, hanno sempre più faticato a esercitarlo, se ne sono in più casi allontanati e sono stati per ciò stesso sottoposti a critiche e ad attacchi feroci. Ciò non accadeva sino a quando i cittadini, dicendo “noi”, includevano in quel noi i loro stessi partiti. Da quando il “noi” è diventato non più “con”, ma “contro” i partiti, si è aperto nella nostra, e non solo nella nostra, democrazia un lacerante problema, che è ben lontano dall’essere risolto.

Difficilmente lo si potrà fare gettando a mare i partiti, ci dicono gli autori che scrivono in questo numero della nostra rivista. Ma altrettanto difficilmente si arriverà a una soluzione accettabile e soprattutto accettata da un’opinione pubblica ormai molto tesa, se non vi saranno riforme, legislative e comportamentali, fortemente incisive.

Che cosa serve? Serve che ai cittadini venga data nuovamente voce e rappresentanza, sia all’interno dei partiti che nel sistema politico nel suo complesso. L’adozione perciò di una nuova e mai sperimentata disciplina in grado di garantire la democrazia interna ai partiti in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione e la riforma del sistema elettorale sono due aspetti del medesimo problema, che si influenzano e si condizionano reciprocamente e che – come già osservato – negli ultimi anni si è fatto molto poco per risolvere.

Sono evidenti gli effetti della mancata risposta a questa esigenza sia di voce che di rappresentanza: delegittimazione delle istituzioni rappresentative, loro indebolimento e depotenziamento della loro capacità di risolvere i problemi del paese. Il trascinarsi troppo a lungo di questa situazione, che si aggrava sempre più, rischia perciò di avere ricadute gravi sulla tenuta del nostro sistema democratico. Ed è ciò che gli autori degli articoli dell’Agenda di questo numero non mancano di sottolineare.

La difficoltà del momento attuale non può, però, essere una giustificazione alla rassegnazione e alla inazione. Proprio perché la fase in cui ci troviamo è così complicata e preoccupante, va affrontata con decisione e risolutezza. Per farlo non può mancare uno sforzo aggiuntivo di riflessione ed elaborazione politico-culturale, senza il quale ogni risposta e reazione risulta velleitaria, inefficace o, nel peggiore dei casi, dannosa.

La rubrica “Per ridare rappresentanza ai cittadini” costituisce un campanello d’allarme, ma è anche il primo passo di una riflessione che proseguiremo nei prossimi numeri, affrontando prima il tema della forma-partito e poi quello, ancora più arduo, della riforma del sistema politico-istituzionale. Nella convinzione che il nostro paese sarà in grado finalmente di uscire dalla drammatica impasse in cui si trova.

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