I BRICS, un utile framework per l’agenda globale della Russia

Di Cristina Carpinelli Mercoledì 20 Settembre 2023 15:05 Stampa
I BRICS, un utile framework per l’agenda globale della Russia Illustrazione di Emanuele Ragnisco

 

I BRICS hanno fatto nel tempo molta strada. Da quattro economie emergenti nel 2001 (Brasile, Russia, India e Cina), oggi costituiscono un gruppo solido,1 cui si è aggiunto il Sudafrica nel 2010. Le differenze tra questi cinque paesi sono notevoli, ma questo non ha impedito loro di approfondire i reciproci legami con incontri regolari a tutti i livelli, sino alla gestione congiunta di una banca multilaterale di sviluppo: la NDB-BRICS creata nel 2014. Ma quali sono gli interessi della Russia nel gruppo BRICS?
Pur essendosi intensificati negli anni i rapporti economici tra la Russia e gli altri paesi membri, ciò che più conta per il Cremlino è la dimensione politica del gruppo. Questo perché riafferma, in primo luogo, alla leadership e all’opinione pubblica russa, nonché a un pubblico internazionale più ampio, che la Russia appartiene all’“élite globale”. In secondo luogo, perché veicola l’idea che la Russia faccia parte del gruppo dinamico delle potenze in ascesa, in contrasto con un Occidente in decadenza e screditato.2
Aleksandr Sergunin è convinto che il gruppo sia importante per Mosca in termini di ricerca di status: con l’aiuto dei BRICS la Russia cerca di restituire al mondo il suo status di grande potenza, plasmare l’ordine mondiale emergente e costringere l’Occidente a rispettare le regole di quell’ordine. D’altra parte, Mosca apprezza anche i suoi partenariati economici e strategici con i BRICS, che sono importanti per il benessere della Russia e per controbilanciare l’Occidente nel gioco geopolitico e geoeconomico globale. La politica della Russia nei confronti del gruppo è, dunque, più correttamente, una combinazione di motivi materiali e ideali.3
Gli obiettivi strategici di Mosca all’interno del gruppo sono stati delineati nel documento “Concetto di partecipazione della Federazione Russa nei BRICS” elaborato dal ministero degli Esteri alla vigilia del vertice di Durban (Sudafrica) nel marzo 2013. Come indicato nel documento, l’interesse di Mosca per questo gruppo è di natura sia geoeconomica che geopolitica. Ecco i punti salienti: a) definizione di un nuovo sistema di governance globale. Da qui la decisione di istituire una Nuova banca di sviluppo (NDB) per finanziare progetti infrastrutturali, alternativa al FMI e alla Banca mondiale, e un Contingent Reserve Arrangement (CRA) per dare supporto ai BRICS tramite strumenti di liquidità in risposta a eventuali destabilizzazioni monetarie o pressioni effettive o potenziali sulla bilancia dei pagamenti. Lo scopo è quello di neutralizzare gli effetti degli squilibri generati dal sistema americanocentrico, dando avvio a una riforma del regime economico e finanziario internazionale che preveda anche una revisione del FMI e della Banca mondiale per riequilibrare la situazione di sottorappresentanza dei BRICS in queste istituzioni. b) costruzione di un ordine mondiale multipolare. Fëdor Lukjanov, caporedattore della rivista “Russia in Global Affairs” e influente think tank russo, sottolinea che i BRICS sono nati principalmente come gruppo politico in risposta all’evidente necessità di creare una struttura globale più coerente con gli interessi delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo. Lo stesso ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha ripetutamente osservato che i BRICS sono per la Russia prima di tutto un gruppo geopolitico.4 c) Promozione della cooperazione nel campo della sicurezza internazionale, in settori quali la risoluzione dei conflitti, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, la lotta al terrorismo internazionale, il traffico di droga, la pirateria, il riciclaggio di denaro e la migrazione illegale. d) Infine, più stretta collaborazione nelle sfere della cultura, dello sport e dell’istruzione.
In anni più recenti, con il peggioramento dei rapporti con l’Occidente, la povorot na Vostok (la svolta verso l’Asia) della Russia si è consolidata, individuando come altra direttrice della sua politica estera l’intensificarsi della cooperazione con la Cina. In quest’ottica va collocato il piano di armonizzazione dei due mega progetti d’integrazione eurasiatica: l’Unione economica eurasiatica (EAEU) guidata dalla Russia e la Nuova via della Seta d’iniziativa cinese (Belt and Road Initiative-BRI). Progetti considerati dal Cremlino come altro obiettivo strategico dei BRICS.
La Russia ha bisogno di partner disposti a fare affari (i BRICS) per aggirare il regime di sanzioni imposte da un certo numero di Stati a partire dall’annessione della Crimea alla Federazione russa e, di conseguenza, per evitare l’isolamento internazionale. I BRICS sono diventati ancora più preziosi per Mosca dopo che le sue tensioni con l’Occidente sono peggiorate per via dell’offensiva militare in Ucraina del 24 febbraio 2022. Mobilitare il sostegno politico – diretto o indiretto – è fondamentale per le sue iniziative e azioni internazionali. Il costante impegno della Russia nei confronti del gruppo BRICS sembra in questo momento più motivato dalla necessità di accreditarsi come potenza globale piuttosto che dalla ricerca di sicurezza in un regime internazionale instabile. Per essere chiari, la stragrande maggioranza degli esperti russi ritiene che le motivazioni di Mosca siano miste, combinando sia l’affermazione di status che la garanzia di sicurezza. Dove tuttavia le due motivazioni differiscono sta nel loro peso relativo: è lo status il fattore prevalente o la sicurezza? La crisi ucraina, a partire dal 2014, ha fatto pendere l’ago della bilancia verso il primo fattore.
La distinzione tra le due motivazioni non è affatto astratta e ha implicazioni politiche dirette, poiché, come sostiene Olivier Schmitt, «se la Russia è principalmente motivata dalla sicurezza, allora è possibile trovare meccanismi di cooperazione per alleviare le ansie russe: dagli scambi di informazioni agli accordi sul controllo degli armamenti. Al contrario, se la Russia è principalmente motivata da preoccupazioni di status, sarà molto più difficile identificare un terreno comune: le preoccupazioni di status sono relazionali e spesso soddisfatte a spese di altri attori».5 Questa distinzione è assai rilevante, dato che il gruppo BRICS sta ancora decidendo come gestire al meglio le relazioni con un paese, la Russia, che ha invaso militarmente l’Ucraina, e come ciò abbia un impatto sul mondo intero.
Riuscirà la Russia nell’intento di rafforzare il suo status di potenza sull’arena internazionale, approfittando del fatto che i BRICS sostengono compatti da tempo una politica alternativa al Washington consensus e che sull’affaire ucraina hanno piuttosto teso a mantenere una posizione di non aperta condanna all’invasione russa dell’Ucraina?
Commentando il summit dei BRICS del giugno 2022, un importante organo di stampa indiano aveva osservato che «questo incontro era il primo del gruppo con la partecipazione del presidente russo, Vladimir Putin, dall’invasione dell’Ucraina», volendo trasmettere il messaggio che «la Russia non era isolata».6 Durante quell’incontro era stato ribadito l’impegno di porre fine all’egemonia del dollaro, creando una comune moneta per gli scambi commerciali. Con l’esclusione di alcune banche russe dal sistema SWIFT, si era anche deciso di rafforzare altre reti di pagamenti internazionali come il cinese CIPS e il russo SPFS. Il presidente cinese Xi Jinping si era infine pronunciato apertamente contro le sanzioni definite un «boomerang che alla fine avrebbe danneggiato il mondo intero».
Tuttavia, nel documento finale, non veniva fatta esplicita menzione al regime di sanzioni degli Stati Uniti applicato alla Russia. Per alcuni opinion makers, ciò andava interpretato come un segno che qualche paese membro aveva teso a non voler enfatizzare questo aspetto. In via precauzionale, qualche mese prima le banche cinesi e indiane, come l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) e la stessa NDB dei BRICS, avevano deciso di bloccare ogni transazione con Russia e Bielorussia, allo scopo di salvaguardare l’integrità finanziaria e valutare l’impatto della guerra in Ucraina sulle operazioni bancarie e sulle economie dei loro paesi. Allo stesso modo, il CRA decideva di escludere momentaneamente la Russia dalla condivisione del fondo di riserva.7 Dilma Rousseff (ex presidente del Brasile), attuale titolare della NDB, incontrando il presidente russo, in occasione del suo viaggio a San Pietroburgo per partecipare al summit fra le autorità della Russia e i paesi africani (luglio 2023), aveva chiarito che la banca BRICS non stava prendendo in considerazione nuovi investimenti in Russia, operando nel rispetto delle restrizioni imposte sui mercati dei capitali e finanziari internazionali.8
Le posizioni del gruppo BRICS sul conflitto russo-ucraino sembrano oggi più prudenti rispetto al marzo 2014, quando, ad esempio, tutti e quattro i paesi membri del gruppo (Russia esclusa) si erano astenuti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite su un progetto di risoluzione che condannava l’annessione della Crimea da parte della Russia. Alla luce di quell’annessione, il gruppo BRICS fu allora considerato il pentacolo contrapposto al mondo dominato dall’Occidente. Inoltre, i BRICS avevano emesso un comunicato contro la proposta del ministro degli Esteri australiano che chiedeva l’esclusione della Russia dal vertice del G20 di Brisbane nel novembre 2014, impedendo dunque l’isolamento geopolitico di Mosca da parte dell’Occidente all’indomani della crisi in Ucraina.
È vero che Cina, India e Sudafrica si erano anche astenuti nel marzo 2022 sulla risoluzione ONU che condannava l’invasione russa dell’Ucraina. Non così però il Brasile di Bolsonaro, che aveva votato con le potenze occidentali a favore della risoluzione, pur con dei distinguo rispetto alle sanzioni per salvare il comparto agro-alimentare del suo paese. Ed è sempre vero che nel febbraio 2023 Cina, Sudafrica e India si erano di nuovo astenuti in merito alla risoluzione ONU sulla pace tra Ucraina e Russia, «promuovendo, allo stesso tempo, con insistenza il riavvio dei colloqui di pace» – come aveva affermato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang. La stessa Cina, ferma nella sua postura di neutralità “di convenienza”, aveva più volte segnalato le sue preoccupazioni al presidente russo sulla guerra in corso, e aveva presentato un piano negoziale di pace costituito da dodici punti per favorire la pace tra le parti contendenti. Il Brasile democratico di Lula si era pronunciato a favore della risoluzione di febbraio, caldeggiando l’idea della creazione di un “club della pace” di paesi neutrali. Si era espresso contro l’applicazione delle sanzioni alla Russia.
Nell’ottica di trovare un quadro di riferimento che potesse servire come base per i negoziati tra Russia e Ucraina, va letta la scelta di Pechino di partecipare al vertice saudita sulla pace in Ucraina a Gedda, che si è tenuto il 5-6 agosto 2023. Contrariamente, questo paese aveva disertato il precedente incontro sulla pace di Copenaghen (giugno 2023), cui avevano invece partecipato il Sudafrica, il Brasile e l’India, quest’ultima per atto di coerenza con la sua linea di politica estera, secondo cui «il dialogo e la diplomazia sono sempre strade da perseguire».9 La partecipazione della Cina al vertice di Gedda non andava intesa come un’apertura incondizionata al piano ucraino di risoluzione del conflitto presentato al vertice. L’obiettivo, semmai, era di trovare al più presto uno sbocco alle ostilità percepite sempre più come preoccupanti e pericolose per la sicurezza. Al vertice saudita avevano preso parte anche India, Brasile e Sudafrica. Grande assente la Russia.
Il conseguimento di status da parte della Russia è, in qualche modo, legato ai suoi dividendi reputazionali crescenti (o decrescenti) persino in questo gruppo relativamente amichevole. Rachel S. Salzman, nel suo libro “Russia, BRICS, and the Disruption of Global Order” 10 sostiene che la strategia BRICS della Russia sia cambiata in modo significativo nel tempo. Salzman afferma che la Russia ha utilizzato il gruppo prima come “ponte” verso l’Occidente, poi, più recentemente, come “baluardo” contro di esso. La fase del “ponte” faceva parte della relativa svolta del paese verso l’Occidente durante la presidenza di Dmitrij Medvedev (2008-12), «annidata all’interno di una ferma argomentazione secondo cui la Russia fosse parte integrante della comunità euro-atlantica».11 La situazione è decisamente cambiata da quando Putin è tornato alla presidenza, e ancora di più dopo il 2014. Salzman conclude che in un tempo di alienazione dal mondo euro-atlantico, i BRICS forniscono alla Russia un sostegno politico e una legittimità tanto necessari.
Sebbene la coesione a lungo termine del gruppo BRICS sia incerta, la tesi di Salzman mostra ancora la sua forza e coerenza. A fine marzo 2023, la Russia ha pubblicato il documento “The Concept of the Foreign Policy of the Russian Federation”12 (il primo dal 2016), in cui sono aggiornate, con una proiezione sino al 2030, le priorità e le azioni di politica estera della Russia, anche in relazione allo sviluppo dei BRICS Plus.13 Il documento delinea tendenze specifiche nel rafforzamento dell’influenza russa in Eurasia, Medio Oriente e Sud-Est asiatico con un approccio di sviluppo inclusivo. Serve a inaugurare il “mondo multipolare”, con le nazioni che lavoreranno insieme e si sosterranno a vicenda piuttosto che concentrarsi sulle divisioni.
Proprio sulla traccia di quel documento, il presidente russo Putin, si è rivolto – da remoto – alla platea dei rappresentanti dei paesi presenti al vertice BRICS di Johannesburg (22-24 agosto 2023), concentrando l’attenzione sul “multilateralismo inclusivo” e sulla “crescita sostenibile” – punti focali del vertice. Putin ha dichiarato che il gruppo BRICS è sulla buona strada per soddisfare le aspirazioni della maggior parte della popolazione mondiale: «Collaboriamo secondo i principi di uguaglianza, per sostenere il partenariato, nel rispetto degli interessi reciproci, e questa è l’essenza del percorso strategico orientato al futuro del nostro gruppo, un percorso che soddisfa le aspirazioni della parte principale della comunità mondiale, la cosiddetta “maggioranza globale”».14 Ha, inoltre, affermato che il vertice discuterà in dettaglio la questione dell’introduzione di una valuta comune per gli scambi commerciali tra i paesi BRICS, un processo in cui la NDB giocherà un ruolo importante: «il processo oggettivo e irreversibile di de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta acquisendo slancio. (…) Il comportamento irresponsabile di alcuni paesi provoca spinte inflazionistiche che pesano in particolare sugli Stati più poveri, mentre le sanzioni illegittime imposte dall’Occidente calpestano tutte le norme del libero commercio».15
I BRICS rappresentano un forum essenziale per la Russia in un momento in cui sta cercando di costruire nuove relazioni diplomatiche e commerciali con Asia, Africa e America Latina. Putin ha detto che la Russia intende sviluppare due progetti di punta: una rotta marittima settentrionale, con nuovi porti, terminali di carburante e una flotta ampliata di rompighiaccio; un corridoio Nord-Sud che collega i porti russi con i terminali marittimi nel Golfo e nell’Oceano Indiano. Ha, infine, ribadito che la Russia rimarrà un fornitore alimentare affidabile per l’Africa, e che sta concludendo degli accordi per la consegna gratuita di grano e di fertilizzanti a un gruppo di paesi africani, come promesso al summit Russia- Africa di San Pietroburgo di luglio 2023.
Gli argomenti sollevati dal presidente russo al vertice di Johannesburg sono stati: de-dollarizzazione degli scambi, crisi climatica, sicurezza alimentare, solidarietà, lotta alle diseguaglianze, ambiente, pacifica coesistenza, educazione, Sud globale, oltre a una chiosa sulla guerra in Ucraina (ribadendo la posizione ufficiale russa).16 Ma soprattutto multilateralismo e sviluppo sostenibile, che sono stati posti al centro della “Johannesburg II Declaration” (poche le righe dedicate al conflitto in Ucraina, in merito al quale sono state ribadite dai singoli paesi le rispettive posizioni nazionali e auspicati il dialogo e la diplomazia come via d’uscita dal conflitto – punto 19).
Con un messaggio forte e accattivante, soprattutto per una serie di paesi del Global South, Putin ha dettato la sua agenda, con la consapevolezza che non potrà da solo cambiare le regole di Bretton Woods, che i paesi BRICS rappresentano un gruppo eterogeneo di Stati con bisogni e priorità diverse, e che l’allargamento del gruppo a sei paesi previsto per gennaio 202417 potrebbe aggiungere ulteriori complessità. È altrettanto evidente al presidente russo che manca al momento una visione d’insieme sulle prospettive di un mondo multipolare, considerando tuttavia – come ha affermato dal palcoscenico del Forum economico di San Pietroburgo (giugno 2022) – l’unipolarismo “morto” e il multipolarismo un “progetto di successo”. Ma una cosa gli è chiara: i BRICS hanno sicuramente la forza per porre una sfida seria all’ordine globale occidentale. E su questo obiettivo, il ruolo della Russia resta centrale.


[1] Secondo i dati del FMI (IMF/statistica.com), i BRICS, a parità di potere d’acquisto, detengono l’equivalente del 31,5% del PIL globale rispetto alla quota del 30% del G7. Si veda S. Bonini, Brics+6 e G7, due giganti a confronto, in “AGI”, 24 agosto 2023, disponibile su www.agi.it/estero/news/2023-08-24/brics-6-g7-giganti-confronto-22756370/.

[2] B. Lo, Russia and the New World Disorder, Brookings Institution Press, Chatam House, 2015, citato in L. D. R. dos Santos, Beyond Geopolitics: Re-examining Russia’s BRICS Relationship, in “E-International Relations”, 20 dicembre 2022, disponibile su www.e-ir.info/2022/12/20/beyond-geopolitics-re-examining-russias-brics-relationship/.

[3] A. A. Sergunin, Russia’s Strategies towards BRICS: Problems and Opportunities, in “Vestnik RUDN. International Relations”, 3/2020, p. 541.

[4] A. A. Sergunin, op. cit., tesi, peraltro, ripresa nel rapporto 2016 dell’Istituto russo di studi strategici-RISS e nei documenti ufficiali del VII vertice BRICS (8-9 luglio 2015).

[5] O. Schmitt, How to challenge an international order: Russian diplomatic practices in multilateral security organisations, in “European Journal of International Relations”, 3/2020, p. 923.

[6] L. D. R. dos Santos, op. cit.

[7] D. Marsh, L. McLellan, Russia frozen out of Brics countries’ reserve-sharing, in “OMFIF”, 23 maggio 2022, disponibile su www.omfif.org/2022/05/russia-frozen-out-ofbrics-countries-reserve-sharing/.

[8] H. Tan, Even a Russian-cofounded bank can’t fund new projects in the country — and it shows just how financially isolated the country is, in “Business Insider”, 27 luglio 2023, disponibile su www.businessinsider.com/russia-economy-brics-new-developmentprojects-war-sanctions-rousseff-putin-2023-7?r=US&IR=T.

[9] S. Niazi, India calls for dialogue to end Russia-Ukraine war, in “Anadolu Ajansi”, 25 febbraio 2023.

[10] R. S. Salzman, Russia, BRICS, and the Disruption of Global Order, Georgetown University Press, Washington 2019.

[11] L. D. R. dos Santos, op. cit., p. 2. Si veda anche: R. Salzman, BRICS in Russian Foreign Policy Before and After the Onset of the Crisis in Ukraine, Baltimore, Maryland, 11 dicembre 2015, p. 161.

[12] Si veda “The Concept of the Foreign Policy of the Russian Federation”, disponibile su mid.ru/en/foreign_policy/fundamental_documents/1860586/.

[13] 23 paesi hanno formalmente chiesto di aderire al gruppo dei BRICS.

[14] Putin non ha partecipato di persona al vertice a causa di un mandato di arresto emesso nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale, che lo accusa di crimini di guerra in Ucraina. Ha tenuto il suo discorso da remoto. Il messaggio integrale del presidente russo (primo giorno) è disponibile su www.youtube.com/watch?v=ctgPBRk2KrY.

[15] Ibid.

[16] L’intervento di Vladimir Putin al secondo giorno del summit BRICS di Johannesburg è disponibile su: www.youtube.com/watch?v=anCO5jpYN0o.

[17] Si tratta di Arabia Saudita, Iran, Argentina, Egitto, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti.