Femminicidio

Di Fabrizia Giuliani Lunedì 14 Gennaio 2013 15:41 Stampa

Non occorre scomodare Gramsci per ricordare che quando si pone “la questione della lingua”, quando le parole segnalano un’impasse, si ha sempre a che fare con questioni di natura politica. La forma “femminicidio” rappresenta, si può dire, un caso esemplare. Fa il suo ingresso nei nostri vocabolari solo nel 2008 – grazie al lavoro pionieristico di Barbara Spinelli – in una raccolta di neologismi in cui sono riportate occorrenze comparse sui giornali dei dieci anni precedenti, e viene poi inclusa nei dizionari
d’uso a larga diffusione (Devoto Oli, Zingarelli).

Non occorre scomodare Gramsci per ricordare che quando si pone “la questione della lingua”, quando le parole segnalano un’impasse, si ha sempre a che fare con questioni di natura politica. La forma “femminicidio” rappresenta, si può dire, un caso esemplare. Fa il suo ingresso nei nostri vocabolari solo nel 2008 – grazie al lavoro pionieristico di Barbara Spinelli1 – in una raccolta di neologismi in cui sono riportate occorrenze comparse sui giornali dei dieci anni precedenti,2 e viene poi inclusa nei dizionari
d’uso a larga diffusione (Devoto Oli, Zingarelli).

 


[1] B. Spinelli, Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale, FrancoAngeli, Milano 2008.
[2] G. Adamo, V. Della Valle, Il Vocabolario Treccani. Neologismi. Parole nuove dai giornali, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2008.

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