Oltre la Terza Via
di Matt Browne, John Halpin e Ruy Teixeira
La vittoria di Angela Merkel conferma quanto molti già sapevano: i partiti socialdemocratici europei non sono riusciti a trarre alcun beneficio politico dall’associazione tra la reverenza della destra nei confronti di un mercato senza limitazioni e la crisi economica che attanaglia il continente.
Tradizionalmente, gli europei si rivolgono ai partiti conservatori in tempo di crisi. Ma oggi, la situazione è molto complessa. In Germania anche i Cristiano Democratici hanno ottenuto risultati peggiori rispetto alle elezioni precedenti. Gli elettori hanno infatti optato per La Sinistra (Die Linke), i Liberali e i Verdi. Questi partiti attingono ai più avanzati trend demografici: l’emergere di una giovane generazione progressista, l’accresciuto livello di istruzione, la crescita della classe professionale, l’aumento del peso sociale dei single e delle famiglie atipiche, l’accresciuta diversificazione religiosa e la diffusione della laicità. Nonostante la sconfitta dei socialdemocratici, dunque, è possibile identificare nuovi bacini elettorali che sostengono i progressisti. Questa tendenza si registra in gran parte dell’Europa.
Allora, per quale ragione questi potenziali elettori non votano per i socialdemocratici?
È possibile identificare quattro ragioni, comuni a molti partiti socialdemocratici in Europa, ognuna delle quali trae origine dai limiti della Terza Via.
In primo luogo, i socialdemocratici europei non sono stati in grado di indicare chiaramente i principi per i quali si battono o in cosa differiscono dai conservatori. La Terza Via riconciliò il pensiero progressista con l’economia di mercato, l’individualismo con la globalizzazione. Ciò aiutò Bill Clinton, Tony Blair e Gerhard Schröder a costituire egemonie politiche in un’era di dominio conservatore. Tutti e tre i progetti erano egalitari, ma rifiutando molte delle politiche che caratterizzano il pensiero socialdemocratico, permisero ai conservatori di attenuare le differenze tra se stessi e i socialdemocratici. Inoltre, le attuali difficoltà a proporre un paradigma economico alternativo dipendono dalle lacune nel pensiero della Terza Via, in particolare per quanto riguarda la ripresa industriale.
In secondo luogo, i socialdemocratici non sono stati capaci di mettersi in relazione con i valori degli elettori e di conseguenza hanno avuto difficoltà a dare una risposta alla rabbia populista che è tipicamente radicata in questi valori. Il rifiuto dell’ideologia da parte della Terza Via era una volta ragione di forza; oggi è diventata una debolezza. I politici socialdemocratici soffrono spesso di una sorta di “sindrome da seminario” e trattano i processi politici come una questione di accumulo di dati, prove e idee brillanti. Ma gli elettori hanno bisogno di molto più che una lista di posizioni politiche. Concentrandosi su responsabilità e riforme tecnocratiche, i socialdemocratici sono sembrati poco interessati ai valori e alle emozioni della classe lavoratrice e dei nuovi gruppi di elettori progressisti. Come risultato sono stati affiancati da altri partiti tanto a destra quanto a sinistra, dai Liberali e dai Verdi.
In terzo luogo, i socialdemocratici si trovano oggi a dover affrontare una sfilza di sfide politiche che la Terza Via non aveva previsto. La Terza Via emerse in un periodo di profondo ottimismo. La fine della guerra fredda e il boom dei dot.com indussero molti a credere che l’ideologia (e il conflitto) fosse ormai concetto superato e che l’Occidente postmoderno potesse vivere di servizi e allo stesso tempo consumare i beni prodotti dal mondo in via di sviluppo. Ma l’ingresso di un miliardo di nuovi lavoratori nell’economia globale non è stato privo di conseguenze. Mentre i benefici della globalizzazione sono stati distribuiti diffusamente; i costi sono stati sostenuti da pochi, in genere dalle comunità di lavoratori che un tempo costituivano la base dei partiti socialdemocratici.
Questa tendenza è stata esacerbata dalla crisi economica e i partiti socialdemocratici non hanno saputo fornire alcuna risposta convincente. Si aggiungano le crescenti preoccupazioni relative all’immigrazione, al crimine e al terrorismo islamico e l’elettorato europeo è diventato vulnerabile a una politica di paura e populismo. I socialdemocratici oggi sembrano intrappolati tra l’apparire stonati – quando cantano le virtù della globalizzazione e del multiculturalismo senza ammetterne le difficoltà – e l’alienarsi parte di quell’elettorato che hanno bisogno di conquistare. Sui temi dell’economia e dell’immigrazione, le roccaforti dell’elettorato socialdemocratico sono tentate dal messaggio emotivo dei competitori di destra e di sinistra, che usa lo stesso linguaggio facendo perdere supporto tra coloro i quali danno un voto etico.
Infine, i socialdemocratici non hanno saputo modernizzare il modo in cui fanno politica. Molti nuovi movimenti etici o progressisti appaiono più attraenti perché sono aperti e meno gerarchici. I giorni delle strutture di comando e controllo in grado di gestire 24 ore su 24 e dello sviluppo di politiche e messaggi sono ormai passati. L’avvento di nuovi media sociali e la “biosfera” rendono quell’approccio impossibile. Inoltre, gli elettori oggi sono meno riverenti e vogliono giocare un ruolo più attivo nel processo politico.
La Terza Via rappresentava una fase essenziale del rinnovamento socialdemocratico, soprattutto in quanto servì a riconciliare un elettorato abituato al conservatorismo con la possibilità di una politica progressista. Tuttavia i suoi giorni sono chiaramente finiti. Se si vuole che i partiti socialdemocratici si riprendano, è necessario che essi si muovano verso una nuova fase della governance progressista.
I socialdemocratici possono trarre vantaggio dall’emergere di nuovi gruppi sociali e bacini elettorali potenzialmente favorevoli, ma per far ciò avranno bisogno di una nuova agenda, di nuova passione, e di nuova politica: una politica che sia aperta alla collaborazione con altri partiti. È prematuro, se non esagerato, parlare della morte della socialdemocrazia.
Per coloro i quali sono avvezzi alla politica della Terza Via, però, la ripresa sarà dura. E il lavoro deve cominciare immediatamente.
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