“E’ il momento di incarnare quello spirito che Bersani, insieme a me e a Di Pietro, a Vasto, ha chiamato nuovo Ulivo” - scrive Nichi Vendola in questo numero della rivista - “Un grande progetto di cambiamento per l’Italia che possa parlare a tanta parte del paese, da quella più tradizionalmente di sinistra ai moderati, per poter governare l’Italia e farla ritornare nel mondo, protagonista di un generale e necessario cambiamento di rotta. Per farlo c’è bisogno di restituire la parola alle persone che ci vogliono ancora dare fiducia”.
“Bisogna dire la verità, ovvero che i partiti da soli non bastano più a esaurire le domande di senso che provengono dalla società” e appaiono, scrive Vendola, “come contenitori di ambizioni personali, spesso in conflitto tra loro, piuttosto che come luoghi da cui far sviluppare speranze collettive”.
“Le primarie sono questo, non un concorso di bellezza per aspiranti premier! Se non si combina la consapevolezza del limite dei partiti attuali con l’aspirazione a prendere parola di tantissimi cittadini, non sarà possibile uscire dal circolo vizioso delle sconfitte e delle vittorie che preludono a sconfitte peggiori”.
Diametralmente opposto il giudizio di Michele Prospero che osserva come “le riflessioni sulle primarie oscillano tra le fughe ideologiche in mondi fantastici abitati da leggeri partiti estroversi e le mire prosaiche di chi le fiuta come stuzzicanti armi da brandire in vista di angusti calcoli politici. La metafisica delle primarie le esalta come un bene indisponibile e resiste alla dura smentita dei fatti, che per gli ideologi, si sa, sono sempre irrilevanti. Le primarie di coalizione, che hanno attecchito in Italia, sono un unicum che è difficile riscontrare altrove; l’esperienza reale non ne attesta peraltro l’efficacia politica”.