Per la prima volta nella storia dell’integrazione, il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sul prossimo quadro finanziario pluriennale che prevede un bilancio inferiore rispetto a quello degli anni precedenti. Un taglio in linea con le politiche di austerità perseguite da molti governi europei che avrà un impatto negativo sulla crescita e lo sviluppo dell’UE.
La riforma della goverance economica dell’Unione europea costituisce un passo molto importante. Eppure essa non fornisce gli strumenti necessari a stimolare gli investimenti. Il Parlamento europeo chiede che al rigore dei conti si accompagnino riforme in grado di stimolare la ripresa.
Aprire un orizzonte strategico per il Mezzogiorno costituisce oggi un punto di partenza fondamentale per il rilancio dell’intero paese. Convergenza con il resto del paese e con l’Europa in termini di standard di servizi essenziali, infrastrutture e competitività rispetto all’area euromediterranea possono e devono costituire oggi i pilastri sui quali marcare la specificità del Mezzogiorno nel quadro continentale e nazionale. Nella prospettiva strategica e di convergenza del Mezzogiorno sta la stessa possibilità di recupero di competitività del Centro-Nord e dunque dell’intera Italia, come del resto è già avvenuto, con premesse ed esiti diversi, nel rilancio italiano del secondo dopoguerra.
Molti hanno cantato vittoria per l’accordo raggiunto tra i 25 governi dell’Unione sulle «Prospettive finanziarie 2007-2013». Ma questo entusiasmo è, onestamente, fuori luogo. L’intesa trovata non ci mette nelle condizioni di poter parlare di un ilancio che rappresenti un punto di svolta, o uno strumento politico di artenza, per la costruzione dell’Unione del futuro. La battaglia negoziale svoltasi a Bruxelles è apparsa, tanto agli addetti ai lavori quanto a quella parte di opinione pubblica che segue con attenzione tali vicende, più una competizione feroce tra interessi nazionali e privilegi tanto consolidati quanto inaccettabili, che un momento storico fondamentale per rilanciare un processo di integrazione che
appare vivere una preoccupante fase di stallo se non di arretramento.