Italianieuropei 4/2008

Introduzione

 Agenda

Nuove Povertà

Focus

Americana


L’America che cambia e le presidenziali del 2008
di Mario Del Pero

Le elezioni presidenziali del prossimo novembre saranno caratterizzate da considerevoli elementi di novità e discon­tinuità e, molto probabilmente, da un profondo riallinea­mento elettorale. L’America che si prepara ad andare al voto è infatti un paese che, pur pervaso da una profonda sfiducia verso le istituzioni e i suoi rappresentanti, non prova diffidenza verso la politica, ma cerca anzi nuove for­me di mobilitazione politica. Sono stati per questo premia­ti quei candidati che, come Obama e McCain, hanno sa­puto proporsi come soggetti indipendenti e di rottura, ma anche come portato di moderazione e pragmatismo nella definizione delle proposte riguardanti i singoli temi del di­battito politico: politica estera e di sicurezza, politica energetica, economia.

il Sommario

gli Articoli

Agenda. Americana

L'America che cambia e le presidenziali del 2008

di Mario Del Pero
Le elezioni presidenziali del prossimo novembre saranno caratterizzate da considerevoli elementi di novità e discon­tinuità e, molto probabilmente, da un profondo riallinea­mento elettorale. L’America che si prepara ad andare al voto è infatti un paese che, pur pervaso da una profonda sfiducia verso le istituzioni e i suoi rappresentanti, non prova diffidenza verso la politica, ma cerca anzi nuove for­me di mobilitazione politica. Sono stati per questo premia­ti quei candidati che, come Obama e McCain, hanno sa­puto proporsi come soggetti indipendenti e di rottura, ma anche come portato di moderazione e pragmatismo nella definizione delle proposte riguardanti i singoli temi del di­battito politico: politica estera e di sicurezza, politica energetica, economia.
Agenda. Americana

Una scelta per il Ventunesimo secolo

di Micheal Werz
Uno dei due candidati alle elezioni presidenziali americane si troverà presto a fare i conti con uno scenario politico globale estremamente complesso ed entrambi dovranno dunque precisare il loro programma politico. McCain sarà costretto a scegliere fra le diverse correnti che animano il suo entourage, imprimendo finalmente un carattere univoco al suo programma in politica estera. Obama, invece, dovrà dare maggiore determinatezza alle sue parole, che fino ad ora hanno raccolto un seguito considerevole non tanto perché espressione di una profonda innovazione, quanto perché pronunciate da una persona che incarna in sé una società in costante mutamento.
Agenda. Americana

La leadership americana nel mondo complesso

di Maurizio Massari
Il prossimo presidente degli Stati Uniti si troverà ad affron­tare una situazione internazionale sempre più complessa, dalle tensioni con la Russia allo stallo dell’Afghanistan, al-l’emergere di nuovi attori internazionali, al global war­ming e così via. Una presidenza che sia adeguata alle ne­cessità di questo mondo articolato dovrà muoversi insie­me all’Europa, concordando una nuova agenda comune con l’obiettivo di creare un mondo più stabile, garantito da una comunità allargata di potenze responsabili.
Agenda. Americana

Obama vs. McCain: quale Roosevelt?

di Carlo Pinzani
Quali elementi di frattura e quali fattori di continuità ca­ratterizzerebbero la politica estera americana in caso di vittoria del candidato democratico o di quello repubblica­no alle elezioni presidenziali americane? Nella politica in­ternazionale, ciò che conta sono soprattutto le tendenze di lungo periodo, e se Obama dichiara espressamente di richiamarsi ad alcune delle politiche del presidente Tru­man, il rimando continuo ai principi del multilateralismo e alla supremazia dell’azione politica su quella militare lascia invece individuare in Roosevelt il suo – sottaciuto – punto di riferimento. McCain, dal canto suo, sebbene continui a prendere le distanze dal presidente Bush, sembra avere sempre meno possibilità di adottare un approccio diverso da quello dell’attuale presidente che non sia frutto del-l’evoluzione delle posizioni dei teorici neoconservatori.
Agenda. Americana

Come perdere un'elezione vinta

di Michele Boldrin e Aldo Rustichini
Fino a sei mesi fa il partito repubblicano era il per­dente certo delle prossime elezioni presidenziali e congressuali; l’unico quesito sembrava riguardare chi, fra i due candidati democratici, sarebbe diven­tato il nuovo presidente degli Stati Uniti. Oggi il ri­sultato non è più così scontato: non è detto che Ba­rack Obama perda le elezioni presidenziali, ma non è più ovvio che le vincerà. La corsa alla presidenza è reale e, al momento, il suo risultato impossibile da prevedere. Ci chiediamo cosa sia cambiato in questi sei mesi, e perché. La risposta che qui viene propo­sta, secondo cui è Obama che rischia di perdere le elezioni, non McCain di vincerle, potrebbe contene­re anche alcuni non banali suggerimenti per la sini­stra italiana.
Agenda. Americana

Il sistema sanitario americano e le promesse della politica

di Howard Doyle
Il dibattito sulla riforma del sistema sanitario si sta nuova­mente surriscaldando, alimentato dal riconosciuto falli­mento di un sistema cresciuto in modo spontaneo, più per un caso della storia che per un disegno coerente atto a ri­spondere ai bisogni della popolazione statunitense. L’opi­nione pubblica chiede di agire e i due candidati propon­gono approcci nettamente differenti per risolvere questa crisi cronica. Ci si trova forse, come pensano molti, a un crocevia storico in cui potrebbe essere realizzata finalmen­te un’autentica riforma? Non c’è da scommetterci.
Focus. Nuove povertà

La necessità di una lotta su due fronti

di Italianieuropei
Nei paesi ricchi come in quelli più poveri lo scarto di red­dito tra i ricchi e i meno abbienti si fa sempre più ampio. Ciò è connesso alle crescenti disparità nell’accesso al sa­pere, dovute al rifiuto di pensare insieme il problema economico e quello dell’istruzione. Se infatti si privilegia­no anche nel campo dell’istruzione obiettivi di breve pe­riodo per stimolare l’economia in chiave capitalistica, non si fa che rallentare ulteriormente la crescita. Occor­re quindi ripensare l’importanza dell’educazione in modo rivoluzionario.
Focus. Nuove povertà

Povertà e rappresentanza

di Savino Pezzotta
Se in passato le lotte sociali hanno rappresentato anche i bisogni dei più deboli, strappando milioni di persone dal­la povertà, da molti anni questo non accade più. Ciò è do­vuto a molteplici fattori e pone numerosi problemi. La stessa povertà è oggi un fenomeno molto frammentato ed eterogeneo e quindi difficile da rappresentare. Il con­trasto alla povertà richiede il crescere e il riformarsi di una cultura della solidarietà concreta e la politica deve avere un ruolo centrale in questo processo.
Focus. Nuove povertà

Il valore sociale della famiglia

di Antonio Sciortino
In un paese che registra tassi di natalità sempre più bas­si e un progressivo e drammatico invecchiamento della popolazione, la famiglia viene sempre più considerata, dalla politica come dagli individui, un peso invece che una risorsa. Le politiche per la famiglia adottate finora hanno condiviso un approccio ispiratore prevalentemen­te individualistico, che mancava di riconoscere l’apporto positivo che la famiglia può dare all’organizzazione del lavoro e della società. Il superamento di questo approc­cio, e quindi l’elaborazione e l’adozione di un “welfare comunitario” consentirebbe finalmente di riconoscere il valore sociale aggiunto che la famiglia può offrire.
Focus. Nuove povertà

L'emergere della vulnerabilità sociale nella società dell'incertezza

di Costanzo Ranci
I processi economici e sociali in atto stanno trasformando rapidamente la questione sociale. In crisi sono i principa­li pilastri intorno a cui si è costruito il cosiddetto “model­lo europeo”: una forte stabilità occupazionale, l’ampiez­za e generosità dei programmi di welfare, la persistenza di forti legami familiari. Queste trasformazioni determina­no la diffusione di un’ampia vulnerabilità sociale che col­pisce i ceti medi, danneggiati, più che da una riduzione del tenore di vita, da una prolungata fase di instabilità sociale ed economica.
Focus. Nuove povertà

Migrazioni e disuguaglianze: un intreccio complesso

di Massimo Livi Bacci
Dal punto di vista degli effetti sul fenomeno migratorio, la seconda globalizzazione – quella dell’ultimo mezzo se­colo – ha avuto caratteristiche molto differenti da quella di un secolo prima. Essa ha infatti operato per contene­re l’interscambio del fattore produttivo lavoro, ponendo barriere alla mobilità migratoria. La seconda globalizza­zione, inoltre, non ha contribuito ad avvicinare gli stan­dard di vita dei paesi coinvolti, e quindi non ha agito, co­me era avvenuto con la prima globalizzazione, da stru­mento di lotta alla povertà di massa.
Focus. Nuove povertà

Lotta alla povertà: una battaglia che non abbiamo mai combattuto

di Livia Turco
Con l’eccezione dei due governi Prodi, ben poco è stato compiuto in Italia per sviluppare politiche che mirino espli­citamente a combattere la povertà. Eppure i dati sottoli­neano che l’Italia è un paese con un serio problema di po­vertà costante e che il rischio è in crescita fra i giovani più che fra gli anziani. Il reddito minimo di inserimento, speri­mentato negli anni 1999-2004, potrebbe costituire una valida opportunità per offrire servizi e assistenza a quanti vivono in stato di bisogno e devono essere reinseriti nel mondo del lavoro.
Focus. Nuove povertà

Politiche contro la povertà: un problema che non trova soluzioni

di Tiziano Vecchiato
La povertà in Italia non diminuisce e i segnali che si regi­strano a questo proposito sono preoccupanti. Una pro­gressiva riconversione della spesa per assistenza sociale aprirebbe nuove possibilità di intervento in questo ambi­to. Gran parte degli interventi si riduce attualmente a soli trasferimenti monetari, mentre nuove soluzioni, senza au­mentare gli attuali livelli di spesa, potrebbero venire dal potenziamento dei servizi.
Focus. Nuove povertà

Il welfare delle capacità

di Gianluca Busilacchi
L’approccio delle capacità, introdotto dal premio Nobel Amartya Sen, costituisce ormai un punto di riferimento al­l’interno dell’apparato teorico volto a definire strumenti di politiche pubbliche nella lotta alla povertà. Nella valutazio­ne del benessere individuale, esso sposta l’attenzione dai mezzi (il reddito), ai fini (libertà sostanziale). Questo ap­proccio ha un ampio spazio applicativo nel campo delle politiche sociali e potrebbe orientare il futuro del Modello sociale europeo.
Energia Nucleare

L'Italia e l'opzione nucleare

di Luigi De Paoli
L’energia nucleare è un’energia tecnologica, capital intensive, per la sola produzione elettrica, con im­patto sistemico. Oggi le preoccupazioni ambientali e per la sicurezza di approvvigionamento rendono at­traente un ritorno al nucleare, mentre la liberalizza­zione del settore elettrico lo rende più difficile. An­che la convenienza economica si presenta sotto buona luce, ma non va data per scontata. I policy­makers farebbero bene a riflettere sui tentativi pas­sati di sfruttare l’energia nucleare in Italia per capire se oggi esistano le condizioni per operare con suc­cesso e quale sia il loro contributo.
Energia Nucleare

Perché rilanciare l'opzione nucleare

di Claudio Scajola
Di fronte alla sfide rappresentate dai rischi per la si­curezza dell’approvvigionamento energetico, dal-l’aumento del costo dell’energia e dal cambiamento climatico globale dovuto alle emissioni di gas con ef­fetto serra, il governo intende puntare sulla diversi­ficazione delle aree di approvvigionamento e delle fonti energetiche, puntando sulle fonti rinnovabili, sul carbone pulito e, in particolare, sull’energia nu­cleare. Il governo si pone quindi l’obiettivo ambizio­so di rendere possibile l’inizio dei lavori di realizza­zione di un gruppo di centrali di generazione elettri­ca nucleare entro la legislatura.
Energia Nucleare

Sul nucleare occorre concretezza e non ideologia

di Pier Luigi Bersani
Quando si parla di avviare in Italia un programma nucleare, bisogna chiedersi dapprima se l’obiettivo è quello di avere maggior peso politico nello scenario internazionale o se invece si intende attuarlo per ra­gioni economiche. Partendo dal presupposto che la prima ipotesi non sia opportuna, bisogna comun­que tenere conto dei vari costi e problemi connessi allo sviluppo di tale tecnologia. In Italia sembra più urgente risolvere i numerosi problemi infrastruttura­li e di efficienza energetica, piuttosto che lanciarsi nella posa di “prime pietre”.
Energia Nucleare

Il nucleare in Italia alla luce dell'esperienza francese

di Bernard Laponche
Dopo un periodo di stagnazione, la produzione di elettricità di origine nucleare conosce oggi un rinnovato interesse da parte di numerosi governi, che puntano sui vantaggi di questa tecnologia in termi­ni di sicurezza energetica e di lotta al cambiamen­to climatico. La Francia ha già sviluppato il più im­portante programma nucleare del mondo. Anche in Italia il governo ha manifestato l’intenzione di lanciare un piano di costruzione di centrali nuclea­ri nel prossimo decennio. Un’analisi del caso fran­cese, integrata da elementi relativi alle dovute va­lutazioni economiche, permette di portare uno sguardo critico sulle proposte relative a un piano di centrali nucleari in Italia.
Il caso italiano

Il lavoro, l'Europa, il programma: tre domande alla sinistra politica

di Adolfo Pepe
Alla pressante domanda di cambiamento prove­niente da un ceto dirigente politico che si è avvita­to da due decenni in un’anomala e pericolosa in­versione di ruoli e in una persistente incapacità di far uscire il paese dalla grave crisi che lo attraversa, il sindacato e il lavoro, forti del ruolo modernizza­tore da essi svolto, ed esercitando il proprio diritto storico a dettare l’agenda politico-economica, ri­spondono ponendo alla sinistra politica tre doman­de programmatiche decisive per il proprio futuro e per quello del paese.
Il caso italiano

Il voto nel Mezzogiorno

di Enzo Amendola
Parte del successo elettorale del PdL è dovuto ai vo­ti del Sud. Un risultato che sarebbe inspiegabile al­la luce del programma e del linguaggio politico della coalizione di centrodestra, ma che trova il suo fondamento da una parte nel tradizionale voto clientelare e dall’altra nell’incapacità del centrosini­stra di trovare risposte alla questione meridionale.
Le idee

Scenari di riforma del mercato del lavoro italiano

di Pietro Ichino
L’Italia vive in una situazione caratterizzata da un netto dualismo tra la metà protetta della forza lavo­ro e la metà poco o per nulla protetta. Alla perpe­tuazione di questo modello del mercato del lavoro duale non può rassegnarsi una sinistra moderna, at­tenta alla comparazione con le esperienze offerte dai paesi stranieri più civili. Un primo passo decisivo può consistere nel disegnare un nuovo ordinamen­to del lavoro, capace di ridurre drasticamente, al­meno nella fase iniziale, il costo del lavoro regolare per le imprese; e capace al tempo stesso di offrire a tutti i new entrants una forma di lavoro decente e una vera uguaglianza di opportunità. In questo ver­so va la proposta di una grande intesa tra lavorato­ri, attuali o potenziali, e imprenditori, nella quale questi ultimi rinuncino al lavoro precario.
Le idee

Un contesto riformatore per una proposta riformista

di Pier Paolo Baretta
Il mondo del lavoro, così come la società nel suo complesso, sta vivendo una fase di profondo cam¬
biamento. Gli effetti di questa evoluzione non possono non essere presi in debita considerazione nel momento in cui ci si accinge ad elaborare nuove soluzioni ai problemi legati all’accesso e alla stabilizzazione del rapporto di lavoro, così come a quelli della sua conservazione e delle modalità di uscita.
Le idee

Precariato e flessibilità in Italia: ragioni e soluzioni

di Paolo Nerozzi
Un PD che scelga di coltivare fino in fondo l’ambi­zione di un soggetto a vocazione maggioritaria do­vrà necessariamente declinare questa sua ambizio­ne in un incontro fecondo con il mondo del lavoro, dovrà entrare davvero in sintonia con il malessere profondo che lo attraversa e farsi portatore di un’idea unificante, che comprenda la difesa delle garanzie acquisite e la loro estensione, il recupero del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni e, più in generale, una rinnovata strategia per lo svi­luppo dell’Italia.
I libri di Italianieuropei

Roberto Saviano, Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra

di Antonio Menniti Ippolito
I mesi mediocri seguiti alle elezioni del 2008 sono stati dominati dal dibattito sul tema della sicurezza. Il governo s’è impegnato e continuamente s’arrovella per trovare le soluzioni per restituire tranquillità ai cittadini che soffrono o che comunque sembrano percepire (o cui viene fatto percepire) – l’allarme criminalità. Le esibizioni muscolari dei nostri ministri sono tuttavia rivolte contro la piccola delinquenza – e anche questa certo è un’esigenza – più che verso il crimine organizzato che controlla ampie aree del paese. Perché questo avviene?
I libri di Italianieuropei

Matteo Garrone, Gomorra, Italia 2008

di Gian Luca Farinelli
Sorprende molto questa lettura non eroica della delinquenza che avvicina “Gomorra”, Saviano e Garrone a Stieg Larsson, il fenomeno editoriale della stagione. La citazione è contenuta nel secondo libro della sua trilogia “Millennium”, intitolato “La ragazza che giocava con il fuoco”. Larsson, come Saviano, prima di essere scrittore era stato ricercatore in ambito sociale, non della camorra ma degli estremismi di destra, e forse è stata questa comune esperienza di ricerca a non farli cadere nella trappola, letteraria, della fascinazione per i malvagi.