Misuriamoci insieme con la novità del futuro

Di Giuliano Amato Venerdì 07 Settembre 2018 11:39 Stampa

Caro Massimo, mi sono capitati sott’occhio in questi giorni gli appunti che mi ero fatto mentre leggevo il libro di Pierre Lellouche sul “Nuovo mondo”. Stavo preparando una relazione sull’Europa e sui cambiamenti che essa doveva affrontare in un mondo tanto diverso da quello in cui era cresciuta negli anni dell’economia fordista e della geopolitica dominata dal bipolarismo sovietico-americano. I miei appunti rivelano che dei tanti cambiamenti trattati in quel libro a testimonianza del disordine (e non dell’ordine) mondiale che si stava preparando, io feci una istintiva selezione: le nuove condizioni socioeconomiche, e quindi le grandi ricchezze, i grandi divari e le diffuse incertezze che esse stavano generando tutto intorno a noi e anche nelle nostre società (che stavano diventando società del rischio e non più della stabilità); i nostri nuovi rapporti con l’Est europeo,destinato in parte crescente a ritornare a essere Europa e quindi a condividere con noi i nostri mercati dei prodotti, il nostro mercato del lavoro e le nostre risorse comuni; la bomba demografica sempre più vicina a esplodere ai nostri confini meridionali, con milioni e milioni di poveri che per alcuni decenni avrebbero continuato a lievitare, ponendo noi davanti a un drastico dilemma: attrezzarci a fronteggiare flussi migratori incontenibili (accompagnati da scoppi di conflittualità forse altrettanto incontenibili nei paesi di origine), o attrezzarci a una efficace redistribuzione dello sviluppo.

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