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Le prossime elezioni europee, le prime a tenersi dopo lo scoppio della crisi economica internazionale, rischiano di essere un referendum contro l’Europa a causa del dilagante euroscetticismo, sia di quello tradizionale sia di quello cosiddetto “selettivo”, rivolto non tanto contro le istituzioni sovranazionali quanto contro gli altri Stati membri. Eppure, proprio questa minaccia euroscettica potrebbe contribuire ad accelerare la ricerca degli strumenti atti a porre rimedio al deficit democratico dell’Unione. In questo contesto, l’indicazione del candidato alla presidenza della Commissione europea da parte di ogni europartito potrebbe avere un impatto significativo sul processo di politicizzazione del sistema partitico europeo, della dialettica parlamentare e dei rapporti fra Commissione e Parlamento. Gli effetti di questa innovazione dipenderanno però in larga parte dall’esito elettorale e si mostreranno probabilmente solo nel lungo periodo.
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