Aldo Bonomi

Aldo Bonomi

è fondatore e direttore del Consorzio Aaster

L’innovazione obbliga

L’urgenza di un rapporto più equilibrato tra economia, società e ambiente è tema che percorre con crescente evidenza la discussione pubblica un po’ in tutto l’Occidente. La crisi del 2008 e la consapevolezza del raggiungimento di limiti ambientali e sociali oltre i quali il futuro delle società appare sempre più incerto hanno posto all’ordine del giorno la riflessione sull’esigenza di avviare una nuova stagione umanistica nelle società industriali.
Nel secolo breve a questa esigenza si era risposto con il concetto weberiano della “proprietà che obbliga”, espressione di un “paradigma manifatturiero” nel quale impresa e lavoro erano cardini di una capacità regolativa della società di mezzo, delle rappresentanze, del conflitto mediato dalla politica, portato storico della società di fabbrica.

Questione territoriale: nella relazione c’è la soluzione

Nel passaggio dal modello fordista e dal capitalismo dei distretti alla globalizzazione selettiva, che impone a città e territori una profonda metamorfosi, si ridisegnano punti di vista e prospettive che impongono di abbandonare lo sguardo verticale che da Torino e Milano si rivolgeva al Sud della questione meridionale per appropriarsi di una prospettiva orizzontale, con tutte le implicazioni di territorialità che comporta. È alla luce di questi grandi cambiamenti e della conseguente rimessa in discussione delle relazioni tra aree, città, distretti, Regioni e del rapporto di queste ultime con lo Stato centrale che va reinterpretata la questione territoriale.

Fare società al Nord. Rancore, paura e disincanto operoso

Innescato dalla crisi del 2008, il declino del postfordismo italico imperniato sull’egemonia del capitalismo molecolare, cioè su quel modello di sviluppo basato sull’operosità e i saperi delle comunità locali soprattutto del Nord Italia, ha prodotto il collasso delle rappresentanze sociali di categoria e il conseguente dissolvimento della società di mezzo. Ciò non vuol dire però che sia scomparsa la dimensione del territorio come spazio di organizzazione economica. Stanno infatti emergendo diverse configurazioni territoriali, abitate da un nuovo tipo di capitalismo, il capitalismo delle reti, ancora in attesa di una adeguata e innovativa politica di accompagnamento e raccordo.

Verso un nuovo populismo: crisi economica e crisi dei partiti

I risultati delle amministrative confermano non solo l’importanza del territorio nella politica italiana, ma anche l’esistenza di un problema nel rapporto fra metropoli e contado, il quale, vittima muta della crisi, rischia di cedere a tentazioni populistiche più pericolose del berlusconismo, del leghismo e del grillismo.

Spazio istituzionale e spazio economico nel capitalismo di territorio italiano

A partire dagli anni Novanta si è innescata in Italia una fase di transizione che attiene alla relazione fra territorio, organizzazione sociale e sviluppo economico. A questo processo si affianca la parallela trasformazione del ruolo dello Stato, caratterizzata dal progressivo declino delle identità nazionali, dal ritorno delle specificità territoriali e regionali e dalle funzioni assunte dalle istituzioni sovranazionali.

Risorse territoriali, PMI e green economy

La green economy si sta imponendo come la nuova retorica dello sviluppo in grado di superare la frattura tra progresso e natura. A fatica sta emergendo una via italiana alla green economy fatta di evoluzione di processo e di prodotto delle PMI a partire dalle risorse territoriali. Perché ciò abbia successo è però necessario accompagnare questo sviluppo garantendo una politica che faccia rete tra i grandi players dell’energia, delle reti e della finanza e il sistema delle PMI. Fuori da ogni retorica localistica.

Comunità, coscienza di classe, coscienza di luogo. Parole chiave per l'agenda politica

La Lega Nord sin dalla sua prima fase ha cavalcato l’intuizione della “coscienza di luogo”. Nel corso degli
anni non si è limitata a riflettere il malessere sociale e le difficoltà del competere del Nord, ma da una parte ne ha alimentato le paure, dall’altra si è elevata a difesa dei valori comunitari. In questo contesto la Lega ha sviluppato una sintonia continua con gli umori e con i bisogni del territorio di insediamento, incarnando un “sindacalismo di territorio” che seleziona i temi dell’agenda politica trasformando interessi locali in passione politica.