Rosario Villari e la passione per i ribelli della storia

Di Alfonso Musci Mercoledì 20 Dicembre 2017 11:31 Stampa

L’unico mio incontro con Rosario Villari avvenne nel 2009, durante un convegno dedicato a Giuliano Procacci, deceduto l’anno prima. Ero borsista all’Istituto Croce di Napoli e Michele Ciliberto, con cui di lì a poco avrei discusso una tesi di dottorato dedicata a Benedetto Croce, relatore in quel convegno (assieme a Villari, Maurice Aymard e altri), mi invitò a seguirne i lavori. Del rapido colloquio con lui ricordo l’invito a chiudere un’edizione critica che mi portavo dietro da qualche anno. Da liceale non mi toccò il suo popolare manuale di storia, sostituito negli anni Novanta da altri tomi, e dalla mia prospettiva, estranea agli studi di storia propriamente detti, Villari apparteneva a quella generazione di studiosi il cui “mondo storiografico” (formazione, biografia intellettuale e contesto etico-politico) attraeva più del “mondo storico”. Potrei fare un lungo elenco: Delio Cantimori, Federico Chabod, Luigi Firpo, Giorgio Candeloro, Giuliano Procacci, Ernesto Ragionieri, Arturo Carlo Jemolo, Franco Venturi, Eugenio Garin, Giorgio Spini, Ernesto Sestan, Arnaldo Momigliano.

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