magistrato del Consiglio di Stato, è capo di Gabinetto del ministero della Pubblica amministrazione
e presidente della Commissione ministeriale anticorruzione.
La legge anticorruzione recentemente approvata, se certo non può dirsi risolutiva per la lotta al fenomeno, rappresenta un passo in avanti rispetto alle inerzie e ai gravi ritardi del passato. Essa dà il via a un’azione di contrasto che spetta al nuovo governo, sin dai prossimi mesi, proseguire e rafforzare, superando le criticità già emerse con riguardo a talune misure introdotte, nonché promuovendo ulteriori interventi volti ad assicurare una maggiore effettività del contrasto del fenomeno: misure riguardanti il fronte della prevenzione, della repressione e della diffusa e capillare affermazione della cultura della legalità.
A dispetto delle statistiche giudiziarie piuttosto favorevoli, la corruzione è avvertita dai cittadini come fenomeno non solo presente, ma in continua crescita. Sino ad oggi le politiche di contrasto messe in atto dal legislatore italiano si sono centrate sulla repressione. È tempo però di pensare alla prevenzione: efficaci modelli di risk management, integrità, trasparenza, cultura della legalità e sistemi di tutela per chi denuncia sono solo alcuni degli interventi possibili.
Nell’esaminare le politiche di semplificazione procedimentale in atto, si intendono porre in risalto i pericoli insiti in un processo riformatore che, sul piano organizzativo, precarizza la dirigenza rendendola meno idonea ad assicurare imparzialità e capacità di comparare gli interessi coinvolti e che, sul piano funzionale, rende facoltativa l’adozione di un provvedimento espresso e motivato.