Martin Schulz

Martin Schulz

già presidente del Parlamento europeo dal 2012 al 2017, è presidente della Fondazione Friedrich Ebert.

Berlusconi e l’Europa

Silvio Berlusconi è stato indubbiamente un protagonista negli ultimi trent’anni della politica italiana. Tuttavia, l’enorme risalto dato dalla stampa di tutto il mondo alla notizia della sua morte, spesso con articoli tutt’altro che lusinghieri, ci ricorda che il Cavaliere ha fatto parlare di sé ben oltre i confini nazionali.
Dalla creazione di Forza Italia, nel 1994, l’ascesa di Berlusconi, del suo partito, del suo modo di fare politica e gli enormi conflitti di interesse che ne sono scaturiti, hanno impresso tracce profonde anche in Europa. Da un lato, il primo partito-azienda è entrato prestissimo a far parte della famiglia dei Popolari europei (PPE), contribuendo a determinarne una mutazione genetica ancora in corso. Dall’altro, la combinazione del magnate multimilionario, del tycoon della comunicazione e del partito accentrato nella figura del leader, sostanzialmente inedita fino agli anni Novanta, è stata terreno fertile per i populismi di destra, ben oltre l’Unione europea, ed è stata senza dubbio di ispirazione per altri, Donald Trump in primis.

Maggio: per l'Europa è tempo di cambiare

Mentre gli ucraini sulle barricate sognano l’Europa della democra­zia e dei diritti, gli svizzeri mettono in discussione uno dei principi cardine dell’integrazione, la libera circolazione delle persone. Questa contraddizione ci invita a riflettere sulle luci e le ombre del progetto europeo, sui molti traguardi raggiunti – fra i quali senza dubbio bisogna includere la moneta unica – e su un’eccessiva ossessione per freddi target e meccanismi intergovernativi, che antepongono la som­ma degli interessi nazionali alla ricerca del bene comune. Di fronte alla crisi di fiducia dei cittadini europei, che si manifesta anche nella diffusione di movimenti euroscettici, non è più possibile preservare lo status quo e continuare a ignorare il vacuum democratico che caratte­rizza le istituzioni europee.

Uniti per riaffermare il primato della politica sui mercati

La grave crisi economica che affligge l’Europa da ormai cinque anni rischia di degenerare in crisi di fiducia nei confronti dell’Unione. Le sfide da affrontare nell’immediato sono molte: differenziali dei tassi d’interesse, regolamentazione dei mercati finanziari, salvaguardia del modello sociale europeo, lotta alle diseguaglianze sociali. Soltanto mantenendo la coesione fra gli Stati membri si potrà ottenere qualche risultato. Spetta quindi a tutti i governi europei, Italia compresa, contenere a ogni costo le pericolose e potenzialmente drammatiche spinte centrifughe che si stanno manifestando.

Il nuovo ruolo dell'Italia in Europa

Le elezioni politiche italiane dello scorso aprile hanno una straordinaria importanza per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Tutti gli appuntamenti elettorali nell’Unione europea hanno cessato da tempo di essere un fatto esclusivamente nazionale. Le politiche europee influenzano la vita di milioni di cittadini, ed è evidente che esse possono cambiare secondo la composizione del Consiglio europeo e dei consigli dei ministri. Questa constatazione diventa macroscopica nel caso italiano. L’esperienza del governo Berlusconi è stata negativa per l’Italia ed è stata altrettanto nefasta per l’Europa, in tutti i campi: in politica estera, frenando l’azione comune europea a vantaggio di un appoggio incondizionato all’unilateralismo americano e alla “guerra preventiva” in Iraq; nei temi legati allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, ponendo il veto alla decisione quadro sulla lotta al razzismo e alla xenofobia, al mandato d’arresto europeo, o ancora adottando leggi in materia di immigrazione repressive e inefficaci; in economia, con la “finanza creativa” e il mancato rispetto delle regole comuni.