Luigi Spaventa

Luigi Spaventa

insegna Economia all’Università di Roma «Tor Vergata»

L'euro, lo shock asimmetrico e la clemenza dei mercati

L’Unione monetaria europea è la storia di un successo senza precedenti: politico nelle decisioni che ne furono all’origine, tecnico nella rapida ed efficiente realizzazione del progetto di sostituire una moneta unica a undici (e poi dodici) monete nazionali. Fu un successo particolare per l’Italia, che, con un inconsueto scatto di reni, riuscì all’ultimo momento a salire sul treno in partenza. Ma alle primavere radiose degli anni di decisione e di preparazione seguirono inverni di scontento: perfino, e forse ancor più, nel nostro paese. Nino Andreatta ne sarebbe rimasto costernato: con sarcasmo avrebbe liquidato l’analfabetismo di alcune argomentazioni; con convinzione avrebbe elencato i lucri emergenti e i danni cessanti offerti all’Italia dalla moneta unica. Mi chiedo tuttavia se, da studioso, si sarebbe fermato qua. Un economista che non cada nella trappola della polemica politica, un paio di questioni sulle conseguenze dell’euro se le deve porre: non certo per argomentare che per l’Italia fosse preferibile restar fuori, ma per comprendere piuttosto perché l’euro, lungi dall’essere una panacea, pone obblighi maggiori alla politica economica.